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Piccole attività? «Zaia più attento a noi veneti rispetto al governo»

A ventiquattro ore dall'inizio della cosiddetta «fase due» i negozianti tracciano un primo bilancio della serrata e sperano in un rilancio delle attività economiche. Parla un parrucchiere dell'Ovest vicentino il quale spiega come l'amministrazione regionale sia stata più sensibile ai problemi dei piccoli esercizi

La giornata di ieri 18 maggio per Vicenza e provincia è stata una sorta di prova del fuoco: una serrata durata quasi due mesi per le attività al dettaglio come bar, ristoranti ed attività del settore benessere ha messo alla prova sia gli esercizi sia gli esercenti. In provincia di Vicenza le norme restrittive emanate dal governo per contenere l'emergenza da Covid-19 sono state vista «come un male necessario». Le critiche però sono fioccate senza sosta soprattutto perché da palazzo Chigi ci si aspettava un approccio «che fosse in grado di distinguere tra zone più colpite e zone meno interessate all'emergenza». Adesso però le saracinesche si sono risollevate: ed è scattata infatti la cosiddetta fase due. Frattanto la partita del periodo di crisi si gioca, da adesso in poi eminentemente sul piano economico, a meno di una recrudescenza del virus. Sullo sfondo ci sono ci sono gli aiuti che il mondo del lavoro e quello delle imprese chiedono allo Stato: lo stesso vale per la disponibilità di alcuni capitoli straordinari come la cassa integrazione. Si tratta di aspetti che da giorni stanno diviendo l'opinione pubblica. Secondo il parrucchiere montecchiano Marco Zanovello, per esempio, il governo è stato meno attento alla voce dei piccoli commercianti di quanto invece abbia fatto la giunta regionale del Veneto capitanata dal leghista «Luca Zaia». 

GUARDA L'INTEVISTA A MARCO ZANOVELLO E RUGGERO CORÀ

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