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Il corteo nero e le lunghe ombre / La notte del tritolo

La prima parte del racconto di alcuni dei giorni più inquietanti vissuti nella Vicenza anni '90: dopo più di 25 anni emergono nuovi dettagli e oscure coincidenze

a Pieve di Soligo, una bomba posta sotto la macchina del vicepresidente del Veneto Fronte Skinhead, Ilo Da Deppo, è esplosa facendo arrivare i pezzi dell’auto fino al terzo piano. Anche lì tritolo, anche lì innescato con un timer. La tensione e lo sgomento è forte, soprattutto tra le forze dell’ordine che non avevano mai contemplato l’aumento del livello di scontro tra opposti estremismi in questo modo.

Gli anni ’70 erano passati da un pezzo e la violenza tra la destra radicale e la sinistra dei centri sociali, soprattutto in Veneto, non aveva mai oltrepassato certi limiti. Il pericolo che iniziassero una serie di ritorsioni tra i due schieramenti era concreto.

La situazione politica in Italia stava mutando velocemente e le tensioni si moltiplicavano giorno per giorno, tra arresti di imprenditori e politici per l’inchiesta Mani Pulite, che avrebbe presto ridisegnato la politica in Italia, e un vento nazionalista che dopo l’abbattimento del muro di Berlino stava soffiando in tutta Europa.

E proprio il Veneto e Vicenza erano zone segnate in nero nelle cartine dei giornali che parlavano di questo ritorno all’estremismo di destra, proprio sotto il segno del mezzo leone e della mezza celtica del Veneto Fronte Skinhead. Gli inquirenti dopo alcune ore, proprio per il modus operandi, esclusero il coinvolgimento dei centri sociali.

Troppo complicato, troppo pericoloso, troppo fuori dagli schemi del tempo. Infatti, il giorno dopo, qualcuno del centro sociale Pedro telefonò al vice presidente del VFS per ribadire la loro estraneità ai fatti.

La pista politica era però chiara, non c’era dubbio.

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