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Spv, a Vallugana sarà battaglia legale «senza quartiere»

Dopo alcune sentenze in cui il Tribunale di Vicenza non ha riconosciuto le richieste di risarcimento avanzate dai residenti di una frazione del Comune maladense, i quali lamentano i disagi legati al cantiere della Pedemontana, gli avvocati dei ricorrenti annunciano l'appello: frattanto le famiglie si dicono pronte ad iniziative «eclatanti»

Nonostante alcune sentenze di primo grado non abbiano accolto le richieste di risarcimento avanzate dai residenti della zona Vallugana a Malo, da anni «tormentati dalla presenza dei cantieri della Superstrada pedemontana veneta in costruzione» la battaglia legale è destinata a durare a lungo perché i verdetti sfavorevoli saranno impugnati in secondo grado. Ieri infatti Giorgio Destro e Serena Pomaro, i legali padovani che patrocinano il Comitato Vallugana, hanno raccolto i mandati da parte degli assistiti in modo che il procedimento possa ora approdare alla Corte d'appello di Venezia: nel mirino ci sono alcune sentenze bollate come «contraddittorie ed ingiuste».

LA QUERELLE
Da anni i residenti della zona Vallugana a Malo lamentano «gli effetti indesiderati del cantiere della Superstrada pedemontana veneta meglio nota come Spv». L'opera, la cui realizzazione è stata affidata dalla Regione Veneto al consorzio italo-spagnolo Sis, una volta ultimata dovrà connettere Montecchio Maggiore nel Vicentino a Spresiano nel Trevigiano. Ad ogni modo alcuni anni orsono le doglianze dei residenti di Vallugana si erano fatte così intense tanto da sfociare in quattordici distinte cause civili. Ai primi di agosto sette di queste si sono concluse con il mancato accoglimento da parte dei giudici del tribunale di Vicenza rispetto alla richiesta di risarcimento avanzata dalle famiglie che da tempo spiegano di non poter più sopportare «il rumore delle mine che esplodono, il fastidio della polvere che esce dai cantieri in una con la confusione generata dalla macchine operatrici». Peraltro la richiesta di risarcimento era stata indirizzata alla controparte «per danno esistenziale» ovvero per l'insieme dei disagi patiti.

VERDETTO NEL MIRINO
Il mancato accoglimento da parte dei giudici di una richiesta di danni pari a 40mila euro a persona ha scatenato però la reazione dei ricorrenti che ieri hanno definitivamente formalizzato il mandato ai propri legali di proporre appello in secondo grado. «Le sentenze uscite a Borgo Berga - fa sapere Destro che ieri si trovava proprio in via Danilo Longhi - sono profondamente ingiuste e non hanno tenuto conto delle numerosissime prove portate a giudizio. Parliamo di una certosina consulenza tecnica di parte redatta dalla dottoressa Marina Lecis nella quale è stato dato conto del disagio nel tempo patito da quelle povere persone a causa di polveri, rumori e caos dovuto alla gestione di un cantiere portata avanti in maniera assai poco attenta. Parliamo dei responsi del pronto soccorso, parliamo delle consulenze dei nostri specialisti, due primari, che hanno dato conto dello stress psicofisico causato dalle notti sconvolte dall'insonnia per non parlare dei problemi respiratori. Di che cosa c'era bisogno ancora?».

IL J'ACCUSE
Destro poi affonda ancora il coltello: «Condannare i soccombenti, stiamo parlando di pensionati, gente anziana che ha fatto sacrifici per una vita, a diecimila euro di spese legali è un qualcosa che grida vendetta davanti al cielo. Sarebbe intollerabile se qualcuno fosse portato a pensare che tanta durezza sia una sorta di monito trasversale indirizzato a chi tocca i desiderata di coloro che tifano a tutti costi per la Spv». Si tratta di parole precise cui seguono quelle di Pomaro la quale spiega che «noi non staremo certo con le mani in mano».

IL FASCICOLO? STA «DORMENDO»
Ma c'è di più. Destro, che con la magistratura berica ha il dente avvelenato per come quest'ultima ha gestito l'affaire Pfas ai microfoni di Vicenzatoday.it spara un'altra bordata all'indirizzo di Borgo Berga quando spiega che per quanto accaduto con la Spv in zona Vallugana tre anni fa il legale aveva presentato un esposto anche in sede penale. Ma quel fascicolo che fine ha fatto? «La mia sensazione - spiega Destro - è che quel fascicolo stia dormendo». Frattanto le famiglie patrocinate dai legali padovani si dicono pronte a far sentire la propria voce tanto che già stanno pensano ad alcune «iniziative eclatanti» visto che la loro sarà «una battaglia legale senza quartiere».

ASCOLTA L'INTERVISTA A DESTRO E POMARO

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