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Viene dimesso ma dopo poche ore muore, Ulss 8 condannata dal tribunale

Il caso al San Bortolo, la sentenza è definitiva ma l'ente non versa quanto dovuto; la vittima è un 33enne che all'epoca dei fatti era padre di una bimba di 2 anni

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VicenzaToday

Un'agonia che dura da oltre sette anni quella di una famiglia della provincia di Vicenza, a cui il Tribunale di Vicenza ha riconosciuto un risarcimento di oltre 650mila euro con una sentenza che, nonostante sia passata in giudicato, l'Azienda Aulss 8 Berica ad oggi non intende onorare.

“Una 'dimenticanza' – sottolinea l'avvocato Paolo Salandin dello studio legale Salandin di Montebelluna (Treviso), che segue la vicenda per conto della famiglia – che proprio non si spiega. I fatti – prosegue il legale - sono stati ricostruiti in maniera incontrovertibile in Tribunale, l'Aulss 8 non ha promosso ricorso in Appello e, di conseguenza, dallo scorso settembre, la sentenza è passata in giudicato. Non resta quindi che pagare ma il saldo non arriva. Il tutto sulle spalle di una famiglia, in particolare della moglie della vittima che ancora oggi non riesce ad accettare la scomparsa di un marito che, all'epoca dei fatti, aveva solo 33 anni, padre di una bimba di appena due anni”.

La vicenda riguarda un acclarato caso di malasanità ai danni di un giovane residente a Isola Vicentina che, dopo essere stato dimesso dall'ospedale San Bortolo, con una banale diagnosi di “sindrome ansiosa” dopo poche ore invece è deceduto.

Questi i fatti portati davanti al giudice: il 33enne si reca al San Bortolo la mattina del 25 maggio del 2014, verso le 11.00, lamentando dolori, battito accelerato, sensazione di irrigidimento al collo e alle braccia. Dopo un elettrocardiogramma, giudicato anomalo e mai seguito da visita cardiologica, il paziente viene dimesso per l'ora di pranzo (ore 13.01). Diagnosi? Sindrome ansiosa. La sera stessa il 33enne si ripresenta al Pronto Soccorso dell'ospedale berico: infermieri riportano di aver visto il paziente letteralmente trascinarsi sulla via verso l'accettazione; sono le 20.12: soccorso sul posto, il padre di famiglia viene dichiarato deceduto esattamente 40 minuti dopo per problemi cardiaci. “Nello specifico i periti incaricati dal Tribunale, nella Ctu hanno evidenziato una perdita di chance di sopravvivenza del paziente, a causa delle condotte dei sanitari, del 50 %”.

La causa di queste tragiche conclusioni starebbe, secondo la ricostruzione del legale, alle condotte non adeguate nè conformi ad una buona prassi medica, mancati approfondimenti diagnostici di sintomatologia tensionale toracica, mancata osservazione di linee-guida a fronte di un elettrocardiogramma risultato "anormale" che doveva immediatamente essere interpretato da parte di un medico qualificato, mancata doverosa esecuzione di ulteriori accertamenti a cadenza di 3 ore in ospedale. Nonostante i vari tentativi, giudiziari e non, di trovare un componimento bonario, l’Azienda Sanitaria non ha mai voluto nemmeno tentare una conciliazione, che, probabilmente, le avrebbe evitato un esborso così rilevante.

“Si tratta di una vicenda incredibile sia dal punto di vista della condotta in ospedale che dal punto di vista della gestione del risarcimento. Gli oltre 650mila euro sono chiaramente dovuti e fa specie, soprattutto in questo periodo, che l'ente sanitario della Regione Veneto, faccia finta di 'dimenticare' di versare quanto stabilito dal giudice ad una famiglia che, mi pare evidente, abbia già pagato abbastanza”.

“Lo scorso dicembre - conclude il legale - la Corte Suprema ha ritenuto anticostituzionale l’esenzione, per sola pubblica Amministrazione, alle procedure esecutive forzose passive, che ha portato molte aziende sanitarie in tutta Italia a prendersela comoda anche nei pagamenti dei risarcimenti per fatti di malasanità. Confido quindi che il pagamento sia effettuato entro un brevissimo termine, così da evitare ulteriori oneri ed azioni giudiziarie alla sanità vicentina ed ulteriori dispendi inutili di tempo ai poveri congiunti della vittima”.

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