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Il Veneto? Una delle regioni «più inquinate d'Europa»

Il grido d'allarme è stato lanciato durante la celebrazione dell'Epifania della terra nella città del Santo: dopo «la messa per il creato» gli attivisti hanno acceso i riflettori anche sui Pfas nonché sulle grandi opere che interessano la provincia berica

«No alla quarta linea dell'inceneritore patavino», dove una parte del mondo ecologista teme possano finire reflui «contenenti Pfas» o più in genere contenenti residui di lavorazione provenienti dal ciclo conciario dell'Ovest vicentino. È questo il grido d'allarme lanciato a Padova in viale della Navigazione ieri 6 gennaio dopo la conclusione della Epifania della Terra organizzata dai Beati costruttori di pace di don Albino Bizzotto che ai microfoni di Padovaoggi.it ha dato il senso della messa «a favore del creato» che ha avuto luogo appunto ieri. Gli attivisti del mondo ecologista, erano un centinaio, hanno approfittato della situazione (ne parla sempre Padovaoggi.it) per fare un quadro «di moltissime emergenze ambientali». Secondo il biologo Gianni Tamino, giá docente all'Università di Padova il Veneto, tra acqua, aria, terra e matrici alimentari, «è uno dei luoghi piú inquinati d'Europa»: un concetto ribadito ai microfoni di Vicenzatoday.it.

Tuttavia a margine dell'evento non sono mancati anche i riferimenti ai cantieri della Spv, della Brescia Padova e del Tav. «Vorremmo capire che ruolo giochi la Montecchio Scarl. Si tratta di una cooperativa a responsabilità limitata il cui cartello campeggia a ridosso dei cantieri che ad Alte, frazione di Montecchio Maggiore, sono stati aperti da Brescia Padova per le opere di completamento del casello. Quel progetto, stando al cartello di cantiere sarebbe stato assegnato ad un consorzio costituito da Caron e Maltauro. Di sub-affidamenti a Montecchio Scarl però in loco non c'è nessuna indicazione. Sarebbe importante che a partire dai comuni di Montecchio e di Brendola in cui insiste il cantiere giungesse qualche chiarimento al riguardo». A parlare in questi termini è stato l'architetto trissinese Massimo Follesa portavoce del Covepa, il coordinamento che da anni contesta la Spv, meglio nota come Superstrada pedemontana Veneta. Oggi Follesa peraltro proprio tra Montecchio Maggiore e Brendola proprio davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ha puntualizzato i suoi dubbi chiedendo alle istituzioni una serie di risposte.

Ma c'è di più. Da giorni sono tornate a moltiplicarsi le voci relative ai disagi che i cantieri della Spv starebbero arrecando a ridosso del Comune di Malo: sia in zona Vallugana sia in Zona San Tomio. Si parla di esplosioni che sarebbero riprese a rotta di collo e di una certa ansia tra le maestranze che tra le altre avrebbero avuto a che fare con un dispositivo di scavo che sarebbe rimasto incastrato dentro al tunnel in via di realizzazione (più nel dettaglio si tratta di una talpa che da quanto riferiscono gli operai del cantiere non riesce più ad andare avanti né a tornare indietro: cosa che appunto avrebbe causato l'aumento dei brillamenti visto il blocco del macchinario impiegato per la realizzazione di un tunnel di drenaggio acque). Alcune settimane fa addirittura la disperazione di una residente della zona di Malo-Vallugana, che sfibrata dal rumore avrebbe minacciato atti di autolesionismo, avrebbe spinto il sindaco leghista Moreno Marsetti a convocare alcuni rappresentanti del concessionario privato incaricato dalla Regione Veneto di realizzare l'opera, ossia la Sis. Con alcuni funzionari di quest'ultima il primo cittadino avrebbe alzato la voce minacciando a sua volta il blocco dei cantieri se i disagi non si fossero attenuati.

ASCOLTA L'INTERVISTA A GIANNI TAMINO
IL SOPRALLUOGO E LA TESTIMONIANZA DI MASSIMO FOLLESA

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