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Morte di Morosini: "Era necessario fare una risonanza magnetica"

La dottoressa Cristina Basso, dell'università di Padova, ha studiato il cuore del giocatore, deceduto durante Pascara-Livorno e ha scoperto come individuare la malformazione. Al calciatore è stato dedicato il Centro tecnico del Vicenza

Solo una risonanza magnetica avrebbe potuto permettere ai medici sportivi che lo seguivano di individuare la malformazione cardiaca che ha stroncato Piermario Morosini, il 14 aprile dello scorso anno, durante il match Pescara-Livorno. 

A sostenerlo è Cristina Basso, professoressa associata di anatomia patologica all'università di Padova, che ha studiato il cuore del giocatore, conservato dall'ateneo con quello di altri 700 atleti morti improvvisamente dal 1982, quando venne introdotto il certificato medico obbligatorio per praticare attività sportiva.

"I suoi esami erano tutti in regola, non aveva mai avvertito sintomi ed ecocardiogramma, eco e screening non avevano rivelato l'alterazione emerso post mortem nel ventricolo sinistro - ha detto -. Da lì abbiamo capito che la malattia colpisce tutto il cuore perciò i colleghi della medicina sportiva al primo sospetto clinico devono approfondire con la risonanza magnetica. L'altro provvedimento da adottare subito è mettere sotto controllo i parenti del soggetto”.  

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