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Impasse in piazza Poste, la Dervall: «Non può durare in eterno»

Dopo la sentenza del Tar che ha bocciato il progetto di riqualificazione di contrà Garibaldi parla il legale rappresentante della società proprietaria dell'edificio: che non esclude di chiedere i danni a palazzo Trissino

Domani «i consulenti tecnici e quelli legali» della Dervall si riuniranno per capire come uscire dall'impasse che ha colpito uno dei cantieri più importanti di Vicenza. La riqualificazione del palazzo delle Poste è stata bloccata dopo un recente  pronunciamento del Tar veneto il quale ha giudicato illegittimi i permessi a costruire rilasciati dal Comune di Vicenza alla srl di corso San Felice, proprietaria dello stabile, la quale fa riferimento a Luca Marzotto, uno degli eredi della nota casata industriale valdagnese e alla famiglia dell'imprenditore Gianfranco Pavan, uno dei pezzi da novanta della galassia imprenditoriale berica, noto anche per essere il cognato dell'ex presidente della BpVi Gianni Zonin.

«Pochi giorni fa - spiega l'amministratore unico di Dervall srl, ossia il commercialista vicentino Alberto Giacobbo - i nostri tecnici hanno avuto un incontro con quelli del comune. A breve faremo una disamina approfondita della situazione. Poi decideremo il da farsi» fa sapere sempre Giacobbo il quale precisa che lo stallo sul cantiere di piazza delle Poste, un'operazione da una decina di milioni di euro, non può andare avanti in eterno.

Dunque dottor Giacobbo, come avete accolto lo stop del Tar veneto nei confronti del vostro progetto?
«Io vorrei che fosse chiara una cosa. Non si tratta di un abuso edilizio poiché non solo il nostro progetto è stato redatto da uno degli studi di architettura più affermati della città, ossia lo studio Albanese, non solo l'iter è stato vagliato ed autorizzato dal comune e dalle belle arti, ma il cantiere si è attenuto scrupolosamente alle carte approvate, motivo per cui, preferisco ripetermi, non non c'è stato alcun abuso edilizio».

Infatti la sentenza non censura il vostro operato bensì boccia i permessi rilasciati dal Comune e di conseguenza l'operato di palazzo Trissino e di piazza Biade. Ma la vostra società come si comporterà se la sentenza fosse confermata in via definitiva? Potreste decidere di rivalervi nei confronti del comune?
«Guardi, ad essere sincero i nostri legali ci dicono che ci sono tutti i termini perché noi si possa procedere in questo senso. Ma c'è un ma».

Di che cosa si tratta?
«Quando si dà il via ad un contenzioso civile di questa portata la cosa alla fine non è mai soddisfacente per nessuna delle parti. Vuoi per gli incerti di un processo, vuoi per la lunghezza del contenzioso civile italiano: lunghezza che peraltro spesso non è compatibile coi tempi delle imprese. Ad ogni modo Dervall è una ditta solida, può affrontare ogni tipo di imprevisto».

Voi impugnerete la sentenza?
«È possibile, le prossime ore saranno cruciali per capire il futuro del progetto. I nostri legali e i nostri tecnici si stanno confrontando in maniera serrata. Vogliamo vedere se tra le opzioni disponibili c'è anche quella di proseguire con il progetto riformato dalla recente sentenza del Tar. In questo caso bisogna vedere se questo percorso sia compatibile con la nostra prospettiva economica e con la qualità della tipologia dell'intervento che abbiamo in mente. La riqualificazione da noi pensata ha uno standing decisamente elevato».

Lei sa se il comune farà ricorso al Consiglio di Stato?
«Immagino di sì. Non credo che all'edilizia privata accetteranno una bocciatura del genere. Ad ogni modo vedremo che cosa succederà nei prossimi giorni. Quello che è certo è che la situazione non può rimanere così in eterno. Se il progetto non si potrà completare chiaramente noi ci fermeremo: non vedo alternative. Ecco di certo non è pensabile che la situazione di incertezza cui stiamo assistendo ora possa perdurare sine die. Il che non vale solo per noi».

Perché? Lei fa riferimento alla situazione all'ufficio postale in centro?
«Sì, anche a quella. Io mi metto nei panni degli utenti e di chi lì lavora. Non si può fare affidamento sine die sul prefabbricato che attualmente ospita la più importante agenzia postale della città».

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