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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Coronavirus, Zaia: «Unica alternativa alla App è aspettare i pazienti in ospedale»

Il punto stampa quotidiano del presidente della Regione Veneto. L'annuncio di un nuovo studio a Vo' in partenza il 25 aprile

Nella conferenza stampa di martedì Luca Zaia, dopo aver fatto il focus sulla situazione dell'epidemia in Veneto (andamento positivo dei guariti, calo dei ricoveri) ha voluto precisare meglio la funzione della App "Immuni":

«È uno strumento digitale che permette a livello nazionale di tracciare i contatti. Faccio un esempio: ci sono due viaggiatori che si fermano all'autogrill e fanno una conversazione per più di 15 minuti e a una distanza uno dall'altro inferiore ai 2 metri. I due telefonini registrano il contatto e se uno dei due poi risulta positivo al Covid-19 l'altro viene avvisato di farsi subito il tampone. In questo modo, in caso di positività, può essere curato subito». Il presidente della Regione ha sottolineato che l'applicazione «Non è un obbligo di legge ma l'unica alternativa è mettersi sulla porta dell'ospedale e aspettare che arrivino i pazienti».

Per quanto riguarda la data del 4 maggio, Zaia ha ribadito che, nel caso di apertura, non ci sarà da festeggiare la liberazione dal virus ma inizierà  una lunga fase di convivenza durante la quale non si deve abassare la guardia: «Non siamo immuni al virus», ha ribadito «E in autunno qui in Veneto aumenteremo i tamponi». Il virologo Andrea Crisanti, intervenuto durante il punto con la stampa, ha infine annunciato che a Vo' Euganeo partirà un nuovo studio per «capire bene cosa succede quando il virus passa da un individuo all’altro - ha spiegato Crisanti - ma vogliamo anche studiare la genetica di tutti gli abitanti di Vo'».

Il nuovo studio, il terzo, partirà il 25 aprile e durerà circa sei mesi. Crisanti ha sottolineato che «c'è qualcosa che ancora non si capisce dal comportamento del virus e dalla reazione dell'organismo: ci sono persone guarite subito e a altre rimaste positivi per molto, altre asintomatiche e altre che non si sono ammalate nonostante la permanenza in famiglia con persone infettate»

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