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«Giusta l'epigrafe shock, i cacciatori hanno torto

Paolo Mocavero, la mente del presidio di Centopercentoanimalisti contro la caccia alla fiera di Vicenza spara ad alzo zero contro le doppiette: «sono squallidi e sfigati»

«Come volevasi dimostrare alla fine la nostra manifestazione contro l'expo della caccia di Vicenza si è tenuta regolarmente» ieri 8 febbraio nonostante «le ridicole obiezioni dell'eurodeputato di Fdi Sergio Berlato e quelle altrettanto ridicole del deputato leghista Silvia Covolo». Se la ride il padovano Paolo Mocavero, leader del gruppo Centopercentoanimalisti, gruppo che ieri ha dato vita ad un presidio «ad alta tensione» davanti alla fiera di Vicenza per protestare «contro l'orrore della caccia» proprio il giorno in cui nella città del Palladio iniziava la kermesse dedicata al mondo venatorio.

Mocavero voi eravate sicuri che alla fine la questura, dopo le proteste di Fdi e di Lega che vi accusano di usare toni troppo violenti, avrebbe comunque evitato di revocarvi l'uso della pubblica via per ragioni d'ordine pubblico?
«Certo che eravamo sicuri di manifestare indipendentemente dalle querule lamentele di Berlato e Covolo».

Perché?
«Mi pare ovvio. Lo prevede la Costituzione. Chi sono costoro per poter affermare che si possa derogare ai princìpi costituzionali?».

Però in una circostanza non troppo dissimile a Montagnana nel Padovano la questura si oppose, o no?
A Montagnana anni fa la questura eccepì. Sicché noi ci dividemmo in due gruppi: il primo creò un diversivo con lo scopo di attirare le forze dell'ordine, il secondo invece arrivò a ridosso del tracciato dove protestammo contro il palio: fu un successo anche sul piano della tattica. Non riuscirono a fermarci». 

Ma quali sono le ragioni profonde della vostra presenza a Vicenza?
«Noi riteniamo di poter dare voce a chi non ce l'ha e subisce le angherie di questi personaggi, vessazioni subite non solo dai poveri animali ma anche da persone anziane e non, che se li ritrovano con prepotenza e arroganza nelle loro proprietà private. Lo scopo principale è rovinare il più possibile la festa a questi assassini legalizzati, a coloro che si fanno il selfie senza nessun rispetto con gli animali uccisi, a coloro che godono ad uccidere esseri senzienti indifesi. Non c'è nessun rispetto per la categoria sanguinaria dei cacciatori, devono sentirsi quello che realmente sono: altro che guardiani della natura, allevano animali per dopo ucciderli, vergogna. Questi soggetti vanno solo offesi e umiliati, la sensibilizzazione con loro non funziona, altro che epigrafi».

Epperò, manifestare professando giubilo per le morti dei cacciatori è opportuno? È umano? Come rispondete alle critiche di chi considera questa iniziativa inaccettabile?
«Ogni cacciatore che crepa è una persona in meno che uccide animali, quindi una bella cosa. Al contrario di alcune sigle animaliste che da onlus hanno incassi da cinque milioni di euro all'anno, il nostro movimento che rappresento non deve vendere tessere o fare bel viso alle donne che si presentano in pelliccia davanti ai banchetti, quindi noi facciamo e diciamo quello che pensiamo».

Ne siete davvero convinti?
«Sì. Se gli animali si trovano ancora in gabbia e vengono ancora uccisi la responsabilità è di coloro che hanno avuto ed hanno tuttora i mezzi economici per farlo, ma il denaro lo usano solo  per pagarsi gli stipendi. Più animali maltrattati, più scuse per vendere tessere, dicesi business, questo è animalismo à la carte. Una sigla a Padova di recente ha millantato torture ai gatti per fare notizia, tanto per citare un esempio dello squallore che circonda anche il mondo animalista. Fateci caso, appena scoppia un caso di maltrattamento eclatante si organizzano le manifestazioni con relativi pupazzi pronti da vendere. Centopercentopercentoanimalisti si autofinanzia, tutti noi abbiamo un lavoro ed una vita sociale piena di soddisfazioni: non siamo animalisti per darci un tono o per trovare un lavoro. Noi siamo veri rivoluzionari e gli unici che ci possono giudicare sono gli animali, di tutto il resto ce ne freghiamo».

E quindi?
«Quindi i cacciatori si rassegnino, hanno capito benissimo la nostra strategia e sanno che per loro noi siamo un pericolo costante per la loro immagine. A giudicare di quanto si incazzano, e si sono incazzati da morire con la storia della epigrafe, siamo sulla strada giusta. E ribadisco, è stata giusta l'idea della epigrafe shock, i cacciatori hanno torto».

Che cosa contestate in particolare della caccia? Che cosa dei cacciatori?
«La caccia è una attività anacronistica e sanguinaria svolta da soggetti squallidi e insensibili, basta ed avanza per qualificarli. I cacciatori prevalentemente sono dei poveri sfigati, basta vedere le loro facce e le loro famiglie, quelli benestanti vanno all'estero: oltre ad animali freschi da trucidare, spesso trovano pure qualche puttanone che se li intorta sposandoli».

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