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Venerdì, 19 Aprile 2024
Attualità Bassano del Grappa

Entropy for Life, come parlare di biologia ed evoluzione su YouTube

Intervista al divulgatore scientifico bassanese che conta più di 162 mila seguaci su YouTube

Biologia, genetica ed evoluzione online. Giacomo Mauretto, 27enne di Bassano del Grappa, è ormai a tutti gli effetti una star di YouTube. Il suo canale, Entropy for Life, conta infatti più di 162 mila iscritti. «È un progetto che ho avviato nell’ottobre del 2018. L’idea era semplice, parlare di biologia ed evoluzione su YouTube». È questa la descrizione del canale, che riassume in maniera sintetica l’ambizioso obiettivo del 27enne bassanese. A quanto pare dai numeri, sembra proprio aver fatto centro.

Giacomo Mauretto ed Entropy for Life. Parliamo della stessa cosa?

Al momento potremmo dire di sì. Ormai sono passati quattro anni da quanto ho iniziato l’attività online, creando contenuti di divulgazione scientifica. Ora mi occupo di quello, a tempo pieno. Sono attivo su YouTube, Instagram e TikTok.

Dove nasce questa passione?

Sostanzialmente dagli studi che ho fatto. Ho studiato biologia evoluzionistica a Padova, frequentando contemporaneamente la Scuola Galileiana. Quand’ero all’università passavo le serate a raccontare ai miei amici le varie cose che avevo imparato, cercando di mettere bene in ordine idee e concetti. Mi sono chiesto perché non farlo anche online, montando dei video.

Quello del divulgatore online è un lavoro che dieci anni fa nemmeno esisteva. Come funziona?

In realtà non è molto diverso dal funzionamento di un giornale. Ho un piano editoriale, e pubblico una serie di contenuti video, con una certa cadenza. Le mie entrate principali sono di tipo pubblicitario: ogni video è legato a una pubblicità, dalla quale prendo una piccola fetta. I proventi provengono dalla sommatoria di tutte le polveri di centesimo. In realtà ho cercato comunque di diversificare il lavoro, ad esempio attraverso le conferenze che tengo in giro.

La divulgazione scientifica è un tema di nicchia sui social?

Non per forza. Ci sono canali molto più grandi del mio, come quello di Dario Bressanini, che conta mezzo milione di seguaci. Certo, non sono numeri paragonabili, ad esempio, a quelli dei canali che si occupano di calcio.

Recentemente hai parlato del Jova Beach Party, nello specifico di come la critica di questo evento ha portato a percepirlo, nell’opinione pubblica, come deleterio per l’ambiente.

Quello del Jova Beach Party è stato un fenomeno molto particolare. L’intero mondo di internet ha progressivamente fatto aumentare la consapevolezza riguardo l’impatto ecologico dell’evento, e questa consapevolezza si è trasformata poi in un’onda. In questo hanno contribuito sicuramente anche i divulgatori scientifici. Credo si tratti però di un fenomeno mal capito, perché quando si parla di ambiente spesso si tende a fare confusione.

In che senso?

Il Jova Beach Party aveva sicuramente i suoi lati positivi. Ad esempio, contemplava una raccolta fondi per ripulire le spiagge dalla plastica. Gli aspetti negativi erano quelli legati al mancato rispetto delle biodiversità, attraverso il calpestio e il disturbo degli animali della zona. Sicuramente è stato un fenomeno interessante, che è finito e sono pronto a scommettere che non verrà riproposto i prossimi anni.

Su internet sembra delinearsi uno scontro tra chi è favore dello sviluppo scientifico e chi ci vede invece una deriva pericolosa. Tu cosa ne pensi?

Sicuramente a livello sociale la maggior parte della popolazione riconosce che l’attività scientifica ha contribuito in vari modi nel miglioramento della vita umana. Ce ne accorgiamo tutti, quando usiamo cellulari, saponi o medicine. Sono tutti vantaggi che abbiamo ottenuto dalla scienza. C’è poi un piccolo gruppo, magnificato dai media, di persone che sono contrarie ad alcuni tipi di sviluppi, a volte a ragione, a volte a torto, magari inventandosi cose campate per aria.

C’è più fiducia o sfiducia nella scienza?

Non lo so nemmeno io. Molto si vedrà in relazione alle sfide tecnologiche dei prossimi anni. Abbiamo visto la pandemia, dove la maggior parte degli italiani si sono fidati della comunità scientifica. L’altra sfida grossa è quella ambientale. In questo caso la comunità scientifica può dare un indirizzo di quali soluzioni prendere, poi starà ai singoli paesi se affidarsi o meno.

Quali sono i tuoi progetti per il futuro?

La prima cosa è il libro che sto scrivendo, che spero di pubblicare in primavera. Poi sto cercando di organizzare una piccola redazione, non so se qui a Bassano in una città più grande, anche per andare a “caccia” di cervelli. Attualmente ho già un collaboratore che mi aiuta nel montaggio dei video, vorrei trovare qualcuno che mi dia una mano anche nella creazione di contenuti.

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