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Coronavirus, il bollettino di martedì e il punto di Luca Zaia: «Ore utili per aggiustare il tiro sulle riaperture»

La conferenza quotidiana del presidente della Regione sull'andamento dell'epidemia da Covid-19 con i dati aggiornati su casi e ricoveri in Veneto e le considerazioni sull'atteso nuovo decreto del Governo

Aggiornamento

Sono 485 i nuovi contagi in Veneto secondo l'aggiornamento delle ore 17 di Azienda Zero, mentre gli attualmenti positivi scendono a 24057. Sono purtoppo 13 i decessi in regione. 

REPORT ORE 17 DEL 21 APRILE

Bollettino ore 8

Gli aggiornamenti sul Covid-19 in Veneto, secondo i dati del bollettino di Azienda Zero presentati dal governatore del Veneto durante la conferenza stampa di mercoledì 21 aprile, confermano il trend di discesa dell'epidemia. Sono infatti 1.094 i nuovi contagi in regione trovati effettuando 54.323 tamponi tra rapidi e molecolari, con un'incidenza del 2%. I guariti sono invece 720 e gli attualmente positivi 24.593, 102 in meno nelle ultime 24 ore. Ancora in calo anche la pressione sugli ospedali con 1.685 (-43) pazienti negli ospedali veneti,  dei quali 1.449 (-32) in area non critica e 236 (-11) in terapia intensiva. Sono invece 20 i decessi. Dall'inizio dell'epidemia a oggi ci sono stati 403.971 contagiati in regione, metà dei quali hanno avuto dei sintomi e 20mila entrati in ospedale. 

REPORT ORE 8 DEL 21 APRILE 

Riaperture: il punto di Zaia

Il tema del giorno, al di là dei numeri di discesa della curva epidemiologica in Veneto è l'atteso consiglio dei ministri convocato alle 17 di oggi, con all'ordine del giorno le "misure urgenti per la graduale ripresa delle attività". Sul tavolo le riaperture del 26 aprile, il Governo dovrà decidere su zona gialla pass, e coprifuoco, sul quale la richiesta principale è lo spostamento alle 23 invece che alle 22, soprattutto per permettere maggiore elasticità ai ristoranti che potranno aprire la sera solo con spazi all'aperto.

«Sono ore di confronto con le Regioni, ore utili per aggiustare il tiro», ha commentato Zaia, aggiungendo: «Non stiamo parlando di riaperture, a maggio dell'anno scorso riaprivamo tutto, ora non stiamo uscendo dal lockdown e la stragrande maggioranza ha già aperto, parliamo dell'apertura di alcune attività rimaste chiuse, bar, ristoranti, piscine, teatri etc.. Le vediamo le strade piene. Rispetto al maggio scorso oggi abbiamo in più vaccinazioni e anticorpi monoclonari  che l'anno scorso non c'erano. La situazione oggi non è da banalizzare ma è pur vero che un minimo di buon senso rispetto nelle aperture ci vuole. Nessuno ha il coraggio di dire che qua fa freddo, abbiamo una primavera più fresco del solito, è difficile che si puo aprire la sera. Ho l'impressione che questa modalità debba assolutamente valutare il rischio ma ci vuole un equilibrio come approccio. Le Regioni italiane hanno presentato le linee guida fatte con i nostri direttori della prevenzione e tutti hanno detto con i ristoranti regole ferree, ma è fondamentale dire che le Regioni hanno chiesto che aprissero anche in zona rossa con due metri di distanza. Non si tratta di fare gli aperturisti o i chiusuristi, guardiamo in faccia la realtà, è iniziata la fase di convivenza con le restrizioni. Se uno ha il ristorante magari può avere come lasciapassare una ricevuta della pizzeria se si trova in giro dopo le 22. Siamo tutti preoccupati ma è pur vero che non siamo in un contesto che siamo tutti in casa, ma il 90% è tutto aperto. Un minimo di buon senso e di reciprocità ci deve essere: È difficile spiegare che una partita di calcio si può fare dal 26 aprile, mentre le palestre devono aspettare il 1° giugno. Ci vuole equilibrio come approccio. Non possiamo all'infinito di continuare con le restrizioni».

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