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«Il groviglio oscuro» tra Ovest vicentino e Est veronese

Tav, Pfas, autostrada Brescia Padova e Spv finiscono nel mirino degli ecologisti che denunciano la situazione critica del comprensorio. E la consulente ambientale Lecis attacca: «Cemento o calcestruzzo finito sui campi in zona Poscole vicino ai cantieri della Pedemontana»

Tav, Superstrada pedemontana veneta, autostrada Brescia Padova e Pfas sono tre dossier interconnessi «che assillano l'Ovest vicentino e in parte l'Est veronese». È questo il quadro emerso ieri 3 marzo alla Corte delle filande a Montecchio Maggiore, dove il «Gruppo NoTav Montecchio» e il collettivo Pfas.Land hanno dato vita ad un incontro pubblico dedicato i temi delle grandi opere, dell'inquinamento e del degrado ambientale sono stati passati ai raggi X.

PARLA PERUFFO
«La situazione dei nostri territori è preoccupante soprattutto se la si confronta con quello che è successo negli ultimi decenni» ha detto Alberto Peruffo, firma di spicco della redazione del portale ecologista Pfas.land, e moderatore della serata. Peruffo nel suo intervento ha usato come metro di paragone una pubblicazione degli anni '90 in cui si descriveva «il pregio dell'area naturalistica Poscole» ubicata a scavalco tra i comuni di Castelgomberto e Cornedo. Un «comprensorio» che secondo l'Arpav potrebbe essere stato contaminato dai temutissimi derivati del fluoro, i Pfas, impiegati come acceleranti di presa «o nei cementi o nei calcestruzzi» adoperati proprio nei cantieri della Superstrada pedemontana veneta, nota come Spv. Il caso, svelato da Vicenzatoday.it era deflagrato lo scorso anno e aveva fatto discutere parecchio sia la politica locale che quella regionale.

LASTRE DI CEMENTO O CALCESTRUZZO SUI CAMPI
Tuttavia la polemica potrebbe esplodere nuovamente. Ieri infatti la dottoressa Marina Lecis, ossia il consulente ambientale dei comitati che tra Valle dell'Agno e Malo contestano i disagi attribuiti ai cantieri della Spv, ha parlato di «ennesima situazione incresciosa» verificatasi a ridosso dei cantieri Spv. Lecis fa sapere infatti di avere documentato «approssimativamente sopra il tracciato» della galleria artificiale della Spv in zona Poscole «una preoccupante presenza di cemento o di calcestruzzo in forma di lastroni sul piano campagna: fenomeno dovuto forse ad affioramento o sversamento». Si tratterebbe di «cemento o calcestruzzo finito sui campi appunto in zona Poscole non si sa bene come». Il timore degli abitanti della zona, oltre alla presenza di altro Pfas usato nel materiale da costruzione, è che quella situazione possa essere un effetto «tanto indesiderato quanto dannoso per l'ambiente e per i campi», attribuibile ad un uso eccessivo di conglomerato nel tunnel artificiale della Spv che in quella porzione della campagna vicentina attraversa appunto i comuni di Castelgomberto e Cornedo per poi congiungersi al tunnel vero e proprio in via di completamento che dovrebbe connettere la Valle dell'Agno al comprensorio di Malo-Schio. Sempre quel tratto di campagna in passato era stato oggetto del cosiddetto affaire voragine, che avev scatenato polemiche a non finire.

ESPOSTI ALLA COMMISSIONE EUROPEA E IN PROCURA
Per vero le polemiche sullo stato di salute della zona Poscole, un sito ad alta valenza naturalistica tutelato dalla Ue, non sono nuove. L'associazione Isde - medici per l'ambiente aveva infatti incaricato l'avvocato Giorgio Destro del foro di Padova di procedere per le vie legali. Quest'ultimo, ieri era presente, ha spiegato alle persone il dettaglio della azione legale. Che si è concretizzata con un Esposto alla commissione europea e un esposto alla procura di Vicenza: gli illeciti ipotizzati sono principalmente di natura ambientale. Non è da escludere, vista la preoccupazione di Destro e della sua consulente Lecis, che l'avvocato torni a rivolgersi «alle autorità competenti».

LE PREOCCUPAZIONI DI BARBAN
Tra i relatori ieri c'era anche Leonardo Barban, referente del gruppo «NoTav Montecchio» il quale ha fatto il punto della situazione del progetto dell'alta capacità ferroviaria, noto come Tav, lungo l'asse Verona, Vicenza, Padova. «Noi stiamo in maniera tutt'altro che tranquilla i mesi e gli anni a venire» perché l'attraversamento Tav, in primis Montecchio e a Vicenza, sarà foriero «di un impatto ecologico» difficilmente calcolabile soprattutto in ragione del peso ambientale dei progetti, davvero invasivi, che intersecheranno «il percorso del Tav per non parlare dello stesso Tav». Il pensiero dell'attivista non a caso è stato affidato ad un lungo commento pubblicato proprio sul portale ecologista Pfas.land. Per di più le opere preliminari o complementari (definite da alcuni uditori in sala un «groviglio oscuro assieme alle grandi opere») alla realizzazione della tratta ferroviaria, principalmente «le colossali palificazioni pensate per stabilizzare il terreno» potrebbero mettere in connessione «la falda superficiale» contaminata dai Pfas prodotti dalla trissinese Miteni e quella più profonda. Questo il timore espresso ieri in sala da Vasco Carradore.

I J'ACCUSE DI CARRADORE E ZAMPIERI
Già presidente della commissione territorio del comune di San Bonifacio nel Veronese, Carradore spiega di avere a più riprese palesato i suoi timori agli enti preposti, «Ministero dell'ambiente in prims e giù fino alla Regione veneto e ai comuniinteressati al passaggio». Tuttavia, denuncia l'ex consigliere comunale, «dagli enti non è giunta alcuna risposta se non con la eccezione sola del Comune di Lonigo». Carradore in passato aveva già parlato di questo «rischio Pfas» riferibile ad alcuni comuni, sia veronesi sia vicentini, interessati alla grande opera. Vicenzatoday.it aveva approfondito l'argomento con un servizio pubblicato nell'agosto del 2020. Tra i relatori ieri c'era anche il professor Dario Zampieri, geologo dell'Università di Padova. Quest'ultimo, tra le tante criticità legate alle grandi opere ha spiegato come la produzione dei cementifici in tutto il mondo «costituisca un importante fattore di generazione di anidride carbonica», che poi è il componente chimico principalmente responsabile «di un aumento dell'effetto serra su scala globale» che sta già mettendo a rischio il sostentamento «della specie umana sul pianeta».

L'INCHIESTA DELL'ANTIMAFIA MILANESE
Ad ogni modo sul versante ferroviario ci sono altri timori. Venerdì 11 febbraio i media (Veronasera.it ha dedicato all'argomento un breve approfondimento) avevano dato ampio risalto ad una operazione della Procura antimafia di Milano relativamente ad una indagine per presunte malversazioni nel mondo delle commesse riferibili ai canteri di Rfi ossia del Gruppo Fs. La notizia peraltro, tra tv e quotidiani, aveva fatto il giro della stampa nazionale.

I CANTIERI DI MONTEBELLO
Se si compulsano le carte nelle mani dei magistrati emerge che uno degli uomini chiave dell'inchiesta è l'imprenditore Federico Giudici, titolare della omonima ditta con sede legale a Berzo inferiore nel Bresciano. Se si legge l'ordinanza del Tribunale di Milano che dispone alcune misure cautelari nei confronti degli indagati si legge anche che alla ditta di Giudici viene contestata «l'evasione delle imposte sui redditi o sul valore aggiunto» dal momento che quella ditta assieme ad altre finite nel mirino degli inquirenti «emettevano e o istigavano ad emettere, comunque rilasciavano» alcune «fatture... per operazioni oggettivamente-giuridicamente inesistenti». Tra queste operazioni a pagina 201 della medesima ordinanza ne viene menzionata una relativa ad un cantiere in provincia di Vicenza relativa alla «Fattura numero 13 del 21 marzo 2016 emessa nei confronti di G.F. di Giudici Federico» nella quale viene indicata la dicitura «noleggio mezzi nel mese di febbraio 2016 presso i Vs cantieri di Montebello Vicentino» per un importo totale «di euro 3.036,00+iva». Nella descrizione della operazione, si legge, «vengono indicati genericamente i mezzi noleggiati senza specifici riferimenti all'identificazione dei mezzi stessi e nessun riferimento contrattuale per la determinazione del prezzo». Chi scrive ha interpellato la ditta sia per avere un commento sulla vicenda sia per sapere se il cantiere oggetto delle attenzioni dei magistrati sia il cantiere Rfi-Tav che si trova a ridosso della stazione di Montebello. Dalla società però, almeno per il momento, non è giunta alcuna risposta.

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