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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Caro Calcio, dal buio tornerai a splendere?

Il campionato di terza serie è da tempo una specie di repubblica delle banane che, se da un lato vede lo scadimento tecnico dello spettacolo, dall’altro costringe le società a gestioni economico-finanziarie praticamente insopportabili

Sono certo che tutti i lettori siano al corrente dell’episodio tragicomico legato alla partita di calcio di serie C (girone A) tra il Cuneo e la Pro Piacenza, finita col punteggio record di 20-0, a seguito della presenza di soli 7 giocatori emiliani in campo. E per di più presi dalle giovanili.

L’episodio, già molto commentato con diversi accenti sulla stampa, (ndr: e anche qui, da Federico Pampanin), merita in sede locale almeno un paio di chiose aggiuntive. Il campionato di terza serie è da tempo una specie di repubblica delle banane che, se da un lato vede lo scadimento tecnico dello spettacolo, dall’altro costringe le società a gestioni economico-finanziarie praticamente insopportabili.

Da ciò che è lecito sapere, circa metà delle contendenti si trovano ad operare in condizioni di dissesto più o meno palese e i fallimenti dichiarati, negli ultimi lustri, hanno superato le 100 unità, con nomi scolpiti nella storia del calcio italiano, per far giusto qualche esempio: Alessandria, Pro Vercelli, Spal, Catanzaro, Messina, Venezia, Avellino, Mantova, Perugia, Triestina, Padova, Modena, Bari e Reggiana. Per tacer, ovviamente, del Vicenza…

Un’ecatombe che non si arresterà, se in alto loco non sarà avviata una politica severissima di selezione degli iscritti. Il caso clamoroso appena concretizzatosi, peraltro, oltre ad un discorso organizzativo e istituzionale, induce a qualche riflessione di ordine morale.

La domanda è semplice: ha un qualche senso quel 20-0?

No. Non ne ha per il Cuneo, anche se i piemontesi sono impegnati nella lotta per non retrocedere e ne ha ancora meno per la Pro Piacenza, di fatto già morta e sepolta prima di andare in campo. A cosa è servito ai vincitori premere l’acceleratore per raggiungere un risultato del genere e a cosa è servito agli sconfitti andare incontro ad un’umiliazione così cocente?

Abbiamo girato il quesito a due uomini di calcio di casa nostra, Beppe Lelj e Danio Montani. Ecco le considerazioni del primo:

“Un momento di vergogna di cui tutti devono assumersi le colpe. Personalmente, da giocatore di lunga esperienza, sono rimasto sconcertato da quell’infierire su un avversario manifestamente in disarmo. Posso dire con tutta tranquillità che ai nostri tempi non sarebbe successo. E l’allenatore del Cuneo perché non è intervenuto con i suoi, imponendo un atteggiamento più rispettoso? Evidentemente in questo calcio moderno i valori morali sono un concetto sconosciuto.”.

Gli ha fatto eco l’ex mediano del Lane di Montani:

“Sono rimasto basito leggendo ciò che era successo. Personalmente mi sarei rifiutato di giocare oppure al massimo avrei disputato una gara pro forma. Non capisco davvero i giocatori di casa nel loro atteggiamento. Sono stati costretti dalla società a ottenere la vittoria? Bastava allora segnare quattro o cinque reti… Che sapore ha una goleada così irridente nei confronti dei ragazzini in inferiorità numerica? Questo calcio io non lo capisco. Come non capisco la Federazione, che adesso si scandalizza ma intanto permette che l’andazzo continui, vedi quel che sta succedendo a Parma.”

Un’ultima annotazione riguarda la tifoseria. E’ chiaro che Piacenza è oggi una piazza in crisi, ma essa vanta comunque una buona tradizione a livello di supporters. Probabilmente il tifo è più concentrato sul Piacenza che non sulla Pro, ma possibile che nessun gruppo di sostenitori si sia messo di traverso per evitare tanta ignominia? In questa ottica c’è un illustre precedente di casa nostra. In un periodo inglorioso e imbarazzante come quello del fallimento Vi Fin, la pagina più bella è stata scritta allorchè il proprietario in pectore del Lane, Fabio Sanfilippo, decise di rispondere allo sciopero dei giocatori inviando a Padova i ragazzini della Berretti. Una spedizione al massacro bloccata dai tifosi del Lane, i quali impedirono al pullman della squadra di lasciare il Menti per l’Euganeo. Sostenuti in questo gesto clamoroso persino dai supporters biancoscudati, decisi a non avallare una partita così priva di etica e di onore.

Quale che siano state le varie motivazioni alla base del 20-0 al Paschiero, quel che è mancato domenica è stato proprio il senso dell’onore, del rispetto umano e della dignità sportiva. Ma è roba che forse va chiusa definitivamente nel cassetto dei ricordi, purtroppo.

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