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Green Pass e terza dose: c'è il rischio blocco

La riduzione della durata scatterà solo dal 1º febbraio per consentire agli italiani a cui sta per scadere il certificato verde di fare la terza dose: ma c'è il rischio ingorgo negli hub. Per più di 15 milioni di italiani ci sono 38 giorni di tempo per la nuova somministrazione

Il Green pass durerà non più nove, ma sei mesi. La riduzione della durata scatterà solo dal 1 febbraio per consentire agli italiani a cui sta per scadere il certificato verde di fare la terza dose che ora, dopo una circolare in arrivo del ministero della Salute, si potrà fare anche dopo 4 mesi (non più 5). Piccolo problema: conti alla mano, per più di 15 milioni di italiani ora ci sono 38 giorni di tempo per fare la terza dose e salvare il proprio Green pass. A seconda della regione in cui si vive, chi prova a prenotare la terza dose riceve appuntamento dopo settimane. Se in tanti si troveranno con il Green pass scaduto da un giorno all'altro, o con un preavviso minimo, i centri vaccinali non riuscirebbero forse a reggere il ritmo.

E' probabile che molti, durante i giorni di festa, faranno bene i conti. Oltre ai tanti già prenotati in attesa, già intorno a Capodanno la corsa alla terza dose rischia di mettere in difficoltà la macchina guidata dal generale Francesco Figliuolo. In un giorno feriale l'Italia tiene ultimamente una media di 470mila terze dosi, nei festivi calano sotto le 300mila. Ora inizia il periodo dell'anno con più giorni festivi e il rischio di rallentare "è quasi una certezza", nota la Stampa. Ma il punto vero è che se anche mantenessimo il ritmo dell'ultima settimana, con 3 milioni e 180mila terze dosi effettuate, nelle cinque settimane a disposizione non riusciremmo a offrire il booster a tutti i vaccinati con il pass in scadenza. Deve andare di corsa a fare il Green pass anche chi ha avuto la seconda dose durante il mese di agosto: nelle prime settimane del 2022, matureranno il requisito altri 5 milioni e 400mila di vaccinati lo scorso settembre.

La data di partenza della nuova modalità di somministrare della terza dose sarà decisa quindi dal Commissario Figliuolo in accordo con le regioni. Il ministro Speranza su questo fa un passo indietro. I conti vanno fatti per bene. Da qui al 1 febbraio sono 24 milioni gli italiani che potrebbero in teoria ricevere una dose. Le regioni per la terza dose al momento garantiscono efficienze diverse: ci sono segnali di rallentamenti, come nuove prenotazioni riprogrammate più avanti, penotazioni in tilt. C'è anche la "caccia a Pfizer": vista la carenza di dosi di Pfizer, a molti viene proposta la terza dose con Moderna (alcune regioni in fase di prenotazione specificano che vaccino sarà usato, altre no). C'è chi rifiuta dunque Moderna, e riprogramma più avanti,  per essere certo di ottenere il vaccino usato nelle prime due dosi. A gennaio non converrà tentare mosse del genere, perché i tempi rischiano di allungarsi.

Il 78 per cento della popolazione totale è stato completamente vaccinato e il 3 per cento è in attesa di seconda dose. Ha ricevuto una dose aggiuntiva il 28 per cento della popolazione nazionale.

Fonte: Today.it

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