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Caso Miteni: ancora incognite «sui costi» della bonifica

Dopo il sopralluogo da parte delle autorità alla fabbrica, al centro di un maxi caso di inquinamento, l'assessore all'ecologia del piccolo comune della Valle dell'Agno fa un primo bilancio tra dubbi e certezze in materia di risanamento ambientale

Durante il sopralluogo di ieri 30 gennaio i rappresentanti «del comitato tecnico che vigila sulla fase di smantellamento degli impianti della fabbrica» ha affrontato in modo approfondito il tema dei rifiuti ascrivibili a questo specifico ambito. «Siamo di fronte ad una situazione complessa che la nostra amministrazione sta seguendo passo passo». A parlare in questi termini è Giampietro Ramina, assessore all'ambiente di Trissino, il piccolo centro dell'Ovest vicentino adagiato nella valle dell'Agno, in cui è ubicata la Miteni, ovvero la grande industria chimica al centro dell'affaire Pfas. Si tratta dello scandalo da contaminazione da derivati del fluoro, i Pfas appunto, per il quale la Miteni, oggi, fallita è a processo al tribunale di Vicenza con l'accusa, tra le altre, di disastro ambientale: una contaminazione che fra Vicentino, Veronese e Padovano, ha colpito buona parte del Veneto centrale. La questione è tutt'altro che rilevante anche perché da tempo diversi paesi nordeuropei, anche per il tramite della Ue, propongono di mettere al bando queste sostanze: o almeno una larga fetta della famiglia di queste sostanze.

Assessore Ramina che tipo di incontro è stato quello di ieri?
«Ieri nel sito della Miteni si è tenuto un incontro del comitato tecnico che si occupa di vigilare sul processo di dismissione degli impianti tecnici della Miteni che sono stati venduti alla indiana Viva life science e che saranno inviati nel subcontinente. Oltre al briefing c'è stato poi un sopralluogo vero e proprio, in loco ovviamente».

Oltre al Comune di Trissino chi fa parte di questo gruppo?
«Ci sono chiaramente gli enti pubblici coinvolti come la Regione Veneto, la provincia di Vicenza. Poi c'è l'Ulss, di prassi c'è l'agenzia regionale per la prevenzione ambientale, ossia l'Arpav. Poi c'è Eni rewind, il gruppo si occupa della caratterizzazione e della bonifica generale del sito per vero».

C'era qualcun altro?
«Sì, al sopralluogo, ma non al briefing, hanno partecipato i carabinieri ambientali del Noe di Treviso autorizzati dalla procura vicentina».

C'era anche il responsabile della procedura fallimentare, il dottor Domenico De Rosa?
«Sì, certo. E c'era anche Ici Italia 3 ossia la compagnia che ha rilevato dal fallimento il sito su cui insiste lo stabilimento».

Allora, come sono andate le cose?
«Diciamo che il Comune di Trissino, tra le altre, ha ribadito quella che è una sua richiesta molto precisa che riguarda il privato che si occupa dello smantellamento».

Sarebbe a dire?
«Chiediamo di sapere esattamente quanti e quali rifiuti siano da ascrivere allo disattivazione e allo smantellamento degli impianti, procedura che in gergo è nota come decommissioning. Poi al privato abbiamo chiesto di caratterizzare questo rifiuto ossia ne abbiamo chiesto la corretta identificazione. Di più abbiamo domandato anche come lo stesso privato intenda procedere con il successivo smaltimento. Quest'ultimo è pressoché completato. Ovviamente manca la parte relativa allo smaltimento degli scarti prodotti. Che dovrebbe durare sino a marzo».

Che esito ha avuto la vostra richiesta?
«Viva life science ci ha ampiamente assicurato che già da ora si è rende disponibile alla caratterizzazione, cioè alla identificazione degli inquinanti nonché alla relativa bonifica».

Rimane qualche incognita sul tema dei costi?
«Ovviamente sì. Nell'ambito della procedura fallimentare c'è un capitolo specifico per caratterizzazione e bonifica. Se si attingerà a quel capitolo occorrerà capire se le risorse previste dalla garanzia fideiussoria di specie siano sufficienti. Chiaramente gli enti pubblici, in primis il Comune di Trissino, possono impartire prescrizioni specifiche, anche parecchio stringenti. Che però il privato può vagliare sotto il profilo della fattibilità finanziaria. Di più, il privato qualora reputi non congrue le prescrizioni può fare ricorso alla magistratura amministrativa, al Tar per esempio».

Perché il tutto è in capo ad una procedura amministrativa?
«Sì ovviamente. Ogni decisione della pubblica amministrazione è impugnabile: perché così vuole la Costituzione».

Quindi?
«Nel prosieguo della procedura che riguarda il decommissioning bisognerà dirimere questo aspetto, a partire da quello che riguarda la fidejussione. Il bando realizzato dalla curatela per quanto riguarda la messa all'asta della Miteni quando fu oggetto di procedura fallimentare non era chiarissimo per quanto riguarda questi obblighi».

Se intervenisse lo Stato, dichiarando quello di Miteni un sito inquinato di interesse nazionale di tipo Sin, ci sarebbero più spiragli?
«Secondo me sì. Ci sarebbe un commissario ad hoc, ci sarebbero più risorse. Ma è da tre anni e mezzo che si sente parlare di questa eventualità e che a Roma non si decide alcunché. Non dimentichiamoci che i punti da definire sono parecchi anche per quanto riguarda gli aspetti più generali della caratterizzazione e della bonifica».

Quelli che hanno a che fare con il sito e il suolo contaminato da Pfas?
«Sì. Se si parla di costi basta fare un semplice esempio».

Quale?
«La barriera idraulica è quella batteria di pozzi che emunge l'acqua inquinata dal sottosuolo e la filtra. Ecco, quei pozzi hanno un costo in termini energetici. Quanto il caro bolletta influisce sulle previsioni messe nero su bianco prima della esplosione dell'aumento dei prezzi delle materie prime e della stessa energia?».

Ci sono altre novità all'orizzonte?
«Durante la fase di decommissioning sono state trovate alcune vasche di raccolta a servizio di alcuni locali dello stabilimento. Sembra che la corte d'assise davanti alla quale si sta svolgendo il processo a Vicenza sia interessata ad un sopralluogo per fine febbraio. Anche in questo caso si tratta di capire per bene che cosa ci sia lì dentro e come vada smaltito. In questo senso se ne sta occupando l'Arpav».

Assessore, alla fin fine le è capitata una bella patata bollente? Oppure no?
«Veda lei. Mi perdoni l'ironia, ma se qualcuno ambisce al mio posto io sono a disposizione».

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