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Quali regioni rischiano la zona rossa o arancione l'11 gennaio: occhi puntati sul Veneto

L'8 è previsto il report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute che la Cabina di Regia Benessere Italia dovrà valutare per decidere l'istituzione delle restrizioni nei territori. Chi è a rischio e perché

l conto alla rovescia è iniziato: tra 48 ore, l'8 gennaio, è previsto l'arrivo del report dell'Istituto Superiore di Sanità e del ministero della Salute che la Cabina di Regia Benessere Italia dovrà valutare per decidere l'istituzione della zona rossa, arancione e gialla nelle regioni d'Italia a partire dall'11. Poi arriverà l'ordinanza del ministro Roberto Speranza, che entrerà in vigore dopo il week end in rosso deciso dal governo con il decreto legge 5 gennaio n.1. 

Quali regioni rischiano la zona rossa o arancione l'11 gennaio

Tutti gli occhi sono puntati sull'indice di contagio Rt. L'articolo 2 del Dl 1/2021 infatti ha modificato il parametro che permetterà di portare in zona arancioni le regioni con Rt a 1 ma soltanto se "nel territorio si manifesta un'incidenza dei contagi superiore a 50 casi ogni 100mila abitanti". Questa regola è stata introdotta per evitare che regioni con una circolazione virale bassa possano invece finire in arancione a causa di singolo episodio di aumento dell'Rt, ma ad oggi i valori dell'incidenza sono molto superiori in tutte le regioni (il più basso è in Calabria ed è a quota 131). La zona rossa invece scatterà quando l'indice di contagio supererà quota 1,25 (sempre con la clausola dell'incidenza dei contagi). Quali regioni rischiano quindi di finire in zona arancione o (meno probabilmente) in zona rossa a partire dall'11 gennaio? 

Come abbiamo fatto notare, in base all'ultimo monitoraggio dell'Iss (quello relativo alla settimana tra il 21 e il 27 dicembre) l'indice di contagio Rt era superiore a 1 in Veneto (1,07), Liguria (1,07), Calabria (1,09), Basilicata (1,09), Lombardia e Puglia (1). In una forchetta tra lo 0,95 e lo 0,99 si trovavano Emilia-Romagna, Friuli-Venezia Giulia e Marche mentre la Sicilia era a 0,93. Ora toccherà alla settimana tra il 28 dicembre e il 3 gennaio stabilire il destino dei territori e i numeri "grezzi" (in attesa dell'elaborazione dei parametri) non sono per niente incoraggianti, visto che ad esempio il 31 del mese scorso i contagi hanno toccato quota 23mila e a 22mila sono arrivati a Capodanno

Il primo candato a cambiare zona e ad approdare a quelle con maggiori restrizioni è il Veneto, e ne è consapevole anche il presidente della Regione Luca Zaia visto che in un'intervista al Corriere qualche giorno fa sembrava addirittura rassegnato all'approdo in rosso. Ma il Mattino oggi scrive che ci sono altre regioni in bilico tra la zona rossa e quella arancione: il Friuli-Venezia Giulia, l'Umbria, la Basilicata e la Calabria. Secondo il quotidiano per quanto riguarda l'Umbria nell’ultimo report l’Rt era basso e non preoccupava l’impatto sugli ospedali, però ci sono alcuni segnali discordanti.

L’Università dell’Insubria, ad esempio, esegue un monitoraggio indipendente dell’indice di trasmissione e calcola, per l’Umbria un valore di 1,3. Non è la stima ufficiale, quella che conta per le decisione del Ministero della Salute è elaborata dalla Fondazione Kessler per conto dell’Istituto superiore di Sanità, però è comunque un dato da non sottovalutare.

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Gennaio: zona rossa e arancione in Italia 

Poi c'è la zona arancione e sempre secondo il quotidiano una delle regioni a rischio è l'Abruzzo che aveva un Rt molto basso nell’ultima rilevazione, ma che registra l’incremento dei ricoveri. Per il territorio sarebbe una beffa visto che l'arancione è stato l'ultimo colore in vigore fino al decreto legge n.172/2020 che ha istituto il rosso e ancora l'arancione a singhiozzo durante le festività anche se i suoi numeri erano da zona gialla a partire dal monitoraggio successivo. Ritrovarsi di nuovo in arancione l'11 gennaio sarebbe quasi uno scherzo del destino. La Sicilia, scrive ancora il quotidiano, è stata ieri la terza regione per nuovi positivi, oltre 1500 con poco più di 9500 tamponi ma, come sappiamo, nel monitoraggio dell'Iss non rientrano i numeri di questi giorni ma quelli della scorsa settimana. Il Fatto oggi fa l'elenco delle province con più casi e naturalmente le prime sono tutte al Nord Est:

Belluno è la provincia più colpita con 1.055 nuovi casi ogni 100 mila abitanti negli ultimi 14 giorni, seguono Treviso (1.042), Venezia (965), Verona (936), Padova (800), Vicenza (757), al settimo posto c’è Gorizia (715), all’otta - vo Rimini alla pari con Rovigo (670), poi ancora la Romagna con Forlì-Cesena (584) e Ravenna (568). Trieste è dodicesima (548), Bologna tredicesima (490) seguita da Piacenza (469) e Modena (463).

Al sedicesimo posto Vibo Valentia (460), una sorpresa perché per mesi ha avuto meno casi di tutti: si deve in parte ai focolai della frazione Piscopo di Vibo e di Fabrizia, dichiarati zona rossa il 28 dicembre dalla Regione. La 17esima provincia è Pesaro-Urbino (439), seguono Foggia (424), la prima provincia lombarda che al momento è Mantova (419) e di nuovo l’Emilia con la confinante Ferrara (417). Roma è 43esima (286), Milano 59esima (223), Torino 66esima (211), Genova 72esima (197), Napoli 73esima (193). Bergamo terzultima (87), poi Grosseto (81) e Crotone (72).

Ieri i calcoli del fisico Roberto Battiston dell'Università di Trento, basati sui dati della Protezione Civile, dicevano che negli ultimi giorni è stato superato a livello nazionale il valore di 1 per l'indice Rt di contagiosità del virus responsabile della pandemia di Covid-19. "Più che il valore assoluto, è interessante la tendenza nel tempo dell'indice Rt e questa - ha detto Battiston all'Ansa - indica che, rispetto a Natale l'Rt è salito di un decimo di punto, passando da 0,89 a 1,01". L'aumento dell'indice Rt avvenuto da Natale a oggi "corrisponde agli effetti di quanto è avvenuto nella settimana precedente", ha osservato Battiston riferendosi alle aperture e allo shopping natalizio. "Oggi, invece, cominciamo a vedere i primi effetti del lockdown. Non sono effetti drastici, ma di contenimento, e se le restrizioni proseguiranno ancora per una settimana, l'effetto sarà più visibile".

Per Battiston è quindi "la conferma che l'andamento dell'indice Rt in Italia è legato all'andamento delle misure contenitive", più ancora che ad altri fattori come l'influenza stagionale o la circolazione delle varianti del virus. Secondo l'esperto, in vista dell'assegnazione delle zone "è importante spostare verso il basso i limiti in Rt che definiscono le varie zone (attualmente sopra 1.5 per la zona rossa, sopra 1.25 per la zona arancione e sotto 1.25 per zona gialla), adottando valori che più bassi, come proposto in queste ore dal ministero della Sanità. Quando Rt è superiore a 1 la situazione inizia ad essere preoccupante ed occorre intervenire con misure restrittive". Guardando ai mesi passati è infatti evidente che i provvedimenti adottati in ottobre hanno determinato una discesa di Rt in tutta Italia, indicando in modo chiaro l'efficacia delle misure, le zone rosse in particolare. L'uscita dalla zona rossa dopo la prima settimana di dicembre ha fatto ripartire la crescita di Rt in tutte le regioni. 

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