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Sabato, 20 Aprile 2024
Attualità Arzignano

«Veneto, tonnellate di derrate alimentari a rischio Pfas»

È il grido d'allarme lanciato dal gruppo ecologista Cillsa durante una manifestazione nella città del Grifo. E mentre sull'inquinamento del Fratta Gorzone il distretto della pelle finisce ancora una volta sulla graticola dei comitati, questi ultimi ribadiscono il loro no all'inceneritore dei fanghi conciari

«Nel Veneto Ci sono tonnellate di derrate alimentari a rischio di contaminazione da Pfas». L'annuncio shock lo ha lanciato ieri 18 luglio in piazza campo Marzio a Arzignano Giovanni Fazio dal podio della manifestazione contro l'inceneritore per i fanghi conciari organizzata da Cillsa, una associazione ambientalista del comprensorio di cui lo stesso Fazio è uno dei volti di spicco.

Fazio durante il suo intervento davanti a una cinquantina di persone, più i tanti curiosi che «intimoriti» non sono entrati nel perimetro dedicato ai manifestanti, ha citato un monitoraggio effettuato dalla Regione Veneto la cui ostensione era stata chiesta da Greenpeace Italia e dalle «Mamme No Pfas» uno dei gruppi che si battono sul territorio per chiedere «verità e giustizia» rispetto alla maxi contaminazione da derivati del fluoro («i temutissimi derivati del fluoro noti come Pfas» appunto) che ha interessato Veronese, Padovano e Vicentino e che ha avuto origine in quest'ultima provincia a causa delle lavorazioni della trissinese Miteni, poi fallita. L'iniziativa del gruppo Cillsa era stato annunciato da un volantino dattiloscritto in cui si spiegavano in sintesi le ragioni della iniziativa.

IL MONITORAGGIO SULLA CATENA DEL CIBO
Citando lo stesso monitoraggio, che poi dopo un duro contenzioso la Regione Veneto è stata obbligata a consegnare alle due associazioni, Fazio durante la sua prolusione ha parlato di una situazione potenzialmente compromessa. L'attivista poi, che vive nella città del Grifo dove esercita la professione di medico, si è fermato lungamente su due questioni. La prima riguarda «il no senza sconti» al progetto di un inceneritore di fanghi conciaria «che una parte della lobby del settore pelle in una coi lobbisti dell'incenerimento» propongono da anni con modalità che secondo Fazio hanno addirittura oltrepassato il segno dell'ingerenza nella discussione istituzionale.

PALAZZO BALBI E INDUSTRIA: IL DUO «INADEMPIENTE»
In secondo luogo Fazio è poi tornato su un evergreen della sua associazione. Ossia la disapplicazione dell'accordo Stato Regione per la riqualificazione e la salvaguardia del Bacino del Fratta Gorzone «drammaticamente compromesso da anni di attività della concia». Fazio ha ribadito ancora una volta che quell'accordo «che dovrebbe essere vincolante perché parte integrante di una sentenza della magistratura amministrativa passata in giudicato contiene una serie di metodiche che permetterebbero di invertire la rotta rispetto all'inquinamento dilagante». Si tratta di raccomandazioni aggiunge ancora il medico «che non sono state partorite da un comitato ecologista improvvisato, ma che sono il frutto del lavoro comune di ingegneri incaricati dalla concia, di specialisti del trattamento delle acque, nonché del fior fiore del funzionario della Regione Veneto e del Ministero dell'ambiente». Il fatto che la Regione Veneto, in una con l'industria conciaria, «disattenda gli obblighi scritti di fatto anche da sé stessa» denunciano gli attivisti, oltre ad essere «un illecito da perseguire nei confronti di tutti i responsabili» è una inadempienza «gravissima che fa male alla salute della gente e che a medio termine rischia di essere anche la pietra tombale dell'industria perché se la concia non si riprogetta da capo a fondo come essa stessa ha comunque in parte fatto in termini concettuali la fine potrebbe essere dietro l'angolo».

«RIPENSAMENTO DELLE LAVORAZIONI»
In questo senso uno dei leitmotiv di Fazio è stato quello del «ripensamento delle lavorazioni» affinché il ciclo dello sfruttamento dell'acqua si trasformi da aperto a chiuso con indubitabili vantaggi per l'ambiente». Dal podio è intervenuta anche Donata Albiero (in foto), un altro volto di spicco di Cillsa. La quale, anche alla luce della sua esperienza nel mondo della scuola ha parlato dei numerosi progetti «portati con successo tra i ragazzi proprio negli istituti». Una scelta rivendicata «con orgoglio e soddisfazione».  

FINANZIAMENTO AI PARTITI: IL MONITO DI GUARDA
Peraltro sulla necessità di ripensare i cicli produttivi si è soffermato anche il consigliere regionale verde Cristina Guarda la quale a margine dell'evento ha parlato molto chiaro. «Questa è la transazione verso la quale dobbiamo andare a passi velocissimi. Adesso ci sono i fondi messi a disposizione con il cosiddetto recovery plan ed è bene utilizzarli in maniera innovativa non certo pensando ad infrastrutture come gli inceneritori» i quali secondo il consigliere sono popolari presso ampi settori della politica perché le imprese che li propugnano sono molto prodighe nei finanziamenti ai partiti.

PARLA FRACASSO
Un pensiero non troppo dissimile da quello dell'assessore all'ecologia di Arzignano Giovanni Fracasso (l'evento ha avuto il patrocinio comunale) il quale oltre a ribadire, in sintonia con Cillsa, il no della sua giunta alla ipotesi di inceneritore ai microfoni di Vicenzatoday.it ha sottolineato come «sia importante che i fondi messi a disposizione della transizione ecologica» siano spesi con saggezza e cognizione di causa. I progetti secondo l'assessore non possono essere lasciati solo nelle mani dei comuni o delle Regioni, ma debbono avere il supporto, in primis scientifico, da parte di soggetti terzi come università e centri di ricerca con i quali va instaurato un rapporto proficuo e trasparente. 

INCHIESTE PENALI, LE POLEMICHE DIETRO L'ANGOLO
Sullo sfondo poi rimangono alcune questioni di non poco conto che hanno a che fare con le inchieste o i processi sull'affaire Pfas. Come già anticipato da Vicenzatoday.it la magistratura vicentina sta sondando anche una ipotesi di omicidio colposo rispetto ad alcuni decessi che avrebbero interessato alcuni ex dipendenti della Miteni. La cosa è stata confermata dal procuratore berico Lino Giorgio Bruno durante una audizione fiume del 9 luglio davanti alla commissione Ecomafie.

INDAGINI SULLE AGENZIE REGIONALI, LE RIVELAZIONI DI BRUNO
Tuttavia in quel contesto Bruno interpellato dal deputato Alberto Zolezzi del M5S ha confermato che a Borgo Berga era stato anche aperto e poi archiviato, quando ancora Bruno non era a capo dell'ufficio per vero, un fascicolo sulle presunte responsabilità per condotte omissive da parte dei funzionari di alcune agenzie regionali. A richiedere l'intervento della magistratura in questo senso erano state la stessa Greenpeace e la associazione patavina la Terra dei Pfas. Durante l'audizione il procuratore non ha spiegato il dettaglio di come sia stato archiviato il fascicolo relativo al «procedimento 1707/2019» scaturito, presumibilmente, dagli esposti delle stesse associazioni, preconizzando poi però la possibile riapertura della inchiesta. Ad ogni modo le due associazioni a corredo dell'esposto avevano chiesto di essere informate in caso di richiesta di archiviazione. Richiesta di archiviazione che però non sarebbe mai stata inviata agli estensori. Se così fosse sulla magistratura berica potrebbe abbattersi una tempesta di polemiche perché la mancata informazione nei confronti di chi redige l'esposto e si costituisce parte offesa, oltre a costituire un gravissimo illecito deontologico è anche un reato grave rispetto al quale, la storia giudiziaria italiana lo insegna, la magistratura troppo spesso chiude un occhio nei confronti di sé stessa.

AMBIENTE: LO SPETTRO DELLA RIFORMA CARTABIA
Tuttavia le inquietudini sul fronte giudiziario non si esauriscono qui. Sullo sfondo rimane pure la questione della riforma del processo penale cara al guardasigilli Marta  Cartabia. Una riforma che potrebbe mettere a rischio il processo Miteni, come mille altri, dal momento che la novità normativa al prossimo vaglio delle Camere comprime oltremodo, secondo i detrattori, la durata dei processi non tanto in termini di prescrizione ma soprattutto in termini di «improcedibilità». Ne parla diffusamente uno dei magistrati antimafia più noti del Paese, ossia Roberto Scarpinato, in un corsivo richiamato in prima pagina su Il Fatto del 13 luglio 2021.

PROCESSI AMBIENTALI AZZERATI: IL J'ACCUSE DEL MAGISTRATO ANTIMAFIA
«Mi riferisco alla disciplina - scrive il 69enne originario di Caltanissetta - che prevede l'estinzione del processo per improcedibilità dell'azione penale qualora il grado di appello non sia definito entro due anni e quello di Cassazione in una anno». E che nella casistica descritta dal Procuratore generale presso la Corte d'appello di Palermo ricadano anche i reati di natura ecologica lo spiega lo stesso magistrato il quale sottolinea come sempre la tagliola della «improcedibilità», indipendentemente «dai tempi della prescrizione» detatti dal codice di procedura penale, colpirà la possibilità di punire reati gravissimi come «l'estorsione... il depistaggio con la distruzione di prove essenziali per la individuazione degli autori di amici e stragi», nonché «il disastro ambientale» che all'oggi «si prescrive in trent'anni». Si tratta di parole precise che vanno lette anche alla luce di alcuni dati che sarebbero in possesso del Ministero dell'ambiente. Dati che riguardano un composto della cosiddetta seconda generazione dei Pfas, ossia il C6O4. Quest'ultimo su input della magistratura sarebbe stato di recente rinvenuto a ridosso della Miteni e in falda. Dalle informazioni in possesso del dicastero di via Cristoforo Colombo, il C6O4 sarebbe presente nell'ambiente da almeno un lustro tanto che la Miteni lo avrebbe prodotto o lavorato dal 2011-2012.

L'ATTENZIONE DEI MEDIA NAZIONALI
Ad ogni buon conto la questione Pfas continua a suscitare l'attenzione dei media nazionali. Il 23 luglio alle 23 sul terzo canale la Rai manderà un lungo documentario dedicato al caso Miteni e firmato da Maria Luisa De Simone. Ieri sera invece Legambiente Vicenza allo spazio Burci in zona Piarda ha organizzato un incontro con l'autrice Rai Chiara D'Ambros. Di origini recoaresi la D'Ambros, che oggi è nella squadra di Report, popolare trasmissione di inchiesta nel palinsesto di Rai tre, ha presentato un suo radio-documentario già andato in onda su Radio tre. L'approfondimento, intitolato «A tutti i costi», al momento della pubblicazione, il 27 aprile dello scorso anno, era stato molto apprezzato dalla critica. In quel frangente l'autrice aveva raccontato la vicenda dal punto di vista degli operai della Mieni: a partire dai trissinesi Denis Orsato e Renato Volpiana, tra i principali protagonisti della battaglia sindacale. Ieri durante il suo intervento l'autrice si è soffermata parecchio sulla differenza tra le generazioni in termini di sensibilità ambientale, spiegando come i giovani oggigiorno manifestino una maggiore sensibilità al tema: un concetto ribadito anche ai microfoni di Vcienzatoday.it.

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