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Martedì, 23 Aprile 2024
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Arzignano medaglia d'argento, «Il riconoscimento ricorda il prezzo che pagarono i lavoratori della Pellizzari»

Lo scorso 5 agosto la città del grifo ha ottenuto, dopo otto anni dalla richiesta, il riconoscimento da parte del presidente della Repubblica

A otto anni dalla domanda ufficiale, lo scorso 5 agosto Arzignano ha finalmente ottenuto la medaglia d’argento al valore civile, un traguardo storico per la città del grifo. Nelle motivazioni, si può leggere che: «Gli operai di un'azienda attiva sul territorio nazionale reagirono con lo sciopero alla richiesta dei tedeschi di spostare in Germania una parte delle maestranze, pagando questa scelta con la vita o con la prigionia. Simbolo di sacrificio e di resistenza contro le violenze nazifasciste». Il riferimento è agli operai delle Officine Pellizzari, che il 28 marzo del 1944 scioperarono contro le decisioni del comando tedesco, pagando a caro prezzo la scelta.

«Il conferimento da parte del presidente della Repubblica – si legge nella nota della sezione Anpi "Sergio Caneva" di Arzignano -, in data 05/08/2022, della medaglia d’argento al merito civile è un risultato molto importante per la città di Arzignano ed in particolare per i lavoratori delle Officine Pellizzari, oggi Marelli Motori. Questo riconoscimento ricorda quale alto prezzo pagarono i lavoratori delle Officine Pellizzari che il 28 marzo 1944 scioperarono contro i tedeschi che volevano trasferire in Germania il 10 % delle maestranze e molti macchinari».

«Questa lotta causò la dura repressione dai nazifascisti – prosegue la nota - che culminò con l’uccisione il 30 marzo 1944 al Castello di Romeo a Montecchio Maggiore di Cocco Luigi, Erminelli Cesare, Carlotto Umberto e Marzotto Aldo, operai delle officine. Insieme a loro sono ricordati nel cippo presente nel cortile dell’azienda anche Rampazzo Giuseppe – Salvato Giovanni - Giovanni Ferin - Marchetto Eucaristo (Ruggero) – Moretto Giovanni- Pana Antonio (Libero)- Piacentini Giuseppe (Mora). Undici testimoni, undici eroi, undici arzignanesi caduti per difendere il posto di lavoro, per tutelare le loro famiglie, per riconquistare la libertà, la pace, la democrazia e la giustizia».

«Con questi ricordiamo gli altri caduti arzignanesi – conclude -, a cominciare da Antonio Giuriolo, “capitan Toni”, i fratelli Caneva Igino e Amleto, e i tanti deportati nei campi di prigionia in Germania e mai più tornati. Anche a loro è dedicata questa onorificenza e insieme li ricordiamo».

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