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Vicenza, il cannibale del campionato

La vittoria di Bolzano allunga ancora il filotto di vittorie consecutive

Troppo bello per essere vero. Dubitiamo persino della nostra buona vista, a scoprire un Vicenza così in alto. Ma è la realtà di un’annata in cui, almeno per il momento, tutto gira dalla parte giusta. Prendiamo la partita di ieri a Bolzano.

Nel primo tempo il Lane non è stato solo sovrastato dagli altoatesini. E’ stato cancellato dal campo, messo per 45’ all’angolo come un pugile suonato. Mai quest’anno gli uomini di Di Carlo sono apparsi altrettanto inermi di fronte ad un avversario. I padroni di casa, dall’alto della loro superiore potenza atletica, correvano il doppio, pressavano ferocemente, arrivavano primi su ogni pallone che Dio muoveva sul campo, tiravano in porta da tutte le posizioni. Cinelli & C., presi in mezzo a tanto furore agonistico, non ci hanno capito una mazza per mezza partita, complice anche il non perfetto stato di forma di qualche pedina fondamentale. Insomma, se la prima frazione di gioco si fosse chiusa sul 3-0 nessuno di noi avrebbe potuto recriminare.

Non c’entrava lo stato del campo, né un arbitraggio sfavorevole e nemmeno la situazione in infermeria, visto che la squadra si era presentata al Druso praticamente al gran completo. Io stavo seguendo la partita in mezzo ai tifosi. All’intervallo ci si guardava increduli. Possibile che fosse questa la capolista? Si sapeva che gli altoatesini potevano rappresentare uno scoglio duro, ma nessuno poteva aspettarsi un Lane tanto in balìa dell’avversario. Ma il calcio, che pur ha poche sicurezze, qualche regola certa la serba pur sempre. Il SudTirol ha giocato splendidamente per 45 minuti, recitando un autentico monologo e andando vicinissimo al gol numerose volte.

Ma un po’ per i suoi limiti offensivi e un po’ per malasorte non è riuscito a superare un Grandi formato Uomo Ragno, spendendo tante energie fisiche e mentali. Forse troppe per non pagare poi dazio. Quanto al Lane, aggrappato alle prodezze del suo estremo difensore, è rientrato dagli spogliatoi con una pelle nuova, ritrovando lo spirito cooperativo che gli aveva regalato in precedenza tre vittorie consecutiva. Perché per raddrizzare la partita di Bolzano servivano due elementi concomitanti: una diminuzione del furore battagliero dei padroni di casa e il contemporaneo decollo delle performances vicentine.

Eventi entrambi puntualmente avvenuti alla ripresa delle ostilità. Fuori Rigoni (acciaccato) e dentro Pontisso (baciato dalla dea Eupalla), tutto il Vicenza ha ritrovato gli occhi di tigre e i tirolesi si sono squagliati come la neve di primavera sul Monte Pozza. Di lì in poi la musica l’ha suonata solo la Nobile. Un assolo.

E il salvatore della Patria, Matteo Grandi ha potuto riposare e pregustare una cena a base di Schlutzkrapfen e Blauburgunder. Gran bella soddisfazione, stare lassù. Al calduccio nella poltrona da capolista. Pensando alle temperature rigide che affliggono le inseguitrici, in particolare le galline che a -6 faranno le uova surgelate.

Dopo tanti “mai una gioia” non ci farà mica male l’ebbrezza da primi della classe? E quando mai… Lasciamo che a preoccuparsi siano gli altri. In primis i Leoni del Lago, che sono attesi domenica ad una visita al Menti che toglierà loro il sonno. Per chiudere poi il girone di andata con la trasferta ad Imola, dove abbiamo un conticino ancora da saldare. E a quel punto si faranno i primi conti. Il titolo di campione d’inverno conta poco, lo sappiamo. Un po’ come il Gran Premio della Montagna al Giro. Ma se possiamo scegliere, perché lasciarlo a qualcun altro? Siamo o non siamo i Cannibali del campionato?

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