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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Caso doppie prebende: fari accesi su Ipab

Dopo la deflagrazione dell'affaire Stopazzolo, che nel Nordest ha coinvolto i direttori di alcune Ulss venete, il Pd e la sigla Cub chiedono chiarezza anche sulla posizione del presidente dell'ente di Contrà San Pietro. Che replica: «Percepisco solo la pensione. Non c'è alcuna disposizione che limita ad un solo anno la permanenza in carica del manager pubblico» in quiescenza

Serve un chiarimento immediato «sulla posizione attuale e pregressa del dottore Ermanno Angonese» già direttore di alcune Ulss del Veneto e nonché «attuale presidente di Ipab Vicenza». A chiedere lumi su una eventuale incompatibilità del manager pubblico rispetto al dettato della legge Madia sono il consigliere comunale democratico berico Giovanni Rolando (milita nell'opposizione di centrosinistra) e il segretario veneto del sindacato Cub, ovvero Maria Teresa Turetta. Il primo ieri 29 giugno ha redatto una interrogazione indirizzata alla giunta comunale della città del Palladio. La seconda invece, oggi 30 giugno, ha inviato una segnalazione al sindaco di Vicenza Francesco Rucco e una al governatore veneto Luca Zaia perché intervengano sul punto. L'Ipab berico, come molti altri in Italia, è una casa di riposo che dipende dall'ente regionale ma la nomina del consiglio di amministrazione è di competenza del sindaco. Più in generale le iniziative di Rolando e Turetta, vanno collocate nel solco delle polemiche scatenate dopo la deflagrazione, lungo l'asse Veneto - Basilicata del cosiddetto affaire Stopazzolo. L'ingegner Angonese dal canto suo replica a stretto giro ai taccuini di Vicenzatoday.it. E spiega come la sua condotta sia «perfettamente ossequiosa» di quanto previsto dalla norma.

L'INIZIATIVA DI ROLANDO
«Premesso che è scoppiata la bufera a livello nazionale e regionale circa la posizione del direttore generale della azienda sanitaria di Potenza, ossia il vicentino Giampaolo Stopazzolo, già dirigente apicale delal sanità berica; premesso che quest'ultimo è finito nel mirino della Corte dei conti per danno erariale; premesso che lo stesso Stopazzolo, si è dimesso il 25 giugno 2022; premesso poi che dopo questo caso a cascata è esploso il medesimo problema anche nel Veneto dove quattro direttori generali della Sanità veneta sono anche pensionati, al sindaco di Vicenza si chiede di sapere» se esistano incompatibilità rispetto alle indicazioni della legge Madia rispetto alla carica assunta dal direttore della Ulss 8 berica Maria Giuseppina Bonavina. Questo è in estrema sintesi il tenore della interrogazione di Rolando il quale nello stesso documento chiede delucidazioni anche sull'ente di contrà San Pietro. «Si chiede di sapere quanti e quali siano i componenti dell'attuale cda di Ipab Vicenza - scrive Rolando - che al momento della nomina del 2019, già erano in quiescenza. Si chiede anche di sapere se in ragione dei medesimi dubbi siamo di fronte ad eventuali incompatibilità».

LA SEGNALAZIONE DEL SINDACATO DI BASE
Non troppo dissimile è il tenore della rimostranza del sindacato di base Cub. Il quale in una nota diramata dopo mezzodì spiega il dettaglio dell'esposto inviato in queste ore a palazzo Trissino e a palazzo Balbi. «La legge 124 del 2014 nota come legge Madia - si legge nel dispaccio che cita testualmente la norma - vieta il conferimento a soggetti in quiescenza di incarichi di studio e di consulenza, incarichi dirigenziali o direttivi, cariche di governo nelle amministrazioni e negli enti e società controllati e di cariche che comportano effettivamente poteri di governo, quali quelle di presidente, amministratore o componente del consiglio di amministrazione».

IL SINDACO RUCCO
Poi un'altra considerazione in punta di diritto amministrativo. «La circolare numero 6 del 2014 emanata al tempo dal Ministero della funzione pubblica puntualizza che per tale divieto vale il criterio di stretta interpretazione ed è esclusa l'interpretazione estensiva o analogica». Perciò Turetta spiega come la sigla di base, che è la più rappresentativa al Comune di Vicenza peraltro, abbia chiesto al primo cittadino berico, l'avvocato Francesco Rucco, «in qualità di sindaco di Vicenza e di presidente della Provincia di Vicenza», la verifica delle nomine e cariche decise dall'attuale amministrazione comunale e provinciale di Vicenza «ma anche di quelle eventualmente decise dalle amministrazioni precedenti». Nello specifico, scrive ancora Turetta, sussisterebbero delle anomalie in capo alla posizione dell'ingegnere Ermanno Angonese, «attuale presidente di Ipab Vicenza» il quale da anni risulterebbe in pensione.

La Cub si sofferma sull'aspetto della pensione perché lo stesso sindacato, codici alla mano, ritiene che la norma imponga ai manager pubblici tre vincoli. Uno, se la loro nomina giunge da pensionati questi non possono cumulare pensione e stipendio ma possono percepire solo la prima. Due, se il manager pubblico va in pensione dopo la nomina, dal momento in cui comincia a percepire il trattamento di quiescenza deve smettere all'istante di incamerare lo stipendio. Tre, il manager pubblico, se in pensione, non può ricoprire quella carica per più di un anno.

CHIESTE VERIFICHE A 360 GRADI
Sulla scorta di questo assunto la Cub chiede a Comune di Vicenza, Provincia di Vicenza e Regione Veneto (al cui vertice si trova il presidente regionale della giunta Zaia) di verificare le posizioni critiche, nelle Ulss come nelle Ipab come in tutti gli altri enti riferibili al. Comune capoluogo alla provincia e alla Regione Veneto. «Tale verifica - scrive Turetta - deve essere immediata, tenuto conto della prescrizione decennale sancita dall'articolo 2946 del codice civile per il recupero degli stipendi indebitamente erogati nella pubblica amministrazione». Detto in altri termini, la Cub sostiene che se chi di dovere non si attiva per chiedere indietro eventuali somme indebitamente percepite da chi non ne aveva titolo, coloro che hanno inopinatamente beneficiato di prebende di cui non potevano beneficiare la farebbero franca. Con tutte le conseguenze che la cosa comporta nei confronti di chi omette i controlli.

LA PAROLA AD ANGONESE
Ora se questa è la traiettoria assunta dalla Cub (la quale sul caso di specie sta martellando incessantemente da giorni) e se questa è la traiettoria di recente assunta da Rolando, come la pensa al riguardo il presidente di Ipab? Angonese fa sapere di essere sereno. «Poco prima della mia nomina avvenuta nel 2019 il sindaco Rucco ed io ci ponemmo il problema. È legittima la nomina dell'ingegner Angonese alla presidenza del cda di Ipab pur essendo io in quiescenza? La risposta fu che la nomina fosse legittima a patto che il sottoscritto, come è accaduto, non percepisse alcuna indennità di carica. Peraltro non c'è alcuna disposizione della legge Madia che limita ad un solo anno la permanenza in carica del manager pubblico in pensione». Angonese poi aggiunge un'altra riflessione. «Per tanti anni sono stato un manager pubblico in alcune Ulss del territorio. Una volta andato in pensione sono stato onorato di assumere la presidenza dell'ente Ipab a titolo gratuito. Lo ritengo un servizio svolto per la collettività. Mi chiedo poi come mai Rolando sollevi ora questi dubbi quando questi dubbi la opposizione di cui fa parte li sollevò in consiglio comunale ottenendo la stessa risposta».

LA QUERELLE E I MEDIA
Ad ogni modo le conseguenze scaturite dalla deflagrazione dell'affaire Stopazzolo si stanno avvertendo in tutto il Paese perché i manager pubblici che in Italia percepiscono il doppio emolumento o quelli che pur in pensione non percepiscono stipendio ma solo il trattamento di quiescenza ma che sono in carica da più di dodici mesi sarebbero davvero molti. Ma come stanno davvero le cose? I pareri pro-veritate branditi dalle direzioni generali delle Ulss venete coinvolte nello scandalo delle doppie prebende mettono davvero al riparo i manager pubblici da eventuali azioni di rivalsa? Ovvero esistono delle circostanze speciali per cui chi opera nella sanità, anche a fronte della emergenza Covid-19 può rimanere al suo posto anche in ragione del combinato disposto di alcuni pronunciamenti compresi quello della Corte costituzionale? Oppure la interpretazione messa in campo dalle Ulss venete e dai loro legali è speciosa e di comodo anche in considerazioni delle perentorie indicazioni che giungono dai ministeri? Di questo ping pong a distanza peraltro ha parlato lungamente sia ieri sia oggi sulle pagine venete de Il Gazzettino. Anche in terra lucana peraltro il caso continua a far discutere.

LO SCENARIO
Tuttavia la situazione rimane delicata. Dopo la deflagrazione dell'affaire delle doppie prebende il vicentino Stopazzolo è stato l'unico a dimettersi dalla dirigenza della azienda sanitaria potentina. Il Giornale di Vicenza tre giorni fa in pagina 8 ha pubblicato un lungo servizio in cui ha elogiato la condotta dello stesso Stopazzolo: il quale si sarebbe lamentato del fatto di essere stato l'unico a lasciare l'incarico. Ora rimane da capire se i manager delle Ulss venete che hanno dichiarato di aver temporaneamente sospeso l'incasso dello stipendio, limitandosi a quello della pensione, abbiano davvero proceduto in questo senso. Si tratta di una scelta che nell'ambito della pubblica amministrazione non può essere sic et simpliciter attuata unilateralmente e subitaneamente. Si piò infatti presentare una istanza presso l'unità amministrativa di riferimento la quale poi può decidere una eventuale sospensione dallo stipendio. Fino ad oggi questo aspetto, almeno stando alle dichiarazioni finite sulla stampa, non è stato sviscerato.

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