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Coronavirus all'Ipab Trento, scoppia la polemica

Dopo le bacchettate del sindacato Usb anche Cgil e Cisl chiedono lumi sul caso di Covid-19 scoperto alla casa di riposo berica e pretendono rigore in tema di sicurezza per i lavoratori: frattanto interviene l'Ulss 8 che difende la condotta dell'istituto per anziani

Il primo caso di Coronavirus in un istituto del circuito Ipab di Vicenza, caso scoperto da Vicenzatoday.it in un servizio pubblicato ieri 28 marzo, ha mandato in fibrillazione il mondo sindacale. Cgil e Cisl con due diverse note diramate oggi sono sul piede di guerra. Chiedono più sicurezza per i lavoratori delle case di riposo. Di più la Cgil accusa la giunta regionale di aver dimenticato il comparto delle case di riposo mentre la Cisl bacchetta l'Ipab Trento perché non avrebbe gestito la paziente affetta da Covid-19 in maniera adeguata.

PRIMO AFFONDO
Oggi il primo sindacato a muoversi è stata la federazione della funzione pubblica della Cgil che con una nota redatta nel pomeriggio ha parlato di situazione preoccupante: «Il primo caso di positività all'Ipab di Vicenza, più nel dettaglio all'Istituto Trento, pone al centro dell'attenzione la fragilità del sistema della nostre case di riposo e l'enorme rischio che si annida in strutture residenziali che ospitano persone fragili e nelle quali, purtroppo, la possibilità e facilita della diffusione del contagio e molto alta, come ci insegnano tristemente i casi della Madonnina di Bassano del Grappa e di Villa Aldina a Rossano Veneto». Poi un altro passaggio: «Nelle scorse settimane abbiamo inviato richieste e diffide a diverse strutture, per segnalare la carenza dei dispositivi di protezione individuali per il personale, noti anche come Dpi. Più in generale segnalavamo la mancanza di protocolli chiari e uniformi per la gestione delle emergenze. L'immagine che emerge - si legge - è di un sistema, quello delle strutture residenziali, disomogeneo, senza un regia chiara e in cui le decisioni, anche nell’applicazione delle varie direttive delle Ulss, e lasciata ai singoli dirigenti, in totale assenza di una condivisione a livello provinciale o distrettuale, tantomeno regionale».

LA CRITICA A PALAZZO BALBI
E non manca un riferimento alla politica regionale: «A tal proposito sono gravi le affermazioni del governatore veneto Luca Zaia quando, nel rilevare la difficolta di un governo regionale del sistema delle case di riposo poiché hanno una gestione a sé, nella sostanza evita di prendersi una responsabilità che invece è piena, a partire dalla mancata riforma delle Ipab: mancata riforma che ha messo in ginocchio il sistema e che oggi mostra i suoi effetti deleteri in tutta la sua drammaticità».

SECONDO AFFONDO
Non troppo dissimili sono le critiche mosse da Ruggero Bellotto, segretario della Cisl funzione pubblica per il Vicentino. Il quale per vero distilla alcuni addebiti ancora più puntuti di quelli del sindacato di via Vaccari. «Malgrado le urgenti e rilevanti esigenze di adeguati Dispositivi di protezione individuale da assegnare al personale delle strutture sanitarie e socio assistenziali - si legge - tutti i focolai registrati in dette strutture, anche in questo mese, hanno registrato la carenza, se non l'assenza, delle forniture al personale di adeguati Dpi».

Una carenza che ha secondo il sindacato di via Carducci ha prodotto e continua a produrre «pericolosi focolai di contagio come quello emerso alla casa di riposo Rossano Veneto, ma anche presso quelle sanitarie, come accaduto agli ospedali di Santorso e di Asiago». Poi l'addebito diventa una vera e propria sciabolata tanto che la Cisl invoca addirittura l'intervento della magistratura: «Ebbene, le lavoratrici e i lavoratori dell'Ipab di Vicenza ci hanno segnalato che già all'entrata si sapeva che questa ospite aveva dei parenti stretti risultati già positivi al coronavirus, tuttavia non è stata messa in isolamento ed è stata inserita in una stanza assieme ad altra ospite, senza alcuna attenzione all'eventuale inserimento in una struttura sana di un ipotetico ospite già contagiato, quindi senza un tampone preventivo e trattata dal personale senza i necessari Dpi». Si tratta di parole che pesano come macigni perché smentiscono le rassicurazioni che ieri i vertici di Ipab avevano profuso a piene mani. Tuttavia la Cisl aggiunge un altro tassello e si interroga ancora su un eventuale ricovero di un infetto senza che l'istituto attuasse si peritasse di isolare l'ospite.

Se ciò risultasse veritiero, si sottolinea nel dispaccio della Cisl-Fp, il sindacato si vedrebbe costretto ad esprimere forte preoccupazione «per l'emergere di un nuovo focolaio Covid-19 all’interno dell'Iipab di Vicenza». Un focolaio «che si sarebbe potuto evitare con un po' di ragionevolezza e di buon senso, ovvero accertando con tampone l'assenza del coronavirus nell'ospite in questione prima di inviarlo o accettarlo presso la residenza Trento, anche in assenza delle disposizioni delle tardive disposizioni regionali giunte il successivo 20 marzo». Ed è per questo motivo che la Cisl non ritiene sufficiente esprimere preoccupazione, ma aggiunge «una condanna quantomeno morale per l'accaduto, lasciando alla procura della repubblica accertare i fatti ed eventuali responsabilità penali». Per di più dalle ultime indiscrezioni filtrate da contrà San Pietro sembra che anche la questura di Vicenza stia già compiendo alcuni accertamenti sull'accaduto.

LA PAROLA ALL'ULSS
Di diverso avviso è però l'Ulss 8 berica che in una nota diramata stasera difende l'operato dell'Ipab Trento e sostanzialmente conferma quanto aveva già dichiarato ieri ai taccuini di Vicenzatoday.it Annalisa Bergozza, ossia il direttore generale dell'Ipab di Vicenza. «Non c’è stata alcuna leggerezza o errore nella gestione della paziente riscontrata positiva al Covid-19 ricoverata nella residenza Trento di Ipab Vicenza: la direzione dell'Ulss 8 Berica smentisce categoricamente - si legge nel dispaccio - ogni insinuazione a questo riguardo e la successione degli eventi conferma questa posizione».

Poi un'altra precisazione: «La paziente era infatti stata trasportata al pronto soccorso del San Bortolo il 16 marzo per una caduta in casa: poiché la signora riferiva di vivere da sola e di avere già avuto diversi episodi simili, veniva giudicata non in grado di continuare a vivere da sola e quindi ne era disposto il ricovero sollievo presso il Trento, dove veniva accolta nella giornata del 17 marzo. All'epoca non c’era nessun motivo per sospettare una positività al coronavirus in quanto la paziente era totalmente asintomatica e soprattutto i tamponi dei due parenti stretti risultati positivi al covid-19 sono stati effettuati solo successivamente, precisamente il 20 marzo». Ma è sulla tardività dei tamponi e sulla necessità che per aumentare il margine di sicurezza in capo all'Ipab fosse quanto meno auspicabile procedere con i test pur a fronte di un ospite apparentemente asintomatico che si concentrano i dubbi dei lavoratori di Ipab. Dubbi che ieri, sempre su Vicenzatoday.it, aveva fatto propri anche il sindacato di base Usb. 

LO SCENARIO GENERALE
Ad ogni buon conto la tensione sul fronte sindacale rimane alta anche per altre ragioni, sempre legate all'emergenza Coronavirus. La Confindustria nazionale, quella veneta e quella vicentina ritengono spropositati i timori dei sindacati quando questi ultimi chiedono che si aumenti il numero delle imprese che rimangono chiuse per evitare il contagio tra i lavoratori. Da giorni la triplice replica a muso duro ribattendo che gli industriali hanno in mente solo il profitto e che scaricano sui lavoratori il rischio del contagio. Tuttavia la tensione è salita alle stelle quando ieri sul quotidiano della Confindustria berica (Il Giornale di Vicenza) il numero uno di palazzo Bonin Longare ovvero Luciano Vescovi ha attaccato il segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini accusandolo di voler colpire le imprese. Il che ha scatenato la reazione di Giampaolo Zanni, segretario berico della Cgil che poche ore dopo ha definito «becero, fazioso, inaccettabile e irresponsabile» l'addebito mosso da Vescovi.

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