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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Natale, il nuovo Dpcm vuole sospendere le restrizioni per lo shopping

Il governo Conte lavora a un decreto ministeriale fotocopia che prolunghi le restrizioni, per poi varare un nuovo provvedimento che a ridosso delle festività consenta gli acquisti ma con restrizioni da seguire su coprifuoco, feste, cenoni e il Veglione di Capodanno

Il governo Conte, come racconta today.it, lavora a un decreto ministeriale fotocopia che prolunghi le restrizioni, per poi varare un nuovo provvedimento che a ridosso delle festività consenta gli acquisti ma con restrizioni da seguire su coprifuoco, feste, cenoni e il Veglione di Capodanno

Un Dpcm "fotocopia" che il 3 dicembre prolunghi per dieci giorni le restrizioni in vigore allo scopo di far scendere i numeri dell'epidemia. E poi una finestra di dieci-quindici giorni che, a ridosso del Natale, "liberi" lo shopping delle feste - che vale 5,1 miliardi secondo la Coldiretti - per poi tornare a chiudere tutto prima del 24 dicembre, consentendo feste solo con i congiunti ovvero i parenti stretti. Il piano del governo Conte per il Natale sembra farsi sempre più concreto mentre dall'analisi dei dati di ieri del Bollettino della Protezione Civile sembra registrarsi una prima frenata dell'epidemia di coronavirus. 

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Il piano dell'esecutivo quindi prevede che il Dpcm in scadenza il 3 dicembre possa essere prolungato per qualche tempo prima dell'arrivo di un nuovo decreto ad hoc a ridosso del Natale. Tra le ipotesi c'è quella di tenere aperti i negozi per lo shopping anche di sera tardi per spalmare le entrate dei clienti - possibilmente contingentati per fasce d'età allo scopo di evitare assembramenti, un obiettivo che si potrebbe ottenere anche prevedendo limiti ferrei agli ingressi - mentre tra le iniziative delle Regioni c'è l'accelerazione dei tempi sulla revisione dell'assegnazione delle zone, in particolare per la promozione verso quelle meno restrittive, e l'allentamento delle misure in quelle province dei territori in zona rossa che hanno dati confortanti. Il piano, di cui parla oggi tra gli altri anche Repubblica, dovrebbe essere più o meno questo: 

  • mantenere la stretta con l’attuale modello delle zone rosse fino al 3 dicembre, data di scadenza del Dpcm in vigore;

  • dal 4 dicembre, con il nuovo Dpcm, un’altra settimana caratterizzata da misure rigorose, per cercare di portare entro il 10 tutte le Regioni sotto l’indice Rt di 1;
  • a quel punto, con una curva “raffreddata” sull’intero territorio, si potrà consentire almeno l’apertura dei negozi;
  • quindi si potranno rialzare le serrande anche bar e ristoranti, e non solo per l’asporto, ma soltanto fino alle 18;

Da questo piano resta per ora esclusa - nel senso che non se ne è ancora parlato - la possibilità di spostarsi da e verso una regione proclamata zona rossa: ad oggi la possibilità sembra esclusa proprio per gli alti pericoli di contagio intrafamiliare durante le feste. Anche se invece l'agenzia di stampa Ansa avverte che tra le ipotesi sul tavolo - a parte il Dpcm ponte per il periodo natalizio che sospenderà l'automatismo delle fasce, allenterà il coprifuoco nazionale, cconsentirà l'apertura serale di bar e ristoranti - c'è anche lo spostamento anche tra le regioni rosse e arancioni per raggiungere i parenti più stretti, oltre all'allungamento dell'orario dei negozi, a un nuovo protocollo per le messe e le cerimonie religiose, ai divieti per la notte di capodanno, compreso lo stop a qualsiasi assembramento nelle piazze.  

Poche le possibilità che si cambino i 21 indicatori mentre non è escluso che qualche regione - compreso il Veneto - cambi colore, come ha annunciato ieri il ministro degli Affari Regionali Francesco Boccia: "Fino al 3 dicembre non è in discussione il cambiamento dei parametri – ha detto Boccia –. C’è un Dpcm in vigore fino a quella data e il confronto servirà a prendere decisioni in vista del Dpcm successivo. E non escludo che altre regioni rosse". Parole confermate, durante la videoconferenza Stato-Regioni, anche dal presidente della Lombardia Fontana: "Il governo manterrà la situazione fino al 3 dicembre". E in vista del Dpcm ci sarà un "coordinamento politico" tra il governo e Regioni. 

Giuseppe Conte e le regole per il Natale 

Ieri è stato lo stesso presidente del Consiglio Giuseppe Conte ad annunciare che la situazione è in miglioramento ma anche che a Natale e a Capodanno non ci saranno né cenoni né veglioni."Veglioni, cenoni, baci e abbracci per questo fine 2020 dovranno essere rimandati perché", come ha spiegato il premier, "al di là delle valutazioni scientifiche, occorre buonsenso". "Una settimana di socialità scatenata, come è quella che di solito ci accompagna nelle festività natalizie, significherebbe pagare a gennaio un innalzamento brusco della curva in termine di decessi, stress delle terapie intensive e dell'area medica. Non ce lo possiamo permettere, sarebbe folle". 

Dal premier ai ministri fino agli scienziati, tutti continuano a ripetere che non sarà un Natale come gli altri e che, seppur con qualche inevitabile concessione, non sarà certo un liberi tutti. "Il cenone classico, con 20 persone, quest'anno non ce lo possiamo permettere" conferma il coordinatore del Comitato tecnico scientifico Agostino Miozzo che lancia però un altro allarme: va evitato in tutti i modi l'assalto a negozi e grandi magazzini per lo shopping natalizio. Qualche apertura però ci sarà, come conferma lo stesso premier, per consentire alle famiglie di stare insieme e soprattutto per non affossare ulteriormente l'intero commercio e il turismo. La linea da seguire verrà decisa nei prossimi giorni, anche confidando sul fatto che le misure prese a partire dal 24 ottobre frenino la diffusione del virus. La Stampa racconta invece quali sono i cambiamenti sul tavolo del governo per il prossimo Dpcm: 

  • il coprifuoco passerà dalle 22-23 alle 24;
  • ristoranti e bar aperti fino alle 20;
  • divieto di fare tavoli con più di 4-6 persone;
  • vietate feste in piazza a capodanno;
  • i centri commerciali saranno aperti nel week end con ingressi contigentati: forse le prime due ore di apertura saranno dedicate agli over 65 anni. 

Infine, il Corriere della Sera scrive che la prima data da segnare sul calendario è quella del 27 novembre: quel giorno Piemonte, Lombardia e le altre regioni che sono entrate per prime in zona rossa potrebbero passare a quella arancione, mentre nella settimana immediatamente successiva quelle in zona arancione potrebbero meritarsi il giallo. Proprio l'avverarsi di questa possibilità, che oggi in teoria i numeri già consentono, consentirebbe di allentare le misure restrittive ora in vigore: ovvero l’apertura dei negozi dalle 9 alle 22, dei centri commerciali nel fine settimana, dei ristoranti la sera in tutte le aree d’Italia tranne quelle ancora rosse. Anche il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti si dice pronto a muoversi: "Tratteniamo il fiato e cerchiamo di arrivare con quest'assetto, i 21 parametri, le tre fasce, senza litigare, fino al 3 dicembre, cioè fino al prossimo Dpcm. Ma poi bisognerà cambiare, semplificare. Si avvicina il mese cruciale". Stamattina sul tema è intervenuto a SkyTg24 il segretario del Partito Democratico Nicola Zingaretti: "Il virus è tra noi, e al di là delle regole dovremo stare attenti - ha spiegato Zingaretti -. Dobbiamo passare un Natale sereno in sicurezza, per non aver paura di quello che accadrà il 28 dicembre o il 10 gennaio, quando la curva potrebbe risalire. Ma ricordiamoci sempre che dietro quei numeri ci sono delle persone. Dobbiamo pensarci e affrontare il virus tutti insieme. C'è un equilibrio maggiore ora tra Regioni e governo. Noi abbiamo vissuto mesi in cui chi predicava prudenza era visto come uno iettatore. Io ho combattuto nella mia regione per non far passare la norma del 25 per cento del pubblico negli stadi".

Secondo il quotidiano dal 3 dicembre sarebbero riaperti il sabato, la domenica e gli altri giorni festivi anche i centri commerciali, il coprifuoco potrebbe essere allungato alle 23 o alle 24 ma rimarrà comunque il divieto di feste e cene così come la chiusura delle palestre, degli sport da contatto e degli impianti sciistici. E su quest'ultimo punto le regioni del Nord sono già sul piede di guerra. 

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