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Coronavirus: il Governo ragiona su come salvare il Natale, ma gennaio fa paura

Il governo ragiona attorno alla possibilità di varare un decreto ministeriale dopo il 3 dicembre per riaprire gradualmente in tutte le regioni e permettere di festeggiare Natale e Capodanno. Ma per alcuni esperti questo potrebbe portare a una recrudescenza dell'epidemia a gennaio

Un decreto per liberare il Natale da varare dopo il 3 dicembre, ovvero alla scadenza delle restrizioni dell'ultimo Dpcm. E il pericolo concreto che aprire durante le feste porti a una terza ondata dell'epidemia di coronavirus a gennaio. Mentre i numeri dell'emergenza registrano un lieve miglioramento e il governo e la cabina di regia dibattono sulla possibilità di un allentamento delle restrizioni nelle regioni per la prossima settimana e su quella, più lontana del tempo, di un nuovo Dpcm per le festività. 

Il nuovo Dpcm per liberare il Natale e il pericolo terza ondata

Il bollettino della Protezione Civile ieri registrava un rallentamento nel numero dei positivi: 37255 (contro i 40mila di venerdì) e 544 vittime, ovvero sei in meno ma con un numero di tamponi (227695) in calo di 27mila unità. Torna a salire però il tasso di positività dal 16 al 16,3 mentre scendono i ricoveri dei pazienti con sintomi (meno della metà del giorno precedente) e aumentano in maniera contenuta i pazienti in terapia intensiva: altri 76 che portano il totale a 3306. "C’è un’iniziale decelerazione della curva dei contagi, che però va confermata", ha detto ieri Franco Locatelli del Consiglio Superiore di Sanità ma gli esperti sottolineano che il rallentamento della crescita è qualcosa di diverso dal calo della curva, che è invece previsto, se la tendenza continuerà ad essere questa per la metà della prossima settimana. Come spiega today.it, ad oggi non si può dire se i segnali di rallentamento della curva siano concreti ed è il frutto della media del pollo visto che in alcune regioni segnali di miglioramento per ora non ce ne sono. 

Per Ranieri Guerra, che ne parla oggi in un'intervista al Corriere della Sera, "La curva sta rallentando e tra poco comincerà a scendere di nuovo ma si allungherà nel tempo, rispetto a quella della prima ondata in quanto abbiamo più casi, diffusi sull’intero territorio nazionale, diagnosticati anche molto meglio, grazie ad una attività di test in continua crescita. E non ci dimentichiamo che siamo appena all’inizio della stagione invernale". In questa ottica il governo ragiona attorno a un decreto di Natale per le riaperture, anche se Il Messaggero spiega che la cautela spinge i ministri a spiegare che prima di muoversi. occorre attendere i dati che verranno fuori il 3 dicembre. Quella è la data di scadenza dell'ultimo Dpcm ma già da oggi si dice che il piano del governo Conte per salvare il Natale non sarà la "tana libera tutti" della scorsa estate che ha portato alla seconda ondata dell'epidemia. Si ragiona attorno alla possibilità di prevedere per metà dicembre un possibile allentamento dell'orario del coprifuoco e alla riapertura serale di bar e ristoranti. 

Secondo il quotidiano l'esigenza di dover intervenire con un nuovo dpcm che permetta di festeggiare il Natale, seppur con tutte le precauzioni, è data per scontata non solo per la scadenza dell'attuale, ma per iniziare ad allentare'alcune prescrizioni che riguardano anche le regioni in zona gialla:

  • l'intervento può avvenire per gradi dopo il 3 dicembre e possa riguardare inizialmente le regioni più virtuose
  • successivamente anche le altre potrebbero essere inserite nel nuovo decreto che allungherà gli orari degli esercizi pubblici - mettendo limiti alla capienza - e permetterà gli spostamenti tra regioni;
  • l'intervento sarebbe quindi in due tempi, in modo da non scatenare folli corse nei lócali e negli esercizi commerciali già ad inizio del nuovo mese e arrivare a ridosso del giorno di Natale con ulteriori concessioni. 

Il decreto di Natale e i suoi rischi

Il decreto di Natale però porta con sé alcuni rischi. Pierpaolo Sileri, sottosegretario M5S alla Salute, in un'intervista a La Stampa parla ancora di festività in emergenza perché il miglioramento dei numeri è a macchia di leopardo: "Dobbiamo vedere l’andamento dell’epidemia e valutare le soluzioni più adatte. Verosimilmente avremo Regioni con un andamento migliore e altre con maggiori difficoltà". Poi aggiunge che sul tavolo del governo c'è ancora la possibilità di un lockdown nazionale: "Se i dati ci costringessero a rendere tutte le regioni rosse, di fatto si arriverebbe a un lockdown nazionale. Ma se si optasse per questa soluzione solo per silenziare i mugugni degli scontenti, sarebbe una sconfitta per tutti". 

A spiegare però che le riaperture di Natale potrebbero portare effetti pericolosi ci pensa il docente di microbiologia Andrea Crisanti, il quale, in un'intervista a Repubblica, getta acqua sul fuoco anche sul rallentamento della curva dell'epidemia: "Se si osserva la curva dei contagi e la dinamica dei decessi si capisce come siamo in una situazione sovrapponibile a quella di marzo. E se consideriamo che con il lockdown totale di allora abbiamo dovuto attendere fine aprile per intravedere la famosa fine del tunnel, si può intuire a che punto ci troviamo. E qui non stiamo nemmeno facendo un vero lockdown". Secondo Crisanti ci vorrà più tempo per valutare la fine della seconda ondata dell'epidemia di coronavirus e servirà più tempo per valutare l'efficacia delle misure restrittive: "Io penso che il lockdown bisognerà comunque farlo. Risulterà inevitabile, i numeri lo imporrano. L’Rt resterà superiore o uguale a uno a lungo. È una questione matematica".

Per lui la riapertura di Natale potrebbe fare danni: "Senza strumenti per contrastare la diffusione sul territorio, come si può pensare a un allentamento? A gennaio saremo di nuovo in questa situazione se non in una peggiore, nel pieno della terza ondata. È cosi elementare: approfittare delle ferie per chiudere. Ma bisogna conciliare l’emergenza con le esigenze economiche, lo capisco. Ma allora fate qualcosa: prolungate gli orari di apertura dei negozi, scaglionate gli ingressi, evitate in tutti i modi gli assembramenti, a casa e fuori". 

Intanto dalle regioni continauno ad a arrivare polemiche. La retrocessione della Toscana in zona rossa non è piaciuta al presidente della Regione Eugenio Giani: "Sono amareggiato, il tasso dei contagi è sceso nell’ultima settimana". E anche Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli, protesta per il passaggio in zona arancione: «Non c’è stata collaborazione da parte del governo . A decidere sono gli algoritmi".

Da Today.it

Foto: Natale foto creata da freepik - it.freepik.com

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