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«Malasanità al San Bortolo», la magistratura riapre il caso Ellero

Il noto penalista vicentino, rimasto semiparalizzato a causa di un ictus, accusava il nosocomio berico che però si professa estraneo: dopo le archiviazioni il colpo di scena, con la procura trentina che chiede ai colleghi berici nuove indagini

Erano passate da poco le 11,oo di oggi 31 dicembre quando nel suo studio vicentino Renato Ellero, già docente di diritto penale all'università di Padova, uono dei più noti penalisti veneti, ha incontrato il suo legale, l'avvocato veronese Francesco Delaini. In diretta da quest'ultimo ha saputo che «la procura berica ha riaperto un fascicolo in relazione alle numerose denunce per lesioni e falso» cheproprio Ellero negli anni aveva indirizzato alla stessa procura di Vicenza. Segnalazioni nelle quali non solo riteneva l'ospedale di Vicenza responsabile di non avere evitato l'ictus che colpì il docente nell'autunno del 2015, ma pure di avere tramato per nascondere quelle stesse responsabilità.

In realtà Ellero non aveva mai gettato la spugna, nemmeno dopo che sia la procura di Vicenza sia la giustizia civile avevano discolpato i medici e gli infermieri del San Bortolo sostenendo che non erano emersi elementi sufficienti tali da provare una corresponsabilità dei soggetti tirati in ballo da Ellero e da Delaini: quest'ultimo peraltro lo assiste dall'inizio della vicenda. Per di più era stato proprio Ellero, classe '44, vicentino di residenza ma veneziano di nascita, ai taccuini di Vicenzatoday.it a sparare ad alzo zero non solo contro la sanità vicentina, ma anche contro alcune toghe beriche accusate di avere agito in maniera per nulla incisiva. In quella occasione il professore parlò di «mafia dei camici bianchi», di «intollerabile episodio di malasanità» coperto dall'ospedale di Vicenza e poi coperto a sua volta «dalla magistratura berica»: una tempesta di eventi che gli avrebbe rovinato «la vita, la porfessione» e che per di più lo avrebbe offeso come «giurista».

GLI ADDEBITI
Stando alle denunce Ellero accusa l'ospedale di non avere preso le contromisure necessarie che vanno adottate quando viene ricoverato chi di lì a poco potrebbe essere colpito da un ictus. «Un ictus - fa sapere Delaini - che ha colpito il mio assistito ben 28 ore dopo il ricovero». Quanto è capitato in quelle «maledette 28 ore durante le quali a un certo punto sono stato abbandonato a me stesso» attacca ancora Ellero è l'oggetto di una serie di denunce, alcune delle quali il 75enne di origini veneziani, ha ordinato in un corposo dossier reso pubblico stamani. Un dossier in cui sono fatti nomi e cognomi dedi medici e degli infermieri che non avrebbero fatto coscienziosamente il loro lavoro; nomi e cognomi dei periti che nell'ambito delle inchieste avrebbero rappresentato una realtà «che non solo veniva smentita dai nostri consulenti, che peraltro sono dei luminari del settori, ma che veniva smentita dai fatti». Nello stesso dossier i due avvocati hanno anche dato contezza «dei falsi che sarebbero stati commessi in ambito ospedaliero» nella trascrizione delle cure erogate «al paziente Renato Ellero». Ma se la prendono anche con chi negli uffici di Borgo Berga «non ha coltivato l'azione penale in maniera adeguata» o con chi, è il caso del giudice delle indagini preliminari, ha proceduto con la archiviazione non soppesando i fatti nella dovuta maniera. Persino la polizia giudziaria viene tirata in ballo «giacché non avrebbe sentito una infermiera», una testimone chiave, che, riferisce Delaini, «avrebbe potuto confermare in modo ancora più lampante il quadro comunque evidente nel quale è maturato lo scempio patito dal mio assistito». Alla fine le persone finite nel mirino dei due legali sono ben tredici.

L'ULSS REPLICA
Ma che cosa dice l'Ulss 8 berica, che sovrintende al funzionamento dell'Ospedale? L'azienda sanitaria, in una nota diffusa oggi nel primissimo pomeriggio respinge le accuse dei due penalisti e aggiunge: «In relazione alle dichiarazioni dell'avvocato Ellero, la direzione dell'Ulss 8 Berica ricorda che egli ha perso tutte le azioni legali che fino a oggi ha intentato. Il procedimento penale a carico di tre medici della neurologia, dopo un'approfondita perizia medico legale da parte di periti nominati dal Gip, dunque non di parte, si è concluso con l'ordinanza di archiviazione. Non solo, anche sul piano dell'accertamento della responsabilità civile la consulenza tecnica d'ufficio disposta dal giudice istruttore ha escluso ogni responsabilità da parte del personale sanitario. Tutto questo, vogliamo ribadirlo, al termine di un rigoroso processo di verifica indipendente, durante il quale è stato appurato quanto avvenuto, cosa poteva e cosa non poteva essere fatto. A quel punto l'avvocato Ellero ha pensato bene di denunciare perfino il giudice per le indagini preliminari, il pubblico ministero ed i periti, ma anche in questo caso ovviamente non ha avuto successo». E la nota prosegue: «Queste ulteriori dichiarazioni di Ellero appaiono a questo punto come un accanimento giudiziario poco consono a chi esercita la professione legale e soprattutto lesivo della reputazione del personale sanitario e di questa azienda, che a seguito di queste ultime esternazioni provvederà a tutelare nelle sedi competenti la propria immagine e quella dei medici e infermieri coinvolti».

QUESTIONE DI DIRITTO
Tuttavia Ellero controreplica e spiega che «evidentemente la direzione non ha compreso bene quanto deciso dalla magistratura trentina la quale dopo aver vagliato la condotta dei magistrati berici», per competenza tale incombenza spetta a Trento perché un magistrato non può mai indagare sui colleghi del suo stesso distretto di appartenenza, «ha de facto hiesto ai colleghi vicentini di riaprire le indagini in precedenza archiviate». È lo stesso avvocato Delaini a rendere noto poi che «è stato il porcuratore capo reggente di Vicenza, ovvero la dottoressa Orietta Canova a spiegarmi ieri, durante un colloquio molto cortese, che un nuovo fascicolo è già stato assegnato» ad un altro pubblico ministero «ossia alla dottoressa Claudia Brunino».

Ad ogni buon conto in merito alle eventuali responsabilità dei magistrati vicentini Ellero sempre in punta di diritto svela «un dettaglio per nulla secondario» quando rimarca che «gli accertamenti sui magistrati vicentini non sono in pratica mai partiti perché la procura trentina ha ritenuto che le segnalazioni da noi inviate agli uffici giudiziari della città atesina non avessero la veste di denuncia. Ora non spetta al magistrato procedere con l'interpretazione autentica di quello che faccio io. Quelle segnalazioni infatti contenevano invece anche una denuncia. Se si sostenesse il contrario  durate un qualsiasi esame universitario a giurisprudenza, non solo il propugnatore di un tale convincimento sarebbe bocciato, ma costui sarebbe pure invitato a cambiare facoltà. Pertanto mi aspetto - precisa ancora Ellero - che la magistratura di Trento ci dica se nel comportamento dei colleghi della città del Palladio abbia o meno intravisto condotte omissive da codice penale. Poi faremo le nostre valutazioni».

ZAIA SULLA GRATICOLA
Ed infine c'è la partita con la Regione Veneto. «Mesi addietro - racconta Ellero - io firmai una lunga informativa e la indirizzai tra gli altri al presidente della giunta regionale, il leghista Luca Zaia, affinché la sua amministarzione avviasse una indagine amministrativa sul mio caso. L'amministrazione regionale si è ben guardata dal farlo. Il tutto alla faccia della eccellenza della sanità veneta sbandierata da Zaia, eccellenza che è solo di facciata». È Delaini poi a dirsi stupito quando racconta che «alcune settimane fa sono stato persino contattato da un legale della avvocatura regionale il quale mi ha riferito che gli uffici non procederanno con alcuna verifica e che Zaia si è così risentito delle rimostranbze di Ellero che sta pensando ad una eventuale azione legale». Cosa che non spaventa il professore il quale conclude: «Aspetto Zaia al varco, lui o chiunque ha intenzione di farlo, mi quereli pure. Poi procederò io con una belle denuncia per calunnia e allora ci divertiremo. Se credevano di avere a che fare con uno arrendevole hanno sbagliato di grosso». Il governatore, contattato da chi scrive, almeno per il momento, non ha replicato al professionista vicentino.

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