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Natale 2020: lockdown per fermare assembramenti e veglioni clandestini

"C'è chi prenota casali per fare feste a Capodanno". Per questo il governo prepara la stretta. Che prevede l'anticipo del coprifuoco e dello stop ai movimenti tra regioni. Ma si lavora anche a un compromesso con chiusure mirate nei giorni festivi

Entro 48 ore, come scrive Alessandro D'Amato su Today.it il governo Conte deciderà una nuova stretta nazionale nei giorni festivi e prefestivi - un lockdown di fatto - dalla vigilia di Natale 2020 a Santo Stefano e poi da San Silvestro a Capodanno, solo con i servizi essenziali aperti. Oppure una sorta di grande zona arancione, con i negozi aperti e i ristoranti chiusi. Con il coprifuoco anticipato alle 18 o alle 20 e lo stop agli spostamenti già dal 19 dicembre. Attraverso un nuovo Dpcm che andrà accompagnato da un decreto legge sulla limitazione delle libertà personali o da un emendamento al DL 2 dicembre n. 158. E quindi da un'altra maratona legislativa dopo quella dell'inizio del mese. In attesa anche delle restrizioni annunciate in Veneto da Luca Zaia, con una nuova ordinanza che o entrerà in vigore da domani oppure aspetterà le decisioni di Roma. Intanto gli esperti non sembrano avere dubbi: stringere ora è la scelta giusta. Ma c'è anche chi si oppone. 

Lockdown di Natale 2020: l'Italia in zona rossa o arancione

Ed a certificarlo è proprio il premier nell'intervista che rilascia oggi a La Stampa: "Si rende necessaria qualche ulteriore misura restrittiva. Ci stiamo riflettendo in queste ore. Dobbiamo scongiurare a ogni costo una terza ondata, perché sarebbe devastante anche sul piano della perdita di vite umane. Abbiamo chiesto agli italiani, nei festeggiamenti in casa, di evitare di ricevere persone abitualmente non conviventi. Ovviamente queste sono regole non vincolanti, perché non possiamo dettare i comportamenti nelle case private. Ma sono comunque essenziali, per tutelare la salute di tutti. E quando leggo di persone che si stanno adoperando per organizzare feste clandestine a Capodanno, beh, questo fa male. Chi partecipa a questi veglioni proibiti mette a rischio se stesso, i propri cari, i propri amici e tutte le persone a cui dice di volere bene. Per questo ripeto agli italiani: non lo fate, ve ne prego"Repubblica infatti scrive che il governo sa che in molti — appartenenti a nuclei familiari diversi — hanno prenotato interi casali e agriturismi tra il 31 dicembre e il 2 gennaio, in modo da aggirare il blocco di Capodanno. Si lavora quindi su tre scenari:

  • l'Italia in zona rossa con un lockdown di fatto da Natale a Capodanno (o addirittura fino all'Epifania): chiusure di tutti gli esercizi tranne quelli essenziali, riduzione ulteriore della possibilità di circolazione, coprifuoco anticipato;
  • l'Italia in zona arancione con un lockdown soft che prevede negozi aperti ma bar e ristoranti chiusi;
  • una zona arancione rinforzata con chiusura dei negozi, dei bar e dei ristoranti nei festivi e nei prefestivi e regole meno rigide negli altri giorni.

In un documento presentato al governo per giustificare la necessità di una nuova stretta il Comitato Tecnico Scientifico sollecita norme più rigide per fermare gli assembramenti con le regole delle zone rosse nelle date del 24-27 dicembre, 31 dicembre-3 gennaio, 5-6 gennaio. Il compromesso che potrebbe raggiungere l'esecutivo è quello di prevedere una zona arancione nazionale dal 20 dicembre al 6 gennaio e una zona rossa nei festivi e nei prefestivi. Bloccando così cenoni e veglioni. La Stampa scrive che il documento del Cts verte su tre punti fondamentali: 

  • "potenziare i meccanismi di controllo per garantire il rispetto delle norme in vigore";
  • "limitare ulteriormente la circolazione interregionale";
  • "limitare la circolazione, ad esempio anticipando l’orario di rientro nelle abitazioni"; 
  • "ridurre i contesti che fanno rischiare gli assembramenti".

In pratica le indicazioni vanno dunque dall'ampliamento del coprifuoco (alle 20 o addirittura alle 18) e al blocco totale dei movimenti. E che a questo punto si concilia poco con le deroghe alla circolazione tra i comuni più piccoli che pure dovrebbero far parte del provvedimento. E che ad oggi rimane confermata anche se non si sa se si sceglierà il criterio dei chilometri o quello provinciale. 

Un nuovo Dpcm e un decreto legge per la stretta

La zona rossa nazionale nei festivi e prefestivi non vede quindi d'accordo tutti nel governo e nella maggioranza. E ha un oppositore piuttosto importante: il premier. "Quei Paesi finora non avevano adottato misure restrittive, invece noi sì e molte Regioni hanno subito forti stress. In più, ci troviamo con i cittadini che hanno aspettative per ilNatale. Se stringiamo troppo, inneschiamo proteste sociali. Temo per la tenuta psicologica del Paese. Senza contare che se chiudiamo, servirà un altro decreto molto oneroso con nuovi ristori", ha detto ieri Conte durante il vertici

E infatti sul tavolo c'è anche il nodo ristori: la chiusura di negozi, bar e ristoranti porterebbe i gestori a chiedere un ulteriore sostegno economico. Ma i rigoristi sembrano avere la meglio in questa fase: "Stiamo ragionando sulle due settimane delle vacanze di Natale - dice il ministro della Salute Roberto Speranza -, spero che in tempi brevi si possano prendere ulteriori misure per scongiurare un'ipotetica terza ondata". "Dobbiamo essere più rigorosi durante le festività", gli fa eco il ministro degli Affari regionali Francesco Boccia. "In Italia la curva dei contagi è in fase calante, mentre in Germania sta salendo". È il Corriere della Sera a far sapere che sarà un nuovo Dpcm a introdurre la stretta in vista delle festività natalizie.

Ma il decreto del presidente del Consiglio non sarà sufficiente, andrà accompagnato da un nuovo decreto legge sulla limitazione delle libertà personali, o anche soltanto da un emendamento all'ultimo decreto legge del dicembre. 

Secondo il quotidiano sono attualmente due le ipotesi principali sul tavolo dell'esecutivo: "decidere che durante le feste l'Italia sarà una grande zona arancione, con bar e ristoranti chiusi, spostamenti limitati ma negozi aperti, oppure una zona rossa nazionale: a quel punto ci troveremmo con un nuovo lockdown generale, come in primavera, quando si poteva uscire di casa solo per urgenze, necessità e salute e con autocertificazione in tasca. II blocco totale è stato il nodo del confronto-scontro, dentro il vertice e tra governo e scienziati". Con il modello Merkel, anche se la Germania ha una curva in salita e l'Italia in discesa. Ma con un obiettivo simile: riportare gli ospedali a numeri in grado di reggere l'eventuale terza ondata. Per questo per il quotidiano l'Italia potrebbe fermarsi "dal 24 dicembre al 6 gennaio, seguendo le regole della fascia arancione, o quelle della fascia rossa. Oppure le chiusure scatteranno solo nei giorni festivi e prefestivi e dunque 24-25-26-27-31 dicembre e 1-3-6 gennaio, come suggerito da Dario Franceschini". 

Nuovo Dpcm e decreto legge: il documento segreto che ha spinto il governo alla zona rossa o arancione a Natale 2020

D'altro canto l'analisi del bollettino della Protezione Civile ci dice che i contagi sono sì in calo, ma il numero dei tamponi processati è il più basso dal 19 ottobre scorso, il tasso di positività è sostanzialmente stabile da tre settimane e la curva delle terapie intensive scende molto lentamente. Per non parlare dei morti. Secondo Il Fatto Quotidiano la maggior parte degli studiosi del Cts, con qualche timido distinguo, propende per la linea tedesca: “A questo punto, con i numeri attuali e viste le scene del weekend bisognerebbe fare come la Germania, un lockdown generalizzato da subito o almeno dal 24 dicembre al 7 gennaio”. Un rinvio necessario, soprattutto perché, va detto, sarebbe ormai impossibile arginare la surreale corsa agli spostamenti innescata dal divieto che scatta domenica e che consente invece fino al 20 di muoversi tra le regioni, ormai quasi tutte gialle. Giuseppe Ippolito, direttore scientifico dello Spallanzani, componente del Comitato tecnicoscientifico (Cts), lo dice oggi in un'intervista proprio al Corriere: "I timori sono gli stessi che noi, Cassandre inascoltate, avevamo quando a giugno-luglio si pensava di aver superato l’epidemia e si riaprivano le discoteche. Il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi ancora adesso. Al primo cenno di rallentamento dell’epidemia stiamo commettendo lo stesso identico errore: ma allora la storia non ci ha insegnato nulla!". 

Il coprifuoco anticipato e lo stop alla circolazione interregionale dal 19 dicembre

Le Regioni, che spingevano per un allentamento delle maglie, si trovano ora di fronte alla prospettiva di un inasprimento. Il più esplicito è il presidente della Liguria Giovanni Toti, che dice 'no' a misure omogenee in tutto il Paese, rivendicando i dati da zona gialla del suo territorio. "Trovo surreale l'idea di un nuovo lockdown per Natale, preannunciato dal governo quasi con piacere penitenziale - dice Toti, numero due della Conferenza delle Regioni -. Come se si dovessero punire gli italiani che hanno voglia di acquistare qualche dono per rendere meno amare queste feste". Molto severo invece con gli assembramenti Luca Zaia, presidente del Veneto, alle prese con un'impennata dei contagi. "Ho visto uno spettacolo immondo - dice -. È un mondo vomitevole, una cultura strisciante e non imperante secondo la quale questo è il virus dei vecchi e che se la vedano loro".

Il virus si sconfigge "tenendo alta la guardia, non allentando mai l'attenzione e non cantando vittoria troppo presto. La mia posizione non cambia, è sempre stata cristallina. Allentare proprio adesso le misure di contenimento sarebbe un grave errore. Bisogna chiudere, non aprire", afferma invece il ministro della salute, Roberto Speranza, in un colloquio con il quotidiano 'Il Corriere della Sera'. "Dobbiamo assolutamente evitare gli assembramenti - continua Speranza facendo un appello - Non andate tutti nello stesso posto. Quando vedete che ci sono luoghi con tante persone, evitateli, se non vogliamo poi essere costretti a restrizioni molto dure". Tra Natale e la Befana "è il periodo più complicato - sottolinea Speranza - in cui il tasso di relazioni e spostamenti si alza di molto. Ascolteremo con grande attenzione i nostri scienziati e l'auspicio è che nel giro di poco tempo si possano assumere ulteriori misure, in grado di scongiurare una ipotetica terza ondata. Se ci fermiamo e molliamo, la curva del virus può tornare a salire". "Quando tutti mi dicevano 'bisogna aprire', io invitavo alla cautela - evidenzia ancora Speranza - Nelle ultime ore poi, quando ho visto che Merkel in Germania ha deciso il lockdown totale e così stanno facendo Londra e l'Olanda, mi sono convinto ancora di più che in questa fase serva tenere alta l'asticella del rigore. Se non vogliamo precipitare nella terza ondata dobbiamo accettare misure di contenimento ancora più rigorose". 

E poi c'è Andrea Crisanti: "Posso dirlo? Lo avevo previsto che un lockdown a Natale sarebbe servito", dice l'immunologo dell'università di Padova facendo riferimento all'insolito motivo per cui questo weekend è finito sotto i riflettori, cioè l'imitazione che gli ha dedicato Maurizio Crozza, in cui in un'ambientazione a tinte fosche il 'falso Crisanti' preconizzava anche più di una terza ondata di Covid-19, con il comico che chiudeva lo sketch sottolineando di fare attenzione perché l'esperto ci azzecca sempre. "Da adesso - sorride - mi rifiuterò di fare previsioni. Prima di tutto perché non voglio portare sfortuna, e poi perché a questo punto posso solo sbagliare". Crisanti, però, torna subito serio e, rispetto all'ipotesi che il Governo starebbe vagliando, una stretta sulle misure anti-Covid per le Feste, con la possibilità che tutta Italia venga temporaneamente riportata in zona rossa, spiega all'Adnkronos Salute: "Io penso che la zona rossa funzioni e lo abbiamo visto. In Lombardia ha funzionato. Quello che non ha funzionato sono le zone gialle". Quindi che l'Italia arrivi al Natale e al Capodanno in giallo "è un problema". 

Andrea Crisanti e il lockdown di Natale

Guardando alle immagini delle folle immortalate in diverse città della Penisola, il direttore del Laboratorio di Microbiologia e virologia dell'Azienda ospedaliera di Padova e docente di Microbiologia dell'università cittadina lo definisce un fenomeno per certi versi "comprensibile. La gente è stressata e c'è il problema che quando non vede risultati significativi finisce col dire: 'Qualsiasi cosa facciamo non cambia nulla. Tanto vale...'", osserva. Cosa fare? Per Crisanti, "qui ci vuole un governo che tiri fuori l'autorità che gli è conferita. Guardiamo alla Germania: lì la Merkel non ha avuto esitazioni". La cancelliera tedesca ha annunciato il lockdown totale proprio sotto Feste. Del resto, lo stesso virologo già a metà novembre aveva prospettato come utile una scelta simile: "Piuttosto che riaprire per Natale, penso che la situazione sia tale da dover consigliare l'opposto: approfittare delle ferie di fine anno per chiudere tutto in quelle due settimane e cercare di fermare il contagio. Ma capisco che bisogna tener conto delle esigenze dell'economia", aveva osservato in un'intervista, con buona pace di Crozza. E la terza ondata di Covid? "E' uno scenario purtroppo attendibile - ripete Crisanti - Diciamo che dopo averlo accennato come possibile, anche tanti altri esperti si sono espressi in questi termini".

L'infettivologo Massimo Galli, del Sacco di Milano, plaude ai Paesi europei che inaspriscono le restrizioni anti-Covid per le feste natalizie. "Certi Paesi - dice in una intervista a 'Repubblica' - stanno facendo due conti, e questi purtroppo gli dicono che non possono star tranquilli. I tedeschi, all`inizio, hanno fatto le cose molto bene ma forse hanno preso sotto gamba la seconda ondata. Gli inglesi sono messi più o meno come noi". Quanto all'Italia, dove fino a pochi giorni fa si parlava di allentare le misure, e ora di inasprirle, Galli osserva: "Mi sembra il solito tira e molla della politica, dovuto alla la presenza di anime diverse dentro al governo e nella stessa opposizione". Ma secondo Galli quella di stringere ora è la scelta giusta: "Mi sembra evidente. Bisogna limitare al massimo le situazioni pericolose".

Ma c'è anche chi si oppone alle modifiche: "Io terrei le regole come sono adesso: non e' che prevediamo di fare cenoni in famiglia a Natale o veglioni a capodanno, con i trenini. Non stiamo andando verso un Natale esattamente libero, ma piuttosto compresso dal punto di vista delle regole", dice il presidente della Regione Liguria e vicepresidente della Conferenza delle Regioni, Giovanni Toti, a "24 Mattino" su Radio 24. "In alcune regioni e' inutile negare che la situazione epidemiologica sia piu' indietro- prosegue Toti- con gli altri governatori ci vedremo giovedi', ma questo e' cio' che abbiamo concordato quando abbiamo dato il nostro parere al dpcm. Adesso vedremo se il governo fara' delle proposte: per ora il dibattito e' solo su indiscrezioni perche', dal punto di vista formale, non c'e' una proposta sul tavolo". Il governatore ligure precisa di intravedere "sempre dei rischi, non bisogna banalizzare. Sappiamo che dobbiamo lottare con il coronavirus e che dovremo farlo ancora per un certo periodo di tempo. Dobbiamo accelerare sui vaccini, come il commissario Arcuri sta facendo, ma intravedo anche un rischio gigantesco, clamoroso e, forse, sottostimato per la nostra economia, soprattutto per alcuni settori. Non e' una battaglia che si gioca solo su un terreno di gioco".

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