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Venerdì, 29 Marzo 2024
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Antibiotico-resistenze: “Troppi casi ed elevati costi, che fare?"

Monitoraggi e controlli già a livello regionale, potrebbero essere la risposta, utilizzando un approccio integrato e condiviso ospedale/territorio”

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di VicenzaToday

L’Italia, con oltre 200mila infezioni e 10mila morti è tra i paesi Europei che presenta il maggior numero di casi e di morti attribuibili ad infezioni sostenute da batteri antibiotico-resistenti con un impatto economico pari a circa 320 milioni di euro e che si attesterà attorno ai 2 miliardi nel 2050 in assenza di specifici interventi di Sanità Pubblica 

Valorizzare l’innovazione con la definizione di criteri ad hoc per gli antibiotici e implementare attività di Antimicrobial stewardship, promuovendo appropriatezza terapeutica sia a livello ospedaliero che territoriale. Questo l’obiettivo dell’incontro ‘BIG ASL E BIG HOSPITAL QUALI OBIETTIVI CONDIVISI E QUALI CRITICITÀ ORGANIZZATIVE?’ organizzato da MOTORE SANITA’ e realizzato grazie al contributo incondizionato di MSD, alla presenza di Istituzioni e professionisti del mondo della Sanità italiana.

In Italia, la proporzione di infezioni resistenti agli antibiotici è cresciuta da 17% nel 2005 a 30% nel 2015 e potrà raggiungere il 32% nel 2030. Sarebbe quindi indispensabile, per ovviare alla crescita del fenomeno delle antibiotico-resistenze, operare soluzioni non solo a livello nazionale, bensì partire a livello regionale e locale con monitoraggi e controlli secondo un approccio integrato e condiviso ospedale territorio.

“Per combattere l’antibiotico-resistenza bisogna formare professionisti sanitari sul percorso da tracciare in modo che le Regioni parlino la stessa lingua e si riesca così a raccogliere dati omogenei sul territorio. C’è la necessità di avere sistemi informativi integrati tra diversi professionisti sanitari. Definire indicatori comuni, per rendere effettiva l’implementazione dei protocolli, anche pochi e precisi, ma su questi avviare il monitoraggio.

Decidere percorsi strutturati ospedale/territorio e associarli ad indicatori prescelti, introducendo modelli organizzativi innovativi che abbattano i silos, attraverso una gestione multidisciplinare del processo. Ma è allo stesso tempo importante prevedere l’utilizzo della telemedicina per poter offrire consulenza infettivologica a distanza.

E da ultimo, ma non meno importante, immaginare momenti di incontro periodico, per discutere dei risultati, alla presenza di infettivologi, al fine di lavorare in sinergia con i diversi professionisti e operatori sanitari coinvolti”, ha spiegato Luciano Flor, Direttore Generale AOU Padova.

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