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Caso Cotorossi, M5S contro il pubblico ministero che vuole archiviare

La richiesta, avanzata dal procuratore Cappelleri rispetto ad una indagine per presunti illeciti edilizi, scatena la reazione dei senatori Endrizzi e Guidolin: «Archiviare significa mettere tutto a tacere»

Barbara Guidolin e Giovanni Endrizzi, senatori del M5S, con una nota al vetriolo diramata giovedì, si scagliano contro la procura della Repubblica di Vicenza che è pronta a chiedere l'archiviazione sul caso dei presunti abusi edilizi a borgo Berga: una querelle urbanistica dal valore multimilionario che va in scena dai primi anni Duemila. E che quattro anni fa era sfociata «in un procedimento penale monstre» scaturito proprio dagli esposti del M5S nonché da quelli di un pool di associazioni ecologiste. Si prevede ora una battaglia davanti al giudice per le indagini preliminari mentre i due parlamentari accusano: «archiviare significa mettere tutto a tacere». In realtà il M5S non è nuovo ad uscite del genere tanto che il leader Luigi di Maio, oggi vicepremier, nel 2016 prese parte a Vicenza ad una manifestazione contro l'affaire Cotorossi, noto anche come affaire Borgo Berga, che peraltro è la sede della cittadella giudiziaria della città del Palladio.

I comitati per vero erano intervenuti alcuni giorni fa quando sui media veneti si era appreso della decisione assunta dal procuratore capo della repubblica di Vicenza Antonino Cappelleri, titolare del fascicolo, che peraltro a breve andrà a ricoprire il medesimo incarico a Padova. Il quale ha chiesto l'archiviazione del fascicolo medesimo. I motivi sono diversi. Alcuni fra i presunti reati sarebbero stati compiuti diversi anni fa. Per cui la prescrizione ha reso impossibile perseguirli. Per altri non ci sarebbero elementi per sostenere una accusa in giudizio: troppo labili le prove degli illeciti a partire dalla lottizzazione abusiva rispetto ad una inchiesta che aveva visto inizialmente un alto numero di indagati i quali via via erano andati scemando.

D'altro canto c'è la posizione della società che ha realizzato la lottizzazione sul sedime dell'ex Cotonificio Rossi appena fuori il centro storico, all'inizio della statale della Riviera berica (lottizzazione nota giustappunto come «Piruea Cotorossi»). Il lottizzante, ovvero la Sviluppo cotorossi spa, con l'amministratore delegato Paolo Dosa, ha sempre sostenuto la bontà di un percorso peraltro molto complesso e molto travagliato. Una delle tesi di Dosa, tesi che il manager ha sempre sostenuto con convinzione, riguarda la pluralità delle verifiche burocratiche che soggiacciono ad un iter cominciato quasi vent'anni fa.

Si tratta «di tanti e tali step» che hanno investito «il Comune di Vicenza», in parte la Provincia e poi «la Regione Veneto», il Genio civile sino a ministeri competenti: tanti passaggi a maglia così stretta hanno portato ad una serie di autorizzazioni rispetto alle quali la società ha sempre sostenuto di avere, necessariamente, «le carte in regola». Di più, la società si è spesso lamentata parlando di una sorta di accanimento ideologico da parte della galassia ambientalista nei confronti di un progetto che ha preso vita anche grazie al lavoro di alcuni architetti di fama internazionale in ragione della visione dei quali è stato possibile riqualificare «un'area condannata al degrado». Questo in buona sostanza è il ragionamento dei vertici societari che hanno affidato la loro difesa al professore Enrico Ambrosetti, avvocato del foro berico, noto alle cronache per essere il legale dell'ex prsidente di BpVi Gianni Zonin nel processo che riguarda il collasso dell'ex istituto di credito di via Framarin.

Tuttavia quando alcuni giorni orsono si è diffusa la voce della decisione del procuratore capo, le associazioni ambientaliste sono scese sul piede di guerra. E hanno fatto sapere di non condividere per nulla l'orientamento del magistrato. Tanto da dirsi pronte a impugnare la richiesta di archiviazione «non condividendo per nulla l'impostazione fatta propria dalla procura».

Poi è arrivato anche l'affondo di due senatori del M5S . Si tratta della rosatese Guidolin nonché del padovano Endrizzi. «Il piano attuativo Piruea Cotorossi - si legge in una nota diramata ieri sera - non  poteva essere approvato  per il suo impatto devastante sul territorio, come afferma l'Unesco e  per  una serie di  violazioni  di legge rilevate non dal M5S o dalle associazioni ambinetaliste, bensì dal  Corpo Forestale dello Stato, oggi Carabinieri forestali, nonché dai consulenti del pubbico ministero. Ci riferiamo alla mancanza delle valutazioni ambientali come Vinca e Vas e di compatibilità idraulica, nonché  al  mancato rispetto delle distanze dai fiumi». I due usano parole che pesano come pietre: «Si tratta di violazioni mai smentite né dalla Cassazione né dal Tribunale del Riesame, il quale, anzi, conferma  i due ultimi rilievi».

I due senatori però vanno oltre. Ed entrano nel merito di una vicenda di cui si era occupata anche l'agenzia nazionale contro la corruzione, ovvero l'Anac. «A questo si aggiunge la violazione del Codice degli appalti,  accertata dall'Anac e la violazione del Codice del Paesaggio rilevata dal Ministero dei Beni culturali che ha costretto il privato lottizzante a chiedere recentemente la sanatoria paesaggistica, che potrà essere concessa dal Comune di Vicenza solo dopo che la Soprintendenza avrà espresso il suo parere, vincolante per il Comune stesso. Parere che potrebbe essere anche negativo alla luce dei rilievi fatti pervenire al Ministero dalle associazioni ambientaliste».

Tanto che Guidolin ed Endrizzi mandano un vero e proprio messaggio al Gip che dovrà esaminare la richiesta di archiviazione: «Tutto questo dovrà  essere valutato dal Giudice per le indagini preliminari... non vediamo come si possa affermare che le le indagini siano da considerarsi concluse - attaccano i due parlamentari - anche alla luce di fatti nuovi contenuti nel nostro esposto del 24 giugno. Ci sono elementi per considerare altre eventuali  responsabilità penali. Si rileva infatti che alcune violazioni  sotto gli occhi di tutti, come ad esempio il mancato rispetto dai corsi d'acqua, non sono mai state sanzionate. Fatti gravi che i cittadini  hanno il diritto di conoscere , alla luce dei quali, non può certo sostenersi che sia tutto in regola».

Si tratta di parole precise dalle quali si intuisce che anche a fronte di una eventuale archiviazione da parte del Gip le associazioni e il M5S sono intenzionati a proseguire la battaglia legale. Nell'ambito della procedura penale infatti l'archiviazione non è una sentenza definitiva di assoluzione. Il che dà la possibilità a chi denuncia un reato di reiterare la stessa denuncia anche quando un fascicolo viene chiuso. Per di più dalle parole di Guidolin ed Endrizzi si evince che i riflettori dei due senatori nonché delle associazioni beriche (si tratta di Legambiente, Italia Nostra e Comitato contro gli abusi edilizi), non sono puntati solo sul lottizzante, quanto soprattutto sui funzionari degli uffici, municipali in primis, nonché sulle loro presunte inerzie. Alcune delle quali sono peraltro già state riconosciute dalla attuale giunta comunale di Vicenza.

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