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Non c'è più acqua, l'emergenza siccità è conclamata: "Non sono allarmismi ma lo dice la realtà"

Secondo il rapporto dell'Arpav a febbraio sul Veneto precipitazioni mediamente per 3mm contro i 60 della media del periodo. Zaia: "Potenziare capacità di stoccaggio e tutelare le riserve con un piano straordinario"

Per i veneti è finito il tempo di parlare in maniera negativa della pioggia nei discorsi da bar. Quello che ci aspetta, anzi quello che già c'è, è una situazione drammatica. Si chiama siccità, vuol dire mancanza di acqua e significa mancanza di vita. È arrivato il tempo in cui la pioggia è diventata una necessità, ma ce ne vorrebbe tanta di pioggia, in un territorio, come quello Veneto, letteralmente inondato dal cemento che non permette alla terra di respirare e alle falde di riempirsi. Eppure, per anni, per decenni, il cemento e il mattone hanno contribuito in maniera determinante alla ricchezza dei veneti, il mattone è la divinità alla quale ogni abitante della regione ha fatto riferimento. Solo la pandemia ha frenato un po' la corsa ma già nel rapporto del 2023 di Confindustria Vicenza il settore delle costruzioni è indicato come il principale motore della crescita economica, che ha contribuito per il 27% alla formazione del PIL. 

La sostituzione delle aree naturali, come i boschi, le praterie e le zone umide, con superfici impermeabili, come l'asfalto, i tetti e le strade ha portato a una diminuzione della capacità del suolo di assorbire l'acqua piovana, che invece viene convogliata rapidamente verso i corsi d'acqua. Senza parlare del rapporto tra effetto serra e siccità, dove i gas di scarico di auto e caldaie fanno da padrone. In Veneto, Vicenza ha un bel po' di primati negativi se si parla di gas inquinanti e consumo di suolo. La città del Palladio è tra le più inquinate d'Italia, secondo l'ultimo rapporto di Legambiente, eppure ancora si parla di aprire al traffico zone del centro storico. E ancora, il rapporto sul consumo di suolo pubblicato nel 2022 dall'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra) segnala che, assieme a Roma, i comuni che hanno consumato più suolo nell’ultimo anno sono Ravenna e Vicenza, rispettivamente con circa 68 e 42 ettari in più. Il risultato di tutto questo? Un'ipoteca sul futuro che qui, ora, si chiama aria irrespirabile e, appunto, siccità. L'Italia, sempre secondo l'Ispra, ha ridotto del 19% la disponibilità idrica media annua nell’ultimo trentennio rispetto al precedente. E questo in un paese in cui i cittadini sono campioni d’Europa di spreco (220 litri in media abitante al giorno).

Tornando al Veneto, la parola "siccità", non è più un concetto astratto. A dirlo è l'ultimo rapporto dell'Arpav che snocciola un dato agghiacciante: nel mese di febbraio sul Veneto sono mediamente caduti 3 mm di precipitazione contro la media del periodo 1994-2022 di 60 mm. Un dato, questo, incontrovertibile tanto che lo stesso Luca Zaia, ha dichiarato oggi: "I dati ci dicono che possiamo parlare oggettivamente di emergenza perché lo dice la realtà, non perché si vogliono creare allarmismi".

La politica cerca di correre ai ripari, ma il dubbio è che sia anche troppo tardi per risolvere una situazione critica. “È fondamentale tutelare le risorse idriche che abbiamo a disposizione e potenziare la capacità di stoccaggio negli invasi esistenti mettendo in efficienza quelli penalizzati da masse di detriti, incrementare i sistemi di ricarica artificiale della falda e sfruttare la capacità che può assicurare la rete di cave dismesse in pianura", aggiunge il presidente della Regione, concludendo: “L’acqua è vita e per quanto riguarda la nostra parte per il Veneto la stiamo sostenendo.  La Regione sta promuovendo interventi e sta preparando un piano irriguo. Ma il problema non è solo di una regione ma comune; di fronte a quello che appare innegabilmente un cambiamento climatico è fondamentale una nuova visione, bisogna guardare ad una strategia a livello nazionale con la definizione di un piano straordinario che tuteli le nostre risorse idriche e indichi precisi interlocutori agli amministratori regionali e territoriali. In questa ottica apprezzo la via presa dal Governo verso la nomina di un commissario". 

Fatto sta che il “Rapporto sulla risorsa idrica in Veneto”, aggiornata dall'Arpav al 28 febbraio di quest’anno, è un documento tecnico che dovrebbe superare ogni concezione politica e dovrebbe far seriamente riflettere ogni cittadino. Il documento riferisce che “gli apporti meteorici mensili sul territorio regionale sono pressoché nulli (-96%) e sono stimabili in circa 46 milioni di metri cubi d’acqua”.  In tutti i bacini idrografici della regione di riscontrano condizioni di elevato deficit pluviometrico che variano dal -90% del Po al -98% di Adige, Lemene, Pianura tra Livenza e Piave, Sile e Tagliamento. Nel periodo di un mese, l’indice SPI (quantifica l’impatto del deficit di precipitazioni in diverse scale di tempi) delinea segnali di siccità moderata sulla provincia di Rovigo, sulla punta meridionale di quella di Venezia, sulla zona dell’alto Garda e su una fascia tra Bellunese, Vicentino e Trevigiano. Ma sul resto del Veneto mette in evidenza siccità “severa” che diventa “estrema” in alcune aree del Veneziano. Per quanto riguarda i fiumi, alla data del 28 febbraio, le portate “si mantengono ancora nettamente inferiori alle medie storiche su tutti i principali corsi d’acqua”.

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