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"Abbiamo poliestere per tre milioni di mascherine, cerchiamo chi sappia cucirle"

E' l'appello lanciato dall'azienda Chioccarello che, in piena emergenza Covid-19, ha deciso di convertire la produzione. In magazzino pronti 10mila metri di tessuto certificato e riciclabile. In consegna 20 mila mascherine alla Protezione civile del Friuli-Venezia Giulia

I veneti che si rimboccano le mani e si mettono a disposizione della comunità. Da Grafica Veneta, che per prima ha lanciato le mascherine made in Veneto, alle tante attività produttive che, in piena emergenza Coronavirus, hanno voluto dare il proprio contributo in un momento di grande difficoltà per l'intero Paese convertendo la produzione per la realizzazione di dispositivi di protezione.

Arriva da Torrebelvicino l'ennesima testimonianza di solidarietà. L'azienda tessile Chioccarello Srl, che nel corso di oltre mezzo secolo di attività si è specializzata nella produzione e commercializzazione di tessuti di fibre naturali, artificiali e sintetiche per il settore dell’arredament,  nel pieno dell’emergenza Coronavirus, ha deciso di cambiare completamente le priorità della produzione, coinvolgendo i 15 dipendenti e attivando degli innovativi processi per creare materiali adatti alle mascherine nei due stabilimenti aziendali, quattromila metri quadri in tutto di superficie.

I primi a beneficiarne sono stati i volontari della Protezione civile del Friuli Venezia Giulia: hanno consegnato nei passati giorni il loro tessuto all’azienda confezionatrice Prelinea Srl di Treppo Grande, in provincia di Udine, che dopo la lavorazione sta facendo avere in queste ore le prime 20 mila mascherine ai volontari. Ma si potrebbe far molto di più.

A Schio oggi sono accatastati 300 mila metri quadrati di tessuto da destinare al settore per l'arredamento home-office, sedie, poltrone e pannelli per ufficio, forniture contract, sale da cinema e comunità. Negli ultimi giorni 100 mila metri di poliestere sono stati sottoposti ad un trattamento ad hoc, tramite una immersione in un apposito liquido. L’azienda già cinque anni fa aveva ottenuto le certificazioni necessarie per questo processo produttivo, aveva infatti venduto del materiale per mascherine realizzate in Svezia, dove la normativa è molto severa.

“Il tessuto che abbiamo realizzato è riciclabile al 100% e può essere lavato fino a cinque volte a 60 gradi in lavatrice”, spiegano i  titolari, i fratelli Matteo e Michele Chioccarello. “Non è quindi un prodotto usa e getta. Ma il nostro problema è che non siamo produttori di mascherine, servono dei macchinari professionali per tagliare e cucire che noi non abbiamo. Ci stanno contattando molte aziende, anche dall’estero, per comperare il materiale. Ma preferiamo che rimanga in Italia. È ora di finirla con questa dipendenza dalla Cina per gli strumenti di protezione individuali”.

Considerato che in media, da ogni metro si possono ricavare dalle 25 alle 30 mascherine, significa che nei magazzini di Schio sono ferme circa tre milioni di possibili mascherine. “In Italia servono 90 milioni di mascherine al mese”, conclude Michele Chioccarello. “E non le abbiamo. Il fatto di aver delocalizzato la produzione in Cina (non è il nostro caso) adesso è uno svantaggio. Noi stiamo giocando la nostra parte. Chi ha la possibilità di convertire questo tessuto è il benvenuto. Noi esportiamo in 27 paesi del mondo, abbiamo una quota del nostro fatturato di circa il 70% in export grazie a 500 colori di tessuti tecnici sempre disponibili a magazzino e a 300 mila metri di tessuto a stock. In questo caso però vorremmo che il tessuto per le mascherine rimanga in Italia. Aiutateci a trovare chi lo possa cucire”.

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