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Verso la fine dell'emergenza: cosa cambierà da aprile

La frenata diventa sempre più evidente in molte regioni e il 31 marzo cambieranno molte cose. Il pass servirà sempre meno. La quarta dose solo ai pazienti fragili

Il virus rallenta. La frenata diventa sempre più evidente in molte regioni, tra le quali il Veneto che sta virando verso la zona bianca. La Federazione italiana delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso) calcola che in una settimana il numero dei pazienti Covid ricoverati è diminuito del 17%, mentre la gran parte degli ospedalizzati, il 72%, continua ad essere rappresentata da soggetti che non hanno un'adeguata copertura vaccinale. Ci sono territori che escono prima dall'emergenza, altri meno. Il calo negli ospedali del Nord è stato del 29%, al Centro dell'11%, al Sud dell'8% (in Sardegna, ad esempio, l'ondata Omicron si fa sentire ancora nettamente). I quasi 500 ricoveri ordinari in meno in 24 ore a livello nazionale sono comunque un buon segnale.  

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Fine stato di emergenza e superamento Green Pass

Il 31 marzo dovrebbe essere la data della svolta, la fine dello stato di emergenza. E la data probabile anche della fine del Cts, il Comitato tecnico scientifico che ha spalleggiato il governo in tutti questi mesi sarà sciolto. Non dovrebbe arrivare a breve una variante più diffusiva di Omicron secondo l'immunologo Sergio Abrignani. Il professor Fabrizio Pregliasco parla di "una prospettiva assolutamente positiva per questa primavera-estate, ma la circolazione del virus tornerà a essere più significativa nella stagione invernale prossima".

Molto probabile l’ipotesi di un riavvolgimento del nastro nell’utilizzo del Green Pass, con il ritorno al solo tampone per alcune attività per le quali ora vige l’obbligo della certificazione verde rafforzata. A cominciare dagli alberghi, cosa che consentirebbe a italiani e stranieri privi di Green Pass di programmare le vacanze anche a Pasqua, non solo in vista dell'estate. Inoltre bar e ristoranti, siti culturali e spettacoli, piscine e attività sportive all’aperto potrebbero tornare agibili anche ai non vaccinati già da aprile. O abolizione e "solo" Green Pass base, con tampone. Cinema, teatri, palestre, dovranno attendere, resteranno aperti solo a chi ha il Super Green Pass. Ipotesi, nessuna ufficialità. Ma il certificato verde ha i mesi contati. Forse le settimane. Il calo dell’allerta contagi riapre il tema del Green pass, con un dibattito acceso tra oltranzisti, che vorrebbero eliminarlo da subito, e attendisti, che preferirebbero rinviare ancora di qualche mese.

E' molto probabile che non servirà più alcun certificato verde ad aprile per shopping, banche e uffici postali. E forse anche per i clienti di parrucchieri, barbieri, estetisti e tutti i centri di servizi alla persona. Quasi sicuramente il Green pass, super o base, resterà invece fino all'estate nei trasporti quelli a lunga percorrenza.

"Il mantenimento del pass in tutti gli ambienti extralavorativi e ludici, in assenza di una revisione che si basi sull'andamento della pandemia, non la vedo una scelta al momento ragionevole" ha detto il virologo Marco Falcone, professore associato di Malattie infettive dell'Università di Pisa e segretario della Società italiana di malattie infettive e tropicali (Simit). "Su categorie come operatori della sanità, forze dell'ordine eccetera - afferma l'esperto - penso debba rimanere perché non possiamo mettere a rischio la macchina dello Stato", ma per il resto "si dovrà adeguare la necessità di questo strumento alla condizione attuale della pandemia e della diffusione del virus. E quindi in presenza di un calo dei contagi, di un virus che è diventato nettamente prevalente nella popolazione perché in 2 mesi ha infettato verosimilmente 20 milioni di persone, e di un tasso così alto di persone vaccinate e con terza dose - sottolinea il virologo - credo che almeno nei luoghi di aggregazione l'obbligatorietà del Green pass potrebbe essere superata". 

Cresce tanto nella Lega quanto nel M5S il fronte di chi vuole lo stop al Green Pass per l'accesso ai posti di lavoro ben prima del 15 giugno. Sul certificato verde nelle ultime settimane si sta creando un fronte trasversale per chiedere a gran voce di cancellare la norma sul lavoro in concomitanza con la fine della proroga dello stato di emergenza. 

I due Green Pass

Oggi come oggi in Italia esistono il green pass base e il green pass rafforzato (noto anche come super green pass). 

  • Per green pass base: si intende la Certificazione verde COVID-19 per vaccinazione, guarigione, test antigenico rapido o molecolare con risultato negativo.
  • Per green pass rafforzato: si intende soltanto la Certificazione verde COVID-19 per vaccinazione o guarigione. Il green pass rafforzato non include, quindi, l’effettuazione di un test antigenico rapido o molecolare.

Il green pass “rafforzato” è richiesto in zona bianca, in zona gialla e in zona arancione per accedere a numerose attività e servizi. Dal 15 febbraio 2022, a tutti i lavoratori del settore pubblico e privato, a partire dai 50 anni di età, è richiesto il green pass rafforzato, fino al 15 giugno 2022.

Quarta dose: chi la dovrà fare

Sulla quarta dose non ci sono prove sulla necessità di fare a tutti una nuova somministrazione dopo la terza, ma solo agli immunodepressi. Ovvero chi ha  subito trapianti o soffre di determinate patologie che abbassano le difese o ancora chi, come ad esempio i malati oncologici, prende farmaci che riducono l’azione del sistema immunitario. Meno di un milione di italiani in tutto.

La quarta dose servirà per tutti prima o poi? "Se mai ne avremo bisogno, credo che sia comunque dopo l’estate, visto che la protezione della terza dose è molto buona", spiega alla Stampa Andrea Cossarizza, immunologo dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Non è tra l'altro nemmeno certo che i vaccini attuali serviranno ancora per la popolazione generale in futuro: "Sicuramente avremo bisogno di prodotti che coprano più varianti, stimolando anche un meccanismo di risposta cellulo- mediata, non solo quello degli anticorpi. E dobbiamo capire se serviranno solo per certe categorie di cittadini, cioè per anziani e fragili, per cui è sempre raccomandato quello dell’influenza".

Si partirà dai fragili. Il ministero alla Salute ha chiesto ad Aifa di esprimersi e l’agenzia ha già fissato, nei prossimi giorni, la riunione in cui si discuterà la novità. Verranno osservati i dati a disposizione, anche quelli basati sulle esperienze di altri Paesi come Israele, poi molto probabilmente arriverà il via libera. Gli immunodepressi dovranno fare il richiamo dopo almeno 120 giorni dalla conclusione del ciclo primario. Probabilmente già dalla prossima settimana le Regioni avranno il via libera.

Da: Today.it

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