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Torna a casa per farsi «il tampone»: i carabinieri lo multano

È bufera sulla stazione dei militari di Marostica dopo il j'accuse dell'avvocato Moschini del Movimento per la difesa del cittadino: «Un nostro associato che tornava dal Trevigiano è stato sanzionato senza validi motivi: pronti a ricorrere alla magistratura»

Un quarantacinquenne, da mesi è domiciliato nel Trevigiano, decide «di tornare a casa sua nell'Alto Vicentino. I motivi sono due: primo, ha in animo di «effettuare un tampone» come suggeritogli peraltro da un medico di sua conoscenza. Secondo, non ha più «liquidità per pagare l'affitto» per l'abitazione nella Marca, a Farra di Soligo, in cui in quel momento è domiciliato. Durante il tragitto però, è il 5 aprile, viene fermato da una pattuglia dei carabinieri di Marostica, la quale non ritiene giustificati i motivi del suo spostamento: viene così multato per violazione delle norme emergenziali per il contenimento del coronavirus: 900 euro riducibili a 600 se il pagamento avverrà con un congruo anticipo. Il vicentino però, residente a San Vito di Leguzzano e che fa parte del Movimento per la difesa del cittadino (Mdc), non ci sta e oggi 24 aprile con una dura presa di posizione Matteo Moschini, portavoce dello stesso movimento, annuncia battaglia legale.

LA BORDATA
Per Moschini, avvocato trevigiano molto noto al grande pubblico per le sue battaglie in favore dei risparmiatori al tempo del collasso di Veneto banca e BpVi, la condotta dei Carabinieri di Marostica «è di una gravità inaudita». Per il legale il comportamento del cittadino, non solo è rispettoso delle norme, ma anche dei primissimi orientamenti della giurisprudenza: «basti pensare alla sospensione di una ammenda per una vicenda similare decisa dalla V sezione del Tar campano con decreto 433-20 in data 20 marzo 2020».

Appresso c'è un'altra bordata per i militari: «Riteniamo molto grave - si legge in una nota diffusa stamani - la sanzione inflitta al nostro associato il quale, come indicato nel verbale di contravvenzione... stava rientrando presso la propria casa di residenza... in provincia di Vicenza, in quanto non disponeva più della liquidità necessaria per pagare il canone di locazione relativo all'immobile presso cui vive in affitto... in provincia di Treviso. Il nostro associato - si legge inoltre - come consigliatogli dal medico..., stava rientrando presso la propria casa di residenza in quanto si doveva recare presso l'Ulss di riferimento al fine di sottoporsi ad un tampone. Nonostante tali circostanze, ampiamente descritte ai carabinieri - denuncia l'Mdc - gli stessi ritenevano di elevare comunque la sanzione... appare evidente - rimarca poi il portavoce - che le motivazioni addotte dal cittadino erano valide e fondate e avrebbero dovuto indurre i carabinieri a soprassedere e a non elevare alcuna contravvenzione. Provvederemo quindi ad impugnare il provvedimento e valuteremo se procedere nei confronti dei militari per quello che appare un abuso». Tanto che il portavoce fa sapere che «siamo più che pronti co un ricorso alla magistratura amministrativa e non solo».

«NO A LIMITAZIONI DEI DIRITTI COSTITUZIONALI»
Moschini però coglie l'occasione per una riflessione di portata più ampia che riguarda il tenore delle limitazioni stabilite dal governo italiano con lo strumento del «Decreto del presidente del consiglierei ministri», gergalmente noto come Dpcm. Per Moschini l'esecutivo, in spregio a quanto stabilito dalla Costituzione, ha previsto le note restrizioni e limitazioni della libertà personale giustapposto in forza di alcuni Dpcm «e non con legge ordinaria». Questo strumento per il legale trevigiano non consente di derogare né alle leggi ordinarie né tantomeno alla Costituzione, la quale peraltro tutela in maniera specifica alcune libertà individuali come quella di spostamento e quella di assembramento.

DPCM: QUERELLE GIURIDICA INFINITA
Tanto che la situazione di queste settimane ha scatenato, specie sui social network, un vero e proprio scontro, sia sul piano della interpretazione delle norme che sul piano politico. Ci sono giuristi per esempio che sebbene ritengano corrette le disposizioni emanate dall'esecutivo sostengono che le forze dell'ordine, vuoi per impreparazione, vuoi per inerzia abbiano in più occasioni vessato i cittadini. Ci sono giuristi come Moschini, ma anche alcuni parlamentari di rango, i quali ritengono che i provvedimenti in vigore ledano in maniera preoccupante alcune norme e alcuni princìpi costituzionali non derogabili, cosa che in qualche modo sarebbe stata sancita anche da alcuni pronunciamenti della Consulta. Non mancano poi i giuristi i quali ritengono che effettivamente i Dpcm siano deragliati dal solco della Costituzione, ma che sia la stessa Corte costituzionale ad aver previsto ai tempi della emergenza del terrorismo (presidente era il padovano Livio Paladin, già ordinario all'Università della città del Santo) che per limitati e certi periodi di tempo tali prerogative potessero venire meno in ragione di quello che venne definito «stato di necessità costituzionale». All'epoca questa impostazione venne molto mal vista dalla sinistra radicale mentre oggi la maggior parte delle critiche ai provvedimenti del governo, che più o meno richiamano quella ratio, provengono da precisi settori della destra.

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