Il corteo nero e le lunghe ombre/ Con i miei occhi (prima parte)
Dopo ventiquattro anni, le immagini di quel corteo sono ancora vive. Questo è il racconto di ciò che successe con gli occhi di chi, come me, visse ogni fase quei giorni, usati come un fumogeno per nascondere meglio un gioco a cui nessuno voleva partecipare
, noi come Fronte della Gioventù, non ci pensammo due volte a dare il nostro supporto. Anche se le titubanze della dirigenza missina erano evidenti tanto che ci chiesero di non partecipare come organizzazione, ma personalmente. Un compromesso accettabile a patto che ci lasciassero comporre gli striscioni del corteo dentro la sezione. E così fu. Teli neri stesi in tutte le stanze, rotoli di scotch bianchi e vernice. Giorni e notti passate a creare la scenografia di un “maggio vicentino” che, per il centinaio di studenti di Contrà della Fascina, profumava di rivoluzione.
Quella data arrivò presto. Fuori dalla stazione si ammassarono trecento persone provenienti da tutto il Triveneto, Milano, Bologna e Roma. Tutte le sigle che rappresentavano il mondo skinhead erano presenti: Veneto Fronte Skinhead, Azione Skinhead. In aggiunta il Movimento Politico di Roma e noi. Una presenza che non imposi ai militanti, fu una libera scelta. Come era giusto. Avevo 21 anni quel giorno e quando mi chiesero di guidare i cori non impugnai solo il megafono. Quel giorno avrei preso tra le mani quasi dieci anni della mia vita a venire.