rotate-mobile
Attualità

Caso Noe-Miteni, ecologisti contro palazzo Balbi

Le rivelazioni su una nota esplosiva dei carabinieri ambientali che accende i riflettori su presunte leggerezze dell'Arpav nell'ambito dell'affaire Pfas scatena le reazioni di settori della politica e delle associazioni: e nel mirino finisce anche la magistratura

Dopo le rivelazioni contenute in un carteggio espolosivo dei Carabinieri del Noe in relazione all'affaire Miteni (rivelazioni che in queste ore stanno riempendo le colonne della stampa nazionale e locale) sul caso politico-giudiziario ora stanno cadendo una pioggia di reazioni. Più nel dettaglio ieri Vicenzatoday.it aveva svelato il contenuto di una annotazione di polizia giudiziaria dalla quale emergevano dubbi pesantissimi sui controlli di Arpav nell'ambito dei controlli effettuati nei confronti della Miteni appunto, una importante industria chimica di Trissino nell'Ovest vicentino oggi al centro di uno dei più grossi processi per disastro ambientale per inquinamento da derivati del fluoro, «i temibili Pfas».

C'è una parte del mondo ambientalista e della politica veneta che ora «chiede la verità» sia sull'operato di Arpav sia sull'operato della procura della repubblica di Vicenza. La quale in circostanze ancora da chiarire avrebbe aperto e poi chiuso un fascicolo proprio a carico di alcuni altissimi funzionari della agenzia regionale per la protezione ambientale. Il consigliere regionale verde Cristina Guarda è stato il primo ad aprire il fuoco incrociato contro palazzo Balbi. «Ho presentato una interrogazione urgente per chiedere al Presidente della giunta regionale Luca Zaia quali iniziative intenda assumere rispetto a quanto sta emergendo in queste ore, in particolar modo relativamente alle recenti annotazioni dei Noe di Treviso». Parole cui sono seguite quelle del democratico Andrea Zanoni che parla di «rivelazioni da brivido che non possono cadere nell'indifferenza».

E ancora. «Quanto emerge dall'indagine del Noe sull'operato di alcuni funzionari degli enti preposti ai controlli è di una gravità inaudita. Più che tutelare il territorio e la popolazione già pesantemente colpita dall'inquinamento, tali condotte sembra avessero un altro obiettivo: vanificare i controlli ambientali a carico di Miteni. Greenpeace negli anni scorsi ha presentato un esposto presso le procure competenti per chiedere verifiche sui possibili profili di responsabilità da parte dei funzionari pubblici. Con quest'ultima prova ci aspettiamo un'azione rapida e efficace da parte della magistratura», dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della «Campagna inquinamento di Greenpeace Italia» in una nota giunta ieri da Roma.

Più articolate, ma ugualmente preoccupate sono le dichiarazioni di Giorgio Destro, legale dell'associazione padovana «La Terra dei Pfas». Destro davanti alle telecamere di Vicenzatoday.it ha spiegato il suo sgomento nell'apprendere quanto trapelato sulla stampa dal momento in cui era stata la associazione da lui patrocinata «ancora nel 2017» a chiedere di valutare eventuali omissioni da parte dei soggetti pubblici deputati al controllo della Miteni.

Non va per il sottile nemmeno l'architetto Massimo Follesa, portavoce del Covepa, uno dei coordinamenti ambientalisti più attivi nel Vicentino. «Quanto stiano leggendo in queste ore sui quotidiani ci fa accapponare la pelle. Quelle notizie da sole d'ufficio dovrebbero stimolare la magistratura trentina a cercare di capire se ci siano state condotte da codice penale in capo a qualche toga vicentina. Perché faccio fatica a capire come un fascicolo di tale portata sia stato archiviato nel silenzio più assoluto senza che siano partiti avvisi di garanzia e con motivazioni onestamente insondabili come la mancanza dell'elemento psicologico del reato. Poi - spiega l'architetto ai taccuini di Vicenzatoday.it - dovrebbe muoversi la Regione. La quale dovrebbe dare il là ad un procedimento amministrativo nei confronti di alcuni funzionari o ex funzionari pubblici perché se ammettiamo pure che quelle condotte non sono state penalmente rilevanti ma sono state negligenti, come si legge ancora sui media allora qualcuno va bastonato duramente e se del caso gli si chiedano i danni in sede civile. Per ultimo ma non da ultimo  conclude Follesa - le notizie di questi giorni dovrebbero interessare sia a palazzo Madama sia a Montecitorio la Commissione giustizia. E poi il Csm nonché il Ministero di grazia e giustizia per eventuali illeciti disciplinari in capo a qualche magistrato. Ora delle due l'una. O il Noe s'è inventato tutto e quindi quella condotta va smascherata, cosa che vedo difficile viste le prove, oppure il marciume trapelato da quelle carte va perseguito e bastonato. Tertium non datur». Al momento non si registrano commenti sull'accaduto da parte di Legambiente e Mamme No Pfas ma non è detto che qualche presa di posizione non giunga a breve. Rimane poi da capire se le associazioni che per prime chiesero alla magistratura di vagliare eventuali illeciti penali di parte della Regione e dei suoi enti collegati come Arpav impugneranno quella archiviazione.

Frattanto il fronte ambientalista è in continuo fermento. Il coordinamento Pfas.land sul suo portale web ieri ha pubblicato un lungo approfondimento dedicato allo spinoso tema dello smaltimento dei fanghi contenenti Pfas ottenuti dagli impianti che gli scarti di lavorazione dei derivati del fluoro li filtrano o li abbattono. Il titolo parla da sé: «Viviamo in un mondo perfluorurato. Il punto di vista scientifico sulla termodistruzione dei Pfas: due articoli pionieri su precauzione e incenerimento».

ASCOLTA L'INTERVISTA ALL'AVVOCATO GIORGIO DESTRO

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Caso Noe-Miteni, ecologisti contro palazzo Balbi

VicenzaToday è in caricamento