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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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L'ombra «del conflitto» sociale sul green pass

Le disposizioni contro il coronavirus sono state oggetto di un sit-in davanti al provveditorato berico: insegnanti e genitori temono che la compressione delle libertà in ragione delle disposizioni anti-coronavirus possano nuocere più dei benefici apportati

L'obbligo del green pass a partire dalle incombenze previste per gli insegnanti della scuola potrebbe inasprire il conflitto sociale pur a fronte di vantaggi tutti da dimostrare. È questo il segno della iniziativa cui ieri primo settembre poco dopo mezzodì alcuni insegnanti e alcuni genitori degli alunni principalmente delle medie e delle superiori. Il sit-in è avvenuto a borgo Scroffa davanti all'ingresso del Provveditorato agli studi oggi noto come Ufficio regionale scolastico che nel Vicentino è diretto dal dottor Carlo Alberto Formaggio.

«In queste ore - fa sapere ai microfoni di Vicenzatoday.it Silvano Caveggion, docente di fisica all'itis Rossi di Vicenza è scattato per noi insegnante l'obbligo di esibire il green pass. Chi non lo farà per cinque giorni sarà sospeso senza stipendio». Le prescrizioni imposte dalla disciplina nazionale spiega ancora Caveggion si presentano contraddittorie per tutta una serie di ragioni: a partire da quella per cui chi si vaccina può tranquillamente trasmettere il contagio, motivo per cui si giungerebbe al parossismo poiché il certificato in talune circostanze faciliterebbe la diffusione del Covid-Sars-2. Ad ogni modo la posizione di Caveggion «è tutt'altro che improntata alla chiusura» tanto che l'insegnante ieri ha incontrato brevemente Formaggio al quale ha consegnato una lettera. Che poi è una sorta di vademecum in ragione del quale lo stesso Caveggion invita tutte le parti ad un confronto pacato e senza preclusioni «in modo che a nessuno sia appiccicata alcuna etichetta» perché in situazioni del genere le posizioni sono molte e non è corretto «spingere alcuno verso polarizzazioni estreme».

Paolo Arcaro, volto noto della rete vicentina dei genitori per la Scuola in presenza aggiunge un altro spunto di riflessione che ha a che fare anzitutto con le conseguenze che una stretta sul green pass potrebbe avere per quanto riguarda la didattica. Per i ragazzi è spesso problematico perdere la continuità nell'insegnamento e le disposizioni nazionali in questo senso non fanno che aggravare il problema lamentano i genitori. «I nostri ragazzi - sottolinea Arcaro - hanno passato un ultimo anno pieno di difficoltà le ripercussioni delle quali sui nostri figli sono ben più gravi di quelle sanitarie». Per questo motivo l'attivista ai microfoni di Vicenzatoday.it spiega che è importante che la scuola rimanga luogo aperto alla pluralità delle idee.

Ieri a borgo Scroffa ha partecipato al sit-in anche Francesco Buso, l'avvocato del foro vicentino il quale sta assistendo questo coordinamento spontaneo di genitori e insegnanti che farà sentire la propria voce ancora nei giorni e nelle settimane a venire. Buso in una nota diramata ieri ha voluto precisare il suo punto di vista. «Poiché la cultura scientifica che sta governando la pandemia - si legge - é quella della ricerca privata, é plausibile che le valutazioni sulla efficacia delle risposte terapeutiche e quindi sulla commerciabilità dei prodotti medicinali, abbia scientificamente, mi si passi il termine così adoperato, dei margini di discrezionalità che prevedano anche tributi di perdite umane, purché, sperabilmente, in misura esigua. Peccato - prosegue Buso - che i diritti fondamentali siano ancora tarati sui princìpi deontologici della scienza terapeutica clinica, che troviamo ad esempio enunciati nell'articolo 5 della Dichiarazione di Helsinki, in cui ancora resiste il principio che nega il diritto della collettività di anteporre i propri interessi a quello dell'individuo, sacrificandone coattivamente l'integrità fisica».

ASCOLTA L'INTERVISTA A SILVANO CAVEGGION
ASCOLTA L'INTERVISTA A PAOLO ARCARO

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