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Sabato, 20 Aprile 2024
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Zaia intercettato, lo scoop di Report sul caso «tamponi rapidi»

La popolare trasmissione di Rai tre si appresta a svelare alcuni retroscena scottanti sul caso che da mesi vede contrapporsi da una parte il virologo Andrea Crisanti e dall'altra il governatore in qualche modo allineato con alcuni funzionari apicali della sanità veneta: al centro della querelle ci sono le malversazioni addebitate dalla magistratura inquirente ad alcuni dirigenti pubblici nell'ambito del contrasto alla pandemia da Covid-19

La puntata di Report, popolare trasmissione dedicata al giornalismo d'inchiesta di Rai tre in onda stasera 2 gennaio alle 21.20, potrebbe gettare scompiglio sui vertici della Regione Veneto. Durante l'approfondimento firmato da Danilo Procaccianti con la collaborazione di Andrea Tornago, ancora una volta, il programma condotto da Sigfrido Ranucci accenderà i propri riflettori sulla efficacia dei tamponi rapidi per la ricerca del Covid-19 tanto cari al governatore Luca Zaia e adottati peraltro in seguito ad una procedura speciale in capo alla padovana Azienda zero (la centrale di coordinamento di tutte le Ulss venete): procedura speciale finita sotto la lente d'ingrandimento della procura della repubblica della città del Santo.

LA NOTA
Nel Veneto «durante la seconda ondata della pandemia - si legge in una nota dell'ufficio stampa della Rai vergata in data odierna - è accaduto il disastro: ci sono stati 1600 morti in più rispetto alla media nazionale». Ma che cosa è successo? I vertici di palazzo Balbi «avevano puntato tutto sui tamponi rapidi, era il test di riferimento anche per gli operatori sanitari e per le case di riposo». Il che, si legge sempre nella nota, contraddiceva le indicazioni dell'Organizzazione mondiale della sanità. E veniva contraddetto pure «uno studio del professore Andrea Crisanti», il direttore della infettivologia dell'Università di Padova (oggi senatore del Pd e vicentino vallionese d'adozione) che sul punto aveva ingaggiato con Zaia e con alcuni dirigenti apicali della Regione Veneto una sorta di duello scientifico a distanza.

«L'ELON MUSK VENETO» E GLI ESPOSTI A RAFFICA 
Dopo una serie di esposti presentati alla autorità giudiziaria di cui avevano già parlato diverse testate, dopo una precedente inchiesta di Report dell'anno passato sempre dedicata al dossier tamponi, si era mossa per l'appunto la procura di Padova. La quale «ha chiesto il rinvio a giudizio di quello che per il governatore Zaia era l'Elon Musk del Veneto, il dottor Roberto Rigoli»: ossia il coordinatore di tutte le unità di microbiologia degli ospedali veneti.

«ATTESTAZIONI SCIENTIFICHE FALSE» E AUDIOREGISTRAZIONI «IMBARAZZANTI»
«Sostanzialmente - si legge ancora nella nota della Rai - nella gestione della seconda fase della pandemia» Rigoli aveva preso il posto «del professor Crisanti come braccio destro di Luca Zaia». In quel frangente i magistrati scoprono che «a giustificare appalti milionari per i tamponi rapidi, ci sarebbero attestazioni scientifiche false. Nel corso delle indagini spuntano anche intercettazioni imbarazzanti».

IL SINDACATO CUB
Tra gli autori degli esposti peraltro c'è pure la vicentina Maria Teresa Turetta che nella sua veste di segretaria veneta del sindacato Cub, sulla gestione della sanità regionale da mesi conduce una dura battaglia: battaglia che cominciò a delinearsi bene durante un sit-in organizzato a metà novembre del 2020 davanti all'ospedale di Vicenza.

«STIAMO PER PORTARLO ALLO SCHIANTO»
Peraltro La Repubblica oggi in pagina 24 anticipa una intercettazione agli atti nella quale sarebbe udibile la voce del presidente della giunta regionale veneta, il leghista Luca Zaia, mentre parla proprio di Crisanti (quest'ultimo, riferisce Padovaoggi.it, avrebbe persino presentato le dimissioni avrebbe lasciato l'ateneo del capoluogo padovano proprio per gli attriti derivati in seguito alla inchiesta sui tamponi rapidi). «Sono qua a rompermi i coglioni da sedici mesi, stiamo per portarlo allo schianto e voi - scrive il quotidiano romano menzionando un colloquio telefonico fra Zaia ed un suo interlocutore appunto sotto intercettazione da parte degli inquirenti - andate a concordare la lettera per togliere le castagne dal fuoco al Senato accademico per sistemare Crisanti». In questo caso Zaia parrebbe riferirsi, il contesto non è chiaro, ad una diatriba su alcuni incarichi extra-universitari rispetto ai quali la Regione Veneto avrebbe inopinatamente messo i bastoni fra le ruote al professore Crisanti (l'accademico romano di recente ha preso casa nel Vicentino). La diatriba peraltro era stata svelata proprio da Vicenzatoday.it alla fine di giugno dell'anno scorso.

PALAZZO FERRO FINI
Ad ogni modo a palazzo Ferro Fini, sede del consiglio regionale veneto, da ore le anticipazioni sulla puntata di Report sarebbero finite sulla bocca di molti consiglieri, visto che l'argomento sta facendo prepotentemente breccia sui media nazionali. Tanto che giustappunto a palazzo Ferro Fini già si segnalano le prime reazioni.

«MAXI COMMESSA»: LA STOCCATA DI BIGON E ZANONI
«Secondo alcune anticipazioni riportate dal quotidiano La Repubblica, la puntata odierna della trasmissione Report svelerebbe i contenuti di alcune intercettazioni legate all'indagine sulla maxi commessa di test rapidi per la ricerca del Covid-19 acquistati dalla Regione Veneto. In particolare vengono riportate alcune frasi di Zaia piene di acrimonia» nei confronti del noto accademico: questo almeno è il pensiero dei consiglieri democratici veneti Anna Maria Bigon ed Andrea Zanoni.

«OSSESSIVA STRATEGIA DI AFFOSSAMENTO»: IL SILENZIO DEL PRESIDENTE
I quali chiosando il linguaggio che sarebbe stato usato dal governatore puntano l'indice nei confronti di quelle che vengono definite «parole che fanno pensare ad una autentica, ossessiva e studiata strategia di affossamento da parte del presidente nei confronti dello stesso Crisanti». In relazione a quelle frasi, fanno notare i due democratici, «è doveroso che Zaia venga a riferire in Consiglio regionale»: così chiudono i due consiglieri regionali del Pd. Ma come la pensa al riguardo il governatore? Chi scrive ha contattato il presidente Zaia chiedendo il suo punto di vista sulla vicenda. Da quest'ultimo però, almeno per il momento, non è giunto alcun commento. A dire la sua invece è il difensore di Rigoli.

PARLA L'AVVOCATO PAVAN
«L'accusa non mette assolutamente in dubbio l'utilità e l'attendibilità dei test rapidi antigenici oggetto delle indagini. Si tratta di test utilizzati ancora oggi a livello internazionale. Allo stesso modo va ricordato che le indagini preliminari hanno evidenziato come il solo interesse del dottor Rigoli emerso in questa vicenda sia stato quello di perseguire il bene pubblico, in una situazione di grande tensione ed urgenza determinata dall'emergenza sanitaria» causata dal Covid-19 «e che non sia stata prodotta alcuna falsa documentazione, elemento riconosciuto dalla stessa procura padovana durante la prima fase della udienza preliminare». Questo è il commento a caldo di Giuseppe Pavan, il legale che in relazione alla inchiesta condotta dalla procura patavina assiste appunto l'indagato Rigoli.

INDAGINE SULLA EFFICACIA? «NON NECESSARIA»
Il legale fa sapere che anche in riferimento a quanto viene preannunciato rispetto allo scoop di Report «il fulcro» dell'addebito riguarderebbe l'aver comunicato con una e-mail di avere compiuto una indagine sulla sensibilità dei test rapidi che erano stati offerti ad Azienda zero - Regione Veneto». In questo contesto l'avvocato precisa come sia necessario spiegare «che un'indagine sull'efficacia dei tamponi rapidi antigenci non solo non era stata richiesta, come già risulta negli atti, ma nemmeno era possibile e necessaria, essendo i prodotti marchiati e certificati» secondo lo standard «CE/IVD».

«DODICI MESI DI SPERIMENTAZIONE»
Appresso un'altra considerazione: «Ricordiamo che per tale indagine occorre un tempo minimo di dodici mesi mesi di sperimentazione scientifica. Nella specifica situazione di cui stiamo parlando si dovevano invece riscontrare in maniera documentale le caratteristiche tecniche del prodotto e, visto che sarebbero stati utilizzati da personale esterno alle microbiologie, è stato ritenuto corretto anche testarne la praticità nell'utilizzo. Questo è stato fatto».

LA CHIUSA
Pavan in ultimo aggiunge una ulteriore considerazione: «Al dottor Rigoli è stato infine riconosciuto, da molte persone, anche nel corso delle indagini preliminari, di avere svolto durante la pandemia un importante ruolo di coordinamento di tutte le microbiologie del Veneto, con significativi risultati a vantaggio della tutela della salute pubblica». Il legale chiude con una riflessione in ambito giuridico: «Il procedimento penale si trova ancora nella fase della udienza preliminare che non è conclusa, con il conseguente divieto di pubblicazione, anche parziale, degli atti delle indagini preliminari in ossequio all'articolo 114 comma 2 del codice di procedura penale».

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