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Esasperati, staccano la spina ai sismografi della Spv

L'episodio è avvenuto a ridosso dei cantieri lungo la Priabonese. Per il consulente del comitato gli apparecchi sono «taroccati» tanto che non rilevano i disagi. A causa dei «cavi pericolosi» arrivano sul posto pure i vigili del fuoco e la polizia locale: bordate sul sindaco cornedese

Il funzionamento di quei sismografi «è taroccato». I residenti di contro Palazzina a Cornedo imbufaliti staccano la spina ai rilevatori collocati dalla Spv. Poi se la prendono con la pericolosità dei cavi dati «piazzati anche» da un capo all'altro della strada comunale. La tensione sale alle stelle tanto che devono intervenire vigili urbani e vigili del fuoco. L'episodio cominciato oggi 10 luglio in mattinata si è concluso attorno alle 14,30 di questo pomeriggio. Frattanto continuano le lamentele contro i rumori causati dal cantiere sotterraneo del tunnel della Superstrada pedemontana veneta in costruzione.

LAMENTELA INFINITA
Da giorni i residenti del comitato di via Palazzina a Cereda di Cornedo avevano chiesto alla Sis, la concessionaria italo-spagnola incaricata dalla Regione veneto incaricata di realizzare la Superstrada pedemontana veneta, meglio nota come Spv, di «portarsi via i sismografi e i fonometri» collocati dai tecnici incaricati dal concessionario per rilevare rumori e vibrazioni. Vibrazioni e rumori che a giudizio dei residenti hanno oltrepassato la soglia della sopportabilità. Un dato che per vero invece viene contestato da palazzo Balbi che comunque ha dato indicazione al concessionario di procedere con delle valutazioni.

GLI ADDEBITI SULLE MISURAZIONI
Ad ogni buon conto il modo con cui erano stati collocati gli strumenti non era piaciuto ai residenti e al loro avvocato (Giorgio Destro del foro di Padova) il quale temeva che un utilizzo improprio della strumentazione avesse potuto mettere a repentaglio la bontà dei rilevamenti. Detto fatto Destro ha chiesto alla sua specialista di fiducia (si tratta della dottoressa Marina Lecis, nota per essere un consulente del tribunale di Padova) di intervenire con un sopralluogo proprio a Cornedo. Durante i suoi accertamenti la consulente ambientale ha notato alcune anomalie «compreso un sacco nero pieno di finissimi scarti di cantiere che posto davanti ad un microfono rilevatore sicuramente fungeva da attentatore». A quel punto Destro «con una lettera inviata via posta elettronica certificata si era premurato di chiedere a Sis di rimuovere gli apparecchi. Tuttavia non essendo arrivato una risposta degna di questo nome - fa sapere Lecis che oggi è arrivata a Cornedo alle dieci del mattino - abbiamo deciso di comune accordo coi proprietari delle abitazioni di staccare le spine della corrente».

I DUBBI SUI CAVI
Ma non è finita qui perché quando Lecis è giunta in loco ha notato «alcune anomalie» relativamente al modo in cui erano stati collocati i cavi a bassissima tensione che portano i dati agli apparecchi. «Cavi penzolanti, cavi liberi posti sul selciato, un cavo appoggiato sull'asfalto da un capo all'altro della strada comunale senza protezione, senza segnali. Ma è il modo di fare le cose? Che cosa succede se un bambino, un anziano un disgraziato qualsiasi inciampa e si rompe la testa? E siamo sicuri che i dati vengano trasmessi in modo corretto?». Questi erano i rimbrotti dei residenti.

ARRIVANO LE PATTUGLIE 
Così in men che non si dica Lecis ha preso il telefono e ha chiamato sul posto sia i vigili del fuoco di Arzignano sia i vigili urbani del «Consorzio valle Agno». I primi, verificato che i cavi non portassero alta tensione ed hanno poi constatato «la pericolosità» del filo che attraversava la strada. Così hanno immediatamente informato la pattuglia della polizia locale giunta poco appresso che oltre a far segnalare l'ostacolo come pericoloso ha anche redatto un verbale. Peraltro l'articolo 25 del codice della strada prescrive che «non possono essere effettuati, senza preventiva concessione dell'ente proprietario, attraversamenti od uso della sede stradale... condutture idriche, linee elettriche e di telecomunicazione, sia aeree che in cavo sotterraneo, sottopassi e soprappassi». In caso di violazione del codice la legge stabilisce una ammenda amministrativa che può arrivare sino a 1600 euro.

LA STAFFILATA DEL COVEPA
Sul posto da Trissino è giunto anche Massimo Follesa, portavoce del Covepa, il coordinamento che da anni critica senza sconti la Spv: «Il sindaco di Cornedo Francesco Lanaro non può continuare a fare il pesce nel barile. Il primo cittadino - attacca l'architetto Follesa - di mestiere fa l'avvocato e dovrebbe conoscere le norme. Ma soprattutto non dovrebbe mostrare nei confronti dei suoi concittadini questa strafottente indifferenza». Tuttavia oltre all'episodio specifico oggi i residenti, scesi dalle  loro abitazioni per far sapere alle forze dell'ordine dei loro problemi hanno nuovamente lamentato una serie di disagi rispetto ai quali Comune e Regione «si dimostrano insensibili». Al governatore leghista Luca Zaia e al sindaco Lanaro gli appartenenti del comitato lanciano un messaggio forte e chiaro: «Noi chiediamo almeno dipoter dormire la notte. Non si capisce perché il sindaco non possa emettere una ordinanza di blocco notturno dei lavori. Siamo cittadini come gli altri, paghiamo le tasse, non siamo servi della gleba. Mentre la Spv, che continua a essere vuota sebbene sia fruibile per oltre metà, noi continuiamo a patire i disagi come succede dall'altra parte della vallata in zona Malo-Vallugana. Alcune settimane fa sia Zaia sia la responsabile della struttura di progetto per la Spv ossia l'ingegnere Elisabetta Pellegrini rassicurarono che con il procedere degli scavi nel tunnel i disagi sarebbero finiti. Hanno detto una balla colossale. E mentre lorsignori dormono tranquilli a casa loro a noi sudditi toccano notti insonni e risvegli da incubo».

ASCOLTA LA TESTIMONIANZA DELLA CONSULENTE MARINA LECIS
ASCOLTA L'INTERVISTA A ROBERTO CENTOMO
ASCOLTA L'INTERVISTA A MASSIMO FOLLESA

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