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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Covid e test rapidi? «Pronto un esposto alla magistratura»

Dopo le polemiche su screening e tracciamento nonché dopo le rivelazioni de L'Espresso il sindacato Cub interpellerà le autorità con una segnalazione. Nel frattempo piovono le critiche sui vertici della Regione veneto in materia di lotta al coronavirus

Le procedure con cui la Regione Veneto ha dato il via all'utilizzo dei test rapidi per il Covid-19 saranno oggetto «di un esposto alla magistratura». Lo ha annunciato ieri 10 gennaio Maria Teresa Turetta, segretario regionale del sindacato Cub con una nota al vetriolo pubblicata sulla scorta delle polemiche seguite alle rivelazioni de l'Espresso sulla politica sanitaria di palazzo Balbi. Quest'ultima peraltro è finita anche nel mirino della coalizione civico-politica «Il Veneto che vogliamo» la quale oggi in tarda mattinata ha lanciato accuse molto circostanziate in merito alla gestione delle case di riposo al tempo del coronavirus.

IL PROLOGO
E così la politica veneta è andata in fibrillazione quando ieri 10 gennaio l'Espresso ha pubblicato un approfondimento (una cui amplissima anteprima era circolata in laguna almeno il giorno prima) in cui si parla di alcune manovre che sarebbero state messe in atto per screditare il direttore della infettivologia presso la clinica universitaria dell'ospedale di Padova (si tratta del professore Andrea Crisanti) il quale da tempo è un sostenitore dei tamponi cosiddetti tradizionali per combattere e tracciare la diffusione del contagio da coronavirus. Metodica che sempre secondo lo scienziato romano va affiancata ad un tracciamento «serratissimo» dei casi riscontrati unito ad un tracciamento altrettanto rigoroso dei possibili contatti. Le manovre di corridoio per screditare l'infettivologo sarebbero in qualche modo state ordite ai piani alti di palazzo Balbi tanto che il settimanale capitolino nell'inchiesta firmata da Paolo Biondani ed Andrea Tornago titola così: «Le pressioni sui primari fatte dalla Regione Veneto per screditare... Crisanti... La lettera contro il professore pubblicata sulla stampa locale è stata una manovra dei vertici regionali, con i medici di Padova presi per il collo dalle alte sfere... Un'inchiesta dell'Espresso svela i retroscena politici della gestione della pandemia nelle zone più colpite, da Milano a Venezia».

A stretto giro però era arrivata la replica del direttore generale della sanità veneta, il padovano Luciano Flor, il quale aveva bollato come inconsistenti le rivelazioni de l'Espresso. Flor per vero nella sua replica messa per iscritto già il 9 gennaio paventa anche possibili azioni legali a tutela dell'ente pubblico: tuttavia la sua presa di posizione si concentra solo sulle dinamiche interne all'azienda ospedaliera e non menziona in alcun modo eventuali pressioni di natura politica. Più in generale la querelle ruota attorno allo stesso quesito. I test rapidi sono davvero utili nella lotta al coronavirus o sono poco più che un succedaneo come, alla grossa, sostiene da tempo Crisanti? E il cosiddetto riconoscimento che questi ultimi test avrebbero ottenuto dal ministero della salute (come dalle colonne di Vicenzatoday.it racconta il coordinatore delle microbiologia degli ospedali veneti Roberto Rigoli) è davvero tale?

IL J'ACCUSE
Ed è su questo tema che ieri è intervenuta la vicentina Maria Teresa Turetta. Quest'ultima che da qualche tempo è segretaria regionale del sindacato autonomo Cub Veneto e che non è certo nuova alle critiche verso i vertici della Regione, recentissimamente aveva detto la sua pure sulla vicenda dello screening che dovrebbe interessare i dipendenti del Comune di Vicenza.

Ad ogni modo nell'ultimo dispaccio della Cub Turetta spara a palle incatenate contro palazzo Balbi. «Accogliamo con un certo stupore - si legge nella nota diramata ieri - il giubilo nei titoli di alcuni media veneti che... riportano le dichiarazioni del coordinatore delle microbiologie delle Ulss venete... dottor... Rigoli... nell'ambito del contrasto alla diffusione della pandemia da Sars-Cov-2. La cosiddetta circolare richiamata sui giornali - si legge ancora - circolare che secondo certuni media autorizzerebbe l'uso dei cosiddetti tamponi rapidi in alcune circostanze, in realtà non autorizza un bel niente perché quel documento ministeriale che noi abbiamo letto... altro non è che un parere che per giunta contiene parecchie raccomandazioni in senso molto prudenziale».

LA PROSPETTIVA DI UNA QUERELLE GIUDIZIARIA
Appresso c'è un altro passaggio in cui Turetta incalza palazzo Balbi: «Adesso vogliamo capire quale sia l'iter autorizzativo che ha portato la Regione Veneto a blandire i cosiddetti test rapidi. Vogliamo capire quali siano le somme in ballo per le commesse. E vogliamo capire se tale condotta abbia o meno nuociuto ai lavoratori della sanità e più in generale se abbia nuociuto ai veneti. Per questo stiamo predisponendo un esposto che alle brevi indirizzeremo a chi di dovere. In ultimo, suona davvero sospetta la tempistica per cui la tanto osannata circolare del Ministero della sanità sia spuntata sui media veneti, guarda caso, qualche ora dopo che l'Espresso aveva letteralmente sbertucciato palazzo Balbi per la gestione della seconda ondata pandemica». Parole dure rispetto alle quali Turetta ai taccuini di Vicenzatoday.it puntualizza che l'esposto al quale il sindacato sta lavorando «è quasi pronto» e che questo sarà indirizzato in primis «alla magistratura».

LE BORDATE DI CUNEGATO E TROLESE
E proprio la gestione della ondata pandemica è stata l'oggetto di un lungo intervento del raggruppamento civico politico di centrosinistra «Il Veneto che vogliamo» che stamani è intervenuto sull'argomento con due esponenti di spicco del raggruppamento ossia lo scledense Carlo Cunegato e la veneziana Vania Trolese i quali puntano l'indice contro il presidente della giunta regionale veneta ossia il leghista Luca Zaia.

«Dalla giunta regionale del Veneto - attaccano i due in un dispaccio diffuso stamani - non ci aspettiamo grande empatia per le case di riposo e le scelte degli ultimi venti anni hanno reso la vita impossibile a queste strutture, agli anziani e i loro familiari, a chi ci deve lavorare e anche a chi deve fare quadrare i conti. Di cosa stiamo parlando? Di quello a cui nessuno pensa fino a che non ha genitori, nonni o persone care che devono essere prese in carico dal nostro si sistema socio-sanitario».

Secondo i due «il Covid ci ha dato un brusco risveglio, grazie ai titoli dei giornali che all'improvviso ci parlavano delle case di riposo e delle tragedie che stavano avvenendo al loro interno. È esplosa una bomba che però era già stata annunciata dai sindacati e solo da una parte politica. L'altra parte, quella leghista-zaiana, invece, ha continuato a vivere delle grazie di una stampa favorevole che ha dato ampio spazio agli sproloqui di un presidente che non sa mai nulla, anche di fronte a dati certi». La chiusa dei due è senza appello in cui si descrive uno scenario in cui le ombre sovrastano le luci: «C'è un'evidente carenza di personale, attualmente dovuta ai molti contagi tra il personale, oltre che agli ospiti. Ma questa carenza non è una novità per le nostre case di riposo, perché oltre lavorare con standard assistenziali vecchi di oltre venti anni, è stato sbagliato tutto anche nella formazione del personale sanitario determinando così una mancanza di figure necessarie per coprire il fabbisogno».

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