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Unione inquilini: «Ritirare la legge regionale sulle case popolari»

Il sindacato veneto attacca palazzo Ferro Fini, invita alla mobilitazione e chiede il sostegno delle altre sigle nonché delle amministrazioni locali

«Abbiamo contestato duramente fin dall'inizio la legge regionale 39 del 2017, legge demagogica voluta dalla Regione Veneto, per aizzare la guerra tra poveri, ma che non darà la casa popolare alle 14.500 famiglie in lista d'attesa». Comincia con un attacco ad alzo zero una nota diffusa stamani dalla Uiv, Unione degli inquilini del Veneto, sigla riferibile al sindacato autonomo Cub. «Si tratta di una norma - si legge nel dispaccio firmato dalla coordinatrice regionale Matelda Bottoni - di stampo neoliberista, decisamente contro la finalità sociale delle case popolari... Queste case vennero costruite grazie alle tasse pagate dai lavoratori e alle facilitazioni pubbliche, perciò devono garantire la sicurezza abitativa ed affitti adeguati ai redditi, non contratti precari e canoni di mercato».

E la nota va oltre: «Ovviamente, i furbetti, ovvero coloro che hanno un reddito reale ben maggiore di quello dichiarato e che inopinatamente beneficiano degli appartamenti con pigione agevolata, non debbono continuare a beneficiare degli alloggi a prezzo calmierato, ma i limiti di reddito per la decadenza identificati dalla Regione... sono bassissimi e penalizzano le famiglie con reddito medio basso. Si tratta di limiti tanto più assurdi perché nella loro identificazione è utilizzato un parametro di valutazione, l'Isee Erp, che poggia su un algoritmo sballato... Perciò l'Unione inquilini... porterà le istanze al tavolo tecnico convocato per settembre, chiede con forza alla Regione Veneto di aprire anche un tavolo di confronto politico».

In questo senso l'Uiv precisa quelli che sono i suoi intendimenti e ripropone il suo «Cahier de doléances», ovvero un documento di sei pagine redatte nel 2017 dall'avvocato Giulia Diletta Bertazzo del foro di Venezia, documento che sul piano amministrativo altro non è che una serie di osservazioni alla legge. Si tratta in sostanza di richieste di modifica alla norma che il Consiglio regionale non ritenne di fare proprie e che secondo la Cub furono in grado di prevedere con un anticipo di due anni i problemi che si stanno palesando in queste settimane in cui lo scontro sulle case popolari si è riacutizzato.

Tuttavia il dispaccio della Uiv-Cub si spinge ancora oltre e pone sul tappeto addirittura la richiesta del ritiro della legge regionale. «È infatti indispensabile rispondere con urgenza alle 14.500 famiglie in lista di attesa per le case popolari con politiche di sviluppo del settore: la legge finanziaria regionale 2020 deve stanziare risorse adeguate per re-immettere subito in assegnazione le circa 4.000 abitazioni sfitte ed avere almeno altre 10.000 nuove case popolari in tre anni. Deve anche essere re-introdotta la possibilità di auto-recupero delle case popolari sfitte da parte degli assegnatari, cancellata da questa legge regionale ingiusta. Nel frattempo - spiega Bottoni - dati i gli errori e l'allarme sociale tra lavoratori e pensionati, non certo tra i furbetti, chiediamo alla Regione Veneto il ritiro della legge regionale 39 del 2017, con provvedimenti di moratoria dei nuovi canoni e delle decadenze nell'attesa della profonda revisione della stessa, in particolare la cancellazione dell'Isee erp».

La nota del sindacato si conclude con un ultimo appello: «A sostegno della mobilitazione l'Unione inquilini invita gli inquilini in difficoltà a pagare i vecchi affitti motivando con lettera raccomandata i cui modelli sono in distribuzione presso le nostre sedi. Invitiamo peraltro le organizzazioni sindacali a concordare una posizione comune e le amministrazioni locali nonché le forze politiche a sostenere queste rivendicazioni e queste proposte».

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