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Martedì, 23 Aprile 2024
Attualità Brendola

Un convegno per illustrare l'acquedotto «zero Pfas»

L'iniziativa è stata organizzata nell'Ovest vicentino. Tuttavia la galassia ambientalista è preoccupata per il futuro della bonifica della Miteni: non convince la proposta avanzata da palazzo Balbi

Domani 6 febbraio alle 20.30 alla sala polifunzionale di Brendola Nicola Dell'Acqua, commissario regionale veneto per l'emergenza Pfas, illustrerà il progetto per il nuovo acquedotto della spalla sud-occidentale del Vicentino. Si tratta di un'opera , che una volta completata, dovrebbe definitivamente risolvere il problema dei derivati del fluoro nella rete potabile del comprensorio il quale da anni sconta i cascami derivati dalla maxi contaminazione da derivati del fluoro, i Pfas appunto, che le autorità attribuiscono alla Miteni di Trissino.

Dell'Acqua, che in passato ha più volte posto l'accento sulla importanza di un'opera, definita a più riprese «tanto strategica quanto necessaria» sarà affiancato da un parterre  di altri sei relatori: sono Mara Bizzotto, eurodeputato del Carroccio; Gianvittore Vaccari, amministratore unico di Veneto acque spa; Francesco Trevisan, responsabile del settore progettazione di Veneto acque spa; Andrea Pellizzari, componente del cda di Acque del Chiampo spa; Alberto Piccoli, direttore generale di Acque del Chiampo spa: coordinerà i lavori il consigliere comunale di Brendola Alberto Rossi che peraltro è anche presidente della consulta regionale Pfas. Il grosso del piano caro a Dell'Acqua è noto da tempo. Due grossi impianti di captazione, uno nel Recoarese, l'altro nell'Alta Padovana, dovrebbero garantire il fabbisogno idropotabile delle famiglie del Veneto centrale, zona i cui acquedotti sono sotto osservazione a causa della presenza dei temutissimi Pfas, le cui soglie, almeno per i più conosciuti, durante gli ultimi anni sono state abbattute grazie ai sistemi di filtraggio al carbone. Si tratta di una metodica che ha in parte abbattuto i contaminanti ma che è pesata non poco sulle tasche dei gestori ovvero dei clienti. L'opera caldeggiata da Dell'Acqua dovrebbe costare una cinquantina di milioni di euro: sullo sfondo però rimane il problema della contaminazione della falda nonché dell'asta del Fratta Gorzone, due ambiti sui quali pesa non solo l'attività della Miteni ma più in generale tutta quella dell'Ovest Vicentino: concia e chimica in primis.

Ad ogni modo la serata arriva in un momento particolare. Pochi giorni fa la Regione Veneto ha annunciato il via libera al progetto di Bonifica dell'area Miteni. Si tratta di un primissimo passo di un percorso che sarà tanto lungo quanto pieno di incognite. Il piano prevederebbe la realizzazione di una sorta di lungo muraglione pressoché quasi tutto interrato che dovrebbe costeggiare la Miteni nel suo sedime di Trissino. Questa muraglia dovrebbe impedire uno scambio di contaminanti tra il torrente Poscola e quella parte di terreno inquinato che costeggia appunto lo stabilimento. I comitati ambientalisti però sono sul piede di guerra. Ritengono infatti che si tratti di una misura appena appena accettabile «giusto per cominciare poiché il grosso dell'inquinamento si trova sotto la Miteni». Tanto che da quando ai piani alti di palazzo Balbi si è cominciato a far trapelare l'idea che la barriera da sola sarà sufficiente a contenere per sempre l'inquinamento il mondo ambientalista ha rizzato le antenne considerando tale previsione tanto ottimistica quanto irrealizzabile.

Peraltro in passato i vertici di palazzo Balbi (dal governatore leghista Luca Zaia al suo compagno di partito Gianpaolo Bottacin, suo il referto all'ecologia) avevano promesso che le autorità avrebbero cercato gli inquinanti con una metodica precisa, che prevedeva una griglia a maglie strettissime, una griglia con cui si sarebbe dovuto procedere pressoché lungo tutto il sedime della ditta nonché nel perimetro adiacente, questo per essere sicuri al millimetro delle esistenza di terreno contaminato al fine di una rimozione con annessa bonifica. Tuttavia le Regione, la provincia di Vicenza e il Comune di Trissino hanno poi aggiustato il tiro propendendo per una ricerca dell'inquinamento in formato molto più blando: il che non ha comportato escavazioni massive nello stabilimento come promesso inizialmente alla cittadinanza. L'inizio della procedura di bonifica è pertanto figlia di quella decisione che la galassia ambientalista considera «un indecente compromesso al ribasso con la proprietà della Miteni, oggi fallita, alla quale peraltro spetterebbe ogni onere di risanamento, a detrimento dell'ambiente e della salute dei veneti».

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