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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Il Tav ferma al teatro civico tra polemiche e malumori

L'incontro voluto dalla giunta comunale berica per presentare alla popolazione l'alta velocità non convince residenti e attivisti rispetto ad un progetto che è invece ben visto dal Gruppo Fs e dalle categorie economiche

Oltre quattrocento persone ieri 28 settembre al teatro civico di Vicenza hanno preso parte all'incontro promosso dall'amministrazione comunale durante il quale si è fatto il punto della situazione rispetto al progetto dell'attraversamento di Vicenza da parte della linea ferroviaria ad alta capacità nota come Tac-Tav. All'incontro, moderato dal giornalista Antonio Di Lorenzo, era presente il sindaco Francesco Rucco, a capo di una coalizione di centrodestra. Con lui c'erano gli ingegneri di Rete ferroviaria italia (Rfi) ossia il soggetto riconducibile al Gruppo Fs che è il committente di tutti i progetti Tav-Tac nonché gli ingegneri del consorzio Iricav 2 (da facto in mano al gruppo WeBuild-Salini e alla giapponese Hitachi). Il quale altro non è che il soggetto incaricato di realizzare le opere ferroviarie e quelle accessorie lungo la tratta Verona Vicenza Padova.

LA PROLUSIONE
Durante la loro prolusione gli ingegneri (per Rfi Luigi de Amicis; per Iricav 2: Paolo Carmona, Massimo Gili, Federico Momoni, Carlo Santoponte) hanno spiegato come il cosiddetto passaggio del Tav a Vicenza sia caratterizzato da un quadruplicamento dei binari: un progetto che non solo aumenterà la potenzialità della linea stessa ma che apporterà una serie «di migliorie importanti» al tessuto urbano in relazione alle interconnessioni con la linea ferroviaria. Ancora, gli ingegneri di Rfi ed Iricav 2, ritengono che il progetto definitivo approvato, pur aumentando in misura minima il numero degli espropri, a San Lazzaro infatti dovranno essere abbattuti «otto condomini», comunque è ben integrato con le esigenze della città anche in ragione «delle efficaci mitigazioni sostanziali» che il progetto stesso prevede in termini di abbattimento del rumore e delle polveri. Il rispetto dei limiti per questi ultimi, fanno sapere i relatori, sarà affidato alla Regione Veneto ossia a Arpav.

IL PUNTO DI VISTA DI RUCCO
Rucco, che quando era all'opposizione nel 2014 non votò a favore di un progetto (all'epoca era il preliminare) fortissimamente voluto dal sindaco di allora, il democratico Achille Variati, ha spiegato in questi termini il ripensamento della sua maggioranza. «Noi avevamo in mente un altro progetto. Per senso di responsabilità e per non perdere i finanziamenti per l'alta capacità abbiamo deciso di rivedere la nostra posizione fermo restando che ci batteremo per le mitigazioni necessarie» nei quartieri più colpiti, come quello di San Lazzaro e soprattutto quello dei Ferrovieri. Dove i residenti, col supporto della rete ambientalista e col supporto del Centro sociale bocciodromo, da settimane hanno cominciato ad alzare la voce.

LA SFERZATA DI CICERO
Ieri queste persone prima, dopo e durante l'incontro, hanno fatto sentire vibratamente il proprio dissenso ribadendo la propria contrarietà. Anche l'ex consigliere di area civica Claudio Cicero, per vero da sempre favorevolissimo al Tav ma a patto che il progetto segua «dettami più razionali e più in linea coi bisogni della città», durante il dibattito ha più volte preso di mira Rucco sfidandolo a spiegare ai cittadini quale fosse «il suo progetto o quello della sua giunta».

IL J'ACCUSE DI ASPROSO
Ieri tra coloro che hanno preso parte all'incontro c'era anche l'ex consigliere comunale verde Ciro Asproso. Che tra i pochi nel panorama del centro-sinistra è sempre stato un fiero avversario dell'alta velocità, almeno nell asua formulazione attuale. Asproso però, più che concentrarsi sulla querelle partitica ha preso di mira direttamente Rfi e de facto la cabina di regia che tra politica, ambienti economici alto di gamma e piani alti del mondo delle libere professioni, tra 2012 e 2014 ha spinto per dare impulso al progetto Tav-Tac tra Verona, Vicenza e Padova. Asproso ieri sulla sua pagina Facebook ha distillato un vero e proprio vademecum delle contraddizioni intrinseche al progetto addebitando ai relatori anche la mancanza di coraggio per non aver voluto rispondere ad alcune domande chiave che lo stesso Asproso ha enucleato una dopo l'altra.

UN «SIMULACRO DI PARTECIPAZIONE»
«Al teatro civico - scrive Asproso - abbiamo avuto a che fare con un simulacro di assemblea pubblica per la presentazione del secondo lotto di attraversamento della Tav in  terra vicentina. Se parlo di simulacro è perché, purtroppo, siamo ben distanti dal concetto di partecipazione democratica. In più di quattro anni di governo della città, questa è la prima e unica riunione aperta ai cittadini indetta dal sindaco Rucco per parlare di Tav. Il progetto è blindato e non si potrà migliorare in alcun modo. La partecipazione non è libera, ma era necessario iscriversi entro il 26 settembre. Lorsignori hanno stabilito che le domande andavano poste, per iscritto, entro il 22 di questo mese, ben cinque giorni prima dell'evento. A questo punto - rimarca Asproso - ognuno è libero di giudicare da sé quanto sia genuina la richiesta di partecipazione che viene rivolta ai vicentini su un tema così importante e definitivo».

«CENTO EDIFICI ABBATTUTI»
Poi un'altra bordata polemica: «Di seguito... si riportano le domande a cui non intendono dare risposta... parliamo di ventidue aree di cantiere, cento edifici abbattuti, i costi dell'opera più che raddoppiati, ma contro ogni evidenza Rfi dichiara che non vi sono sostanziali difformità tra progetto preliminare e definitivo. Per quale ragione il Comune non ha ancora preteso il rispetto dell'articolo 185 comma 5 del Codice dei contratti pubblici il quale impone che l'aggiornamento dello studio di impatto ambientale e la nuova pubblicazione dello stesso, anche ai fini dell'eventuale invio di osservazioni da parte dei soggetti pubblici e privati interessati».

EFFICIENZA NELL'UTILIZZO DEI BINARI ESISTENTI
E ancora: «Rfi ha aggiudicato per un importo di 2,7 miliardi di euro, la gara d'appalto multi-tecnologica per la progettazione e la realizzazione su tutto il territorio nazionale dell'Ermts» il sistema digitale per aumentare la frequenza dei treni sui binari esistenti. «Ora - si domanda Asproso - nella impossibilità di superare con quattro binari la strettoia di Porta Monte... si farà ricorso unicamente ad una sorta di Ertms. Si chiede: perché non si è pensato di estendere questo sistema alla intera tratta di attraversamento di Vicenza?». Rispetto a questo tema gli ingegneri di Rfi hanno spiegato per vero come tale tecnologia si possa applicare solo a ridosso di grandi nodi e su tratte ristrette. tuttavia i comitati accorsi al civico hanno bollato la risposta come «illogica e non sostanziata».

STAZIONE BIS IN FIERA
Per quanto riguarda la fermata alla prevista in zona Fiera «perché - si chiede Asproso - quella che doveva essere nulla più che un punto di sosta, con una semplice pensilina e due panchine, si è trasformata in una inutile stazione che oltre ai costi e all'ingombro eccessivo comporterà seri problemi di gestione, cura e sicurezza?»

RICARICHE VELOCI E IL NODO LAM
Tuttavia il cahier de doleance di Asproso sembra non finire mai. Rispetto alla realizzazione dei punti di ricarica ad elevata innovazione previsti per il bus elettrico speciale che dovrebbe fungere da nuovo vettore per il trasporto pubblico complementare all'arrivo del Tav a Vicenza (in gergo Lam) Asproso vede le fermate tecnologiche come fomite di sprechi ed identifica nel sistema di ricarica rapida leggera «impiegato a Milano» una soluzione ben «meno impattante sul tessuto urbano» a parità di efficienza per quanto riguarda l'autonomia delle vetture: visto che il sistema di ricarica rapida usato nel capoluogo lombardo permette un'autonomia dei bus di duecento kilometri a fronte di ricariche di cinque minuti.

QUESTIONE DI FONDO
Il problema di fondo sollevato ieri dai comitati è quindi presto detto. Come mai lo Stato decide di spendere 1,7 miliardi per il passaggio del Tav a Vicenza, sempre se i costi non lievitano con la crisi quando si dovrà presentare i progetto esecutivo, quando il progetto si ferma poco dopo la stazione di Vicenza e nulla invece è stato messo nero su bianco per quanto riguarda l'attraversamento della zona Est di Vicenza? Per i comitati in realtà il budget previsto per l'alta capacità a Vicenza ha poco a che fare con la ferrovia e molto a che fare con due altri ambiti. Uno, quello delle trasformazioni del suolo urbano. Due, quello dei lavori per le opere complementari che finiranno a qualche impresa più o meno illustre: «Maltauro, Carron, Giardini e Schiavo» erano i pronostici ricorrenti tra gli spalti di un uditorio che ha lasciato il civico «con l'amaro in bocca per una politica che da destra a sinistra, tranne alcune eccezioni, non è in grado di contenere le mire dei poteri costituiti che usano il budget per il Tav come una sorta di Money trasnfer». L'accusa più dura rivolta ai relatori però è quella di non avere sostanziato in modo consono quali siano i vantaggi, sul piano del rapporto costi-benefici in termini ambientali, sociale ed economici.

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