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Il punto di Alberto Belloni: «Lane punto 1, ma senza cambiali in bianco»

Senza Seeber e Colella, ma facendo tesoro degli errori nella stanza dei bottoni

“Ecco, la musica è finita, gli amici se ne vanno, che inutile serata…!” cantava Ornella Vanoni nel 1967. Termina qui, dunque, il Festival calcistico del Lane, impantanato con il Ravenna nel pareggio che lo condanna ad uscire subito dai play off. Un epilogo in qualche modo in linea con l’andamento della stagione: spesso deludente, raramente esaltante, talvolta non aiutata dalla fortuna. Forse perché la Dea Bendata, si sa, dà una mano agli audaci mentre questo Vicenza in genere non ha brillato per ardimento. Ho scritto ieri e lo ribadisco oggi a mente fredda, che i biancorossi hanno recitato l’ultimo atto salvando la dignità della maglia.

Sull’acquitrino del Benelli era illusorio sperare di poter giocare a pallone, con la sfera trattenuta dall’acqua, i piedi bloccati dalla mota e la manovra condizionata dal maltempo. I biancorossi hanno fatto ciò che era lecito attendersi da loro: hanno provato a metterci il cuore, si sono sfiatati in rincorse improbabili, sono persino riusciti a mettere nel sacco il pallone che poteva valere il miracolo.

ADESSO TOCCA A ROSSO

Tante le giustificazioni per non essere riusciti a portare a casa la vittoria, a ben guardare: il non gioco (più che legittimo) degli avversari, un errore individuale dell’uomo più rappresentativo, un maledetto legno colto da Guerra sull’1-1, persino un arbitraggio non certo favorevole agli ospiti (su tre rigori reclamati almeno il primo, quello del 66’ sembrava degno della VAR). Ma è assolutamente inutile andare in cerca di alibi. L’anno zero della gestione Renzo Rosso si chiude con l’ennesima delusione, secondo un copione coerente.  Tocca ora alla proprietà e alla dirigenza individuare una chiave di lettura per questo campionato: per la discutibile campagna acquisti estiva, per un cambio di allenatore che non ha eliminato i problemi (casomai ne ha aggiunti), per un mercato invernale di cui veramente in pochi hanno capito il senso.

Salvata la dignità, dunque, serve ora salvare l’esperienza. Perché ogni esperienza, anche negativa, può diventare importante se viene utilizzata in modo costruttivo. La prossima serie C sarà ancora più impegnativa di quella che sta concludendosi. Molti avversari di rango, pochi posti utili per i salti di categoria e soprattutto necessità di investire nel calcio una quantità di risorse superiore a quella resa disponibile quest’anno. Ma c’è spazio per una ragionevole speranza. 

COME SI RIPARTE? 

Sul fronte organizzativo il Vicenza ha lavorato bene, trasformando una società allo sbando in un modello cui molti stanno già guardando con interesse. Sul fronte vivaio i risultati parlano chiaro: mai negli ultimi 20 anni il settore giovanile ha dato tanti buoni frutti. C’è da attendersi che stia per partire quel circuito virtuoso che alimenta, attraverso la linea verde, l’inserimento di ragazzi a chilometri zero nell’organico della Prima Squadra, secondo il modello delle provinciali di lusso, come Atalanta, Empoli, Brescia ecc. L’anno Zero si è chiuso col bilancio in rosso (sic!).

Poche discussioni. La società aveva parlato di anno di transizione dopo i disastri del fallimento e così è stato. L’Anno Uno, però, ha da essere il primo vero gradino della scala che porta alla Cadetteria. I tempi del “Mai una gioia” non possono durare ancora, pena il dissipamento del capitale di affetto che ancora una volta il pubblico ha riversato sul Menti. Salvata la dignità, dunque, Renzo Rosso & C. devono adesso ricostruire la Storia. E’ un crinale sottile, che separa l’epopea delle chiacchiere da quella dei risultati sportivi. Si riparte senza punti fermi: probabilmente senza Seeber, quasi certamente senza Colella, con tanti giocatori alle prese con la valigia. Ecco i primi banchi di prova che bussano alla porta, dai quali si decifreranno chiaramente le ambizioni del Lane prossimo futuro. Buon lavoro a via Schio. Senza cambiali firmate in bianco, stavolta

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