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Giovedì, 25 Aprile 2024
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«In certi momenti la credo ancora al mio fianco»

Ad un mese esatto dal «duplice femminicidio di Gogna» il compagno di Lidija Miljkovic, una delle due vittime, parla della sofferenza di queste settimane e delle speranze per l'avvenire. Frattanto sul lavoro dei detective coordinati dalla procura berica si moltiplicano le incognite: a partire da quelle che riguardano il passato della seconda vittima, la rubanese Serrano

«Passano i giorni e in certi momenti stento ancora a credere che la mia compagna non ci sia più, anzi la credo ancora al mio fianco. Continuo a considerare il percorso che avevamo cominciato insieme una famiglia. Motivo per cui, anche se magari è presto per dirlo, mi piacerebbe vedere crescere i figli di lei al mio fianco perché la nostra era appunto una famiglia. Continuo poi a farmi una domanda. La si sarebbe potuta salvare? La risposta è che la si sarebbe dovuta salvare. Le segnalazioni e le denunce c'erano. Ora mi attendo una riflessione davvero sincera su quanto accaduto». Le parole di Daniele Mondello sono chiare: ben scandite. Ogni tanto il battito degli occhi attutisce, ma non troppo, l'eco di qualche lacrima. Che se c'è non si vede. E se si vede non c'è. Mondello ai taccuini di Vicenzatoday.it, oggi 8 luglio, parla ad un mese esatto dal duplice omicidio  avvenuto a Vicenza in zona Gogna quando il serbo-bosniaco Zlatan Vasiljevic ha freddato la ex moglie Lidia Miljkovic, la scledense di origini serbe con dopo un passato tormentato con l'ex consorte aveva provato a ricostruirsi una vita con Daniele Mondello, un manager vicentino di origini siciliane. In quell'occasione la furia omicida del Vasiljevic non si limitò alla ex moglie. Anche un'altra ex compagna del serbo-bosniaco (la rubanese di origini venezuelane Jenny Manuela Serrano) propio quell'8 giugno fu freddata dal killer che si era accanito sull'altra donna: killer che, in circostanze ancora da chiarire, si sarebbe poi tolto la vita.

Ora al di là del dramma delle famiglie, l'inchiesta con cui si sta cercando di fare chiarezza «sul duplice femminicidio» è ancora in corso: il tutto nel più stretto riserbo. Nulla è trapelato sulle modalità con cui l'assassino avrebbe tolto la vita alla venezuelana. Il movente passionale, nel caso della Miljkovic, è stato ampiamente battuto dagli investigatori coordinati dalla procura della repubblica di Vicenza. Vicenzatoday.it aveva persino scovato alcuni riscontri precisi di minacce verso la scledense addirittura nelle relazioni degli assistenti sociali dell'Ulss 7 Pedemontana. Su che cosa abbiano o non abbiano fatto le istituzioni il confronto, non privo di polemiche al vetriolo, è ancora in corso.

Ancora poco chiaro è invece il movente che avrebbe spinto il killer a freddare la venezuelana residente a Rubano. Anche sulla Serrano si sarebbe abbattuto il mix tossico di gelosia e tendenze omicide distillato da Vasiljevic contro la ex moglie? O c'è dell'altro? Chi era davvero Vasiljevic? I suoi rapporti con le istituzioni si sono limitati alle grane giudiziarie e al mondo dei servizi sociali? Secondo quanto trapela a Borgo Berga gli investigatori avrebbero chiesto o potrebbero chiedere ai colleghi della Polstrada eventuali riscontri riferibili al passato di Vasiljevic e al passato delle persone a lui vicine. Eventuali indizi di reati contro il patrimonio, segnalazioni scaturite da controlli casuali o posti blocco, multe e molto altro costituirebbero una traccia investigativa di un certo spessore anche in considerazione del fatto che il serbo-bosniaco, di mestiere camionista, dopo aver perso il lavoro, avrebbe cominciato a frequentare (magari intensificando rapporti pregressi) «personaggi borderline». Sta di fatto che dopo i giorni immediatamente successivi al delitto, sulla stampa, soprattutto per quanto riguarda le indagini, non è più trapelato alcunché.

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