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L'affaire Pinelli Mantoan plana sul caso Miteni

Mentre la rete ecologista del Nordest scalda i motori per la manifestazione del 25 febbraio in cui si invocherà la bonifica del sito industriale dell'Ovest vicentino, la Regione Veneto è al centro di un intricato caso di vicende giudiziarie e politiche che starebbero creando non pochi imbarazzi anche al governatore Zaia

«Sono passati dieci anni dalla scoperta dell'inquinamento da Pfas e il sito Miteni, individuato dalle autorità competenti quale principale fonte di uno dei maggiori inquinamenti che la storia ricordi, continua a contaminare la nostra falda, i nostri pozzi, i nostri campi i nostri cibi e il nostro sangue. È compito degli enti pubblici far rispettare il cronoprogramma della messa in sicurezza del sito inquinante. Al momento si susseguono ritardi su ritardi. Le istituzioni devono collaborare fra loro e costringere chi ha inquinato alla bonifica immediata». È questo l'incipit del volantino al vetriolo diffuso oggi 20 febbraio dal coordinamento «delle Mamme no Pfas» nel quale compaiono pure parecchie tra le sigle più importanti della rete ambientalista veneta. Il volantino contiene anche un invito alla manifestazione proprio contro l'inquinamento causato dai «temutissimi derivati del fluoro», i Pfas appunto, che è prevista sabato 25 febbraio alle ore 14,oo davanti alla Miteni, la fabbrica trissinese accusata della maxi contaminazione.

TONI INFUOCATI
«Allo stesso tempo - si legge ancora nel volantino - chiediamo ai sindaci dei territori inquinati, quali primi responsabili della salute dei cittadini e dei territori amministrati, una forte azione comune affinché, con la bonifica, la fonte inquinante cessi di essere un pericolo». E ancora: «Ministero dell'ambiente e Regione Veneto debbono mettere a disposizione fondi e studi adeguati, per sostenere il Comune di Trissino in questo disastro ambientale, che coinvolge le tre province di Vicenza, Verona e Padova: ossia trenta Comuni inquinati, 350.000 persone coinvolte, 700 km quadrati di territorio compromesso, la seconda ricarica di acquiferi più grande d'Europa che andrà perduta, senza l'intervento immediato della bonifica».

IL J'ACCUSE
Il j'accuse indirizzato ai comuni ma soprattutto alla Regione Veneto in queste ore pesa ancora di più. Anche in considerazione della bufera mediatica che sulla scorta delle rivelazioni de l'Espresso in edicola ieri hanno investito Domenico Mantoan, ex direttore generale della sanità del Veneto il quale, fra luci e ombre, fu anche uno dei protagonisti della prima fase dello scontro politico sul caso Miteni, allorché la rete ambientalista accusò senza mezzi termini il servizio di prevenzione dell'Ulss dell'Ovest vicentino di non aver sufficientemente monitorato lo stato di salute dei dipendenti della ditta, oggi fallita, i quali hanno le concentrazioni di Pfas nel sangue tra le più alte mai registrate al mondo.

LE RIVELAZIONE DE L'ESPRESSO
Ma più nel dettaglio che cosa ha svelato l'Espresso? Il settimanale romano in edicola da ieri, a pagina 52, ritorna sul caso delle consulenze legali d'oro che la Regione Veneto o un ente ad essa collegato avrebbe accordato ad un noto legale padovano. A fare pressioni indicibili su un funzionario della galassia regionale per quelle parcelle da favola sarebbe stato proprio il vicentino Mantoan il quale peraltro come racconta l'Espresso, ma la cosa è già nota da tempo, avrebbe incontrato più volte il capocentro dei servizi segreti interni per il Triveneto (si tratta di Massimo Stellato che secondo il settimanale sarebbe oggi sospeso dal servizio).

L'ufficiale, le cui vicissitudini sono più volte state raccontate sui media veneti e nazionali, avrebbe spifferato alcuni segreti su alcune inchieste in corso: per questa vicenda spinosa peraltro c'è un fascicolo aperto alla procura di Vicenza. E chi sarebbe il noto avvocato padovano di cui parla l'Espresso? Il professionista è Fabio Pinelli (la cui rete di relazioni è al centro di un recente approfondimento di Vicenzatoday.it). Quest'ultimo, che di recente ha sospeso la sua professione perché divenuto vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, ossia il Csm, in quota centrodestra, è stato sino a poche settimane fa per l'appunto il legale di parte civile per la Regione Veneto proprio nell'ambito del processo Miteni. Che da mesi si tiene in Corte d'assise presso il tribunale di Vicenza.

ZAIA IN AMBASCE
Stando ai rumors che giungono da palazzo Balbi le rivelazioni del settimanale capitolino avrebbero messo in imbarazzo la giunta regionale veneta capitanata da quel Luca Zaia del quale Pinelli peraltro è stato pure avvocato. Zaia che è spesso prodigo di commenti sulle inchieste della magistratura soprattutto in tema di contrasto ai crimini contro la proprietà privata, non ha mai proferito parola sul fil rouge quantomeno politico che lega o legherebbe Mantoan, Pinelli e Stellato.

I SILENZI DEL CENTROSINISTRA
Sulle rivelazioni de l'Espresso peraltro al momento, tranne qualche rara e rarefatta eccezione, non si registra alcuna presa di posizione neppure da parte delle opposizioni di centrosinistra sia al Consiglio regionale veneto sia alle Camere: sebbene sia di tutto spessore il fil rouge che in qualche modo lega il caso Stellato Pinelli Mantoan al cosiddetto affaire tamponi rapidi. Nell'ambito del quale durante le settimane passate si è assistito al botta e risposta a distanza tra lo stesso Zaia e l'ex direttore della infettivologia dell'Ospedale di Padova Andrea Crisanti.

L'AVVOCATO DELLO 007
L'Espresso peraltro nel suo servizio riporta che il legale di Stellato (l'avvocato Virio Nuzzolese, une dei principi del foro di Udine) ritiene il suo assistito estraneo agli addebiti mossi nei suoi confronti dagli inquirenti. Nuzzolese è noto al grande pubblico per essere stato il difensore del carabiniere Mario Placanica, uscito a testa alta dal processo per la morte di Carlo Giuliani nell'ambito delle proteste del G8 di Genova. E ancora Nuzzolese  è stato scelto da Autovie venete spa per una consulenza legale che risale al 2018.

TIMORI E INCENERITORI
Ad ogni modo parlare di Pfas significa parlare anche del loro smaltimento. Si tratta di una materia sulla quale da tempo i comitati chiedono chiarezza. E soprattutto, al di là della querelle attorno al caso della Chemviron,  c'è preoccupazione che gli scarti di lavorazione contenenti Pfas appunto finiscano in uno degli inceneritori che tra Padovano e Veneziano potrebbero presto divenire operativi a pieno regime: questo almeno è il j'accuse mosso a più riprese da Mattia Donadel, volto storico dell'ambientalismo del comprensorio del Brenta.

L'ENI NEL MIRINO
Proprio gli impianti del Veneziano peraltro, un paio di giorni fa, sono stati al centro di una nota di fuoco diramata dai comitati del circondario della città di Marco Polo. Gli attivisti della Riviera del Brenta, che nel loro mirino mettono pure il gruppo Eni visto come uno dei motori primi nello slancio volto alla realizzazione dei cosiddetti termovalorizzatori, hanno annunciato la loro presenza alla manifestazione di sabato che si terrà contemporaneamente giustappunto davanti alla Miteni, ma pure davanti al municipio di Trissino nonché davanti a palazzo Balbi a Venezia: sede della giunta regionale veneta. Il gruppo Eni peraltro è tra i soggetti che sarebbe stato chiamato alla bonifica della Miteni di Trissino.

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