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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Giù le mani dalla scuola, la protesta corre in rete: genitori lanciano una petizione

“Non è pensabile avere i comparti produttivi e i luoghi del commercio e dello shopping aperti, e le scuole chiuse", spiegano i promotori dell'iniziativa

“Come genitori, studenti e studentesse, insegnanti, educatori ed educatrici vogliamo intervenire in merito alla chiusura delle scuole in Veneto in base ai contagi, come stabilito dall’ultimo Dpcm”, esordisce così il testo della petizione online lanciata su Change.org da Stefania Argenti e rivolta al Governatore Luca Zaia che in sole 48 ore, la petizione ha già raccolto oltre 15mila firme.

LA PETIZIONE

“I dati forniti sui contagi nelle scuole di Azienda Zero, che descrivono l'incidenza di nuovi positivi tra gli alunni delle varie categorie di scuole,  ci pare affermino che al 7 gennaio-4 marzo in Veneto si sono verificati solo circa 2000 casi, circostanza che dimostra che la percentuale di contagiati negli alunni è inferiore a quella riscontrata nella popolazione in generale. Al 4 marzo infatti risultava positivo circa lo 0,16% della popolazione studentesca, pari a circa il 3,5% del totale dei positivi alla stessa data”, si legge nel testo dell’appello pubblicato online.

Inoltre, aggiungono gli autori della campagna, “nella grande maggioranza dei casi si trova un solo alunno per classe positivo, circostanza che dimostrerebbe che i ragazzi non si infettano a scuola, ma in altri ambiti, e che i protocolli sul distanziamento sono efficaci, come anche dichiarato dall’assessore regionale all’Istruzione Donazzan la quale sottolinea come il contagio avvenga al di fuori degli istituti e come gli stessi siano luoghi sicuri”.

Infine, precisano, “il grafico poi che descrive l’andamento dei contagi nelle scuole dal 21 settembre al 14 febbraio presenta curve con andamento sostanzialmente analogo per tutte le fasce di età di studenti in età scolare, dimostrando chiaramente l’irrilevanza della chiusura delle superiori”.

Alla luce di tutto ciò, promotori e firmatari della petizione esprimono “preoccupazione per la situazione sociale e psicologica che i/le giovani cittadini/e si trovano costretti a vivere”, nonché per la “perdita di ulteriore tempo scuola” e per le “difficoltà in cui si troveranno le famiglie con figli e figlie a casa”.

“La Dad non è scuola”, concludono. “Non è pensabile avere i comparti produttivi e i luoghi del commercio e dello shopping aperti, e le scuole chiuse. Anche in questo l’assessore Elena Donazzan è stata chiara: la scuola deve essere l’ultima a chiudere. E questo non può essere semplicemente uno slogan: il Dpcm autorizza, non obbliga, la chiusura dei luoghi dell’istruzione sopra un certo numero di contagi. La scuola è un’attività essenziale e si chiude per ultima.”

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