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Da Rovereto a Capo Nord, l’esperienza di Maurizio Tobaldini

L’imprenditore 69enne di Creazzo ha partecipato per la seconda volta alla North Cape 4000

«Non la definirei un’avventura, casomai un’esperienza». Maurizio Tobaldini, 69 anni di Creazzo, direttore della ditta Tobaldini spa di Altavilla, ha partecipato per la seconda volta alla North Cape 4000, la 4000 chilometri in bici da Rovereto a Capo Nord, giunta quest’anno alla quinta edizione. Un viaggio che l'ha tenuto impegnato per quasi un mese, dal 23 luglio al 20 agosto.

«Dopo un’ora nessuno riusciva più a starmi dietro – racconta sorridendo -, perché mi erano tutti davanti. In realtà, rispetto all’anno scorso, il tracciato era di 600 chilometri più breve, ed è mancata l’emozione di conoscere posti che non avevo mai visto. Mentre nella scorsa edizione, oltre che Finlandia e Norvegia, ho visitato l’est Europa e le repubbliche Baltiche, luoghi per me inediti, questa volta sono passato per Austria, Germania, Danimarca e Svezia, nazioni che già conosco. Se non altro, a livello di clima, il tempo è stato decisamente più piacevole. L’anno scorso ho trovato freddo e pioggia, in alcune zone addirittura la neve. Quest’anno, fino alla burrasca che è arrivata a tre ore dall’arrivo, ci sono stati generalmente dai 26 ai 28 gradi».

Dopo l’esperienza dell’anno scorso, l’edizione di quest’anno è stata quasi una passeggiata per Tobaldini, che ha all’attivo parecchie esperienze come alpinista. «Possiamo dire che la fortuna mi ha perseguitato – spiega ridendo – perché non ci sono stati grossi inconvenienti e ho trovato pochissimo traffico. Per quanto riguarda l’alloggio notturno, ho dormito due volte sotto le tettoie e altre due in gazebo di altrettante famiglie. Gli unici momenti di panico si sono verificati quando mi sono trovato davanti a un albergo senza reception, ormai una prassi in nord Europa. Per accedere era necessario digitare un codice su una tastiera, che veniva inviato dopo la prenotazione. Della parte organizzativa se n’è occupato mio figlio, ma è capitato che gli accessi fossero sbagliati, o che addirittura mancassero alcuni caratteri sulla tastiera. Insomma, ho rischiato di passare più di qualche nottata all’aria aperta!».

Per Tobaldini la North Cape 4000 è stata un’occasione per immergersi nelle realtà locali, senza badare al cronometro. «A differenza degli altri corridori – racconta -, io mi concedevo circa tre ore di sosta al giorno. Questo mi ha dato l’opportunità di prendermela con comodo, e avere il tempo per chiacchierare con la gente del posto. Siccome potevano seguire il mio percorso su un app, c’era chi mi aspettava per offrirmi un panino, una birra o un caffè. Tanto per dire, su una salita, vedo uno che mi chiamava per nome. Si tratta di cose che chi aveva fretta non si è goduto fino in fondo. Come ho già detto, quando si parte con il gps e con tutte le tappe programmate possiamo parlare di esperienza, non di avventura. L’avventura semmai è stato appunto conoscere persone nuove, il contatto umano che è venuto a crearsi».

Il viaggio di Maurizio Tobaldini

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