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Tra l'Imolese e la Samb, nemmeno stracchino e purè

Serve tempo, dice il mister: i miracoli non li fa nessuno, né Serena e nemmeno il Giovanni da Treviso. Più che condivisibile anche questo. Resta il problema di fondo che se i prossimi due mesi vanno destinati a portare la squadra più in alto in classifica, prestazioni come quella contro gli emiliani non giustifica eccessivi entusiasmi

Nel dopogara col Gozzano, Colella aveva argutamente osservato come suo nonno gli avesse insegnato da bambino che un malato (e si riferiva ovviamente al Vicenza) non può passare dal brodino al salmì di cinghiale. Condivisibile. Salvo rilevare, archiviata anche la partita con l’Imolese, che per il momento non è arrivato sul desco del Menti nemmeno lo stracchino col purè, dal classico sapore ospedaliero.

Serve tempo, dice il mister: i miracoli non li fa nessuno, né Serena e nemmeno il Giovanni da Treviso. Più che condivisibile anche questo. Resta il problema di fondo che se i prossimi due mesi vanno destinati a portare la squadra più in alto in classifica, prestazioni come quella contro gli emiliani non giustifica eccessivi entusiasmi. Sia perché il numero delle partite ancora da disputare diminuisce e gli avversari diretti nella corsa play off non paiono rallentare. Vincono infatti Monza, Ravenna, Fermana e pareggiano Triestina, Pordenone, Feralpi, AltoAdige e Sambenedettese (una partita in meno).

Inoltre, subito dietro al Lane, incombono la Vis Pesaro (che gioca oggi) e la Ternana (pure lei con un turno da recuperare). Sia perché la formazione pare tutta da riprendere in mano. La morìa di terzini obbliga l’allenatore a scelte fisse, ma il povero Stevanin è finito al centro della contestazione popolare e al pur lodevole Davide Bianchi tocca tirare sin troppo la carretta.

E’ probabile che, in assenza di Martin e Salviato, il tecnico biancorosso possa pensare per la spedizione sul Tronto a qualche mossa a sorpresa, magari spostando sulla fascia Nicolò Bianchi, il quale come sinistro di difesa ha già giocato. Colella ha anche provato a cambiare le carte in tavola a centrocampo, varando un reparto più verde, con Zonta e Pontisso. I risultati non sono stati incoraggianti, facendo rimpiangere Cinelli, sul cui stato fisico, tuttavia, ci sono alcuni interrogativi.

Il nodo centrocampo

Là in mezzo il Vicenza ha solo mediani interditori e mezze ali d’ordine, ma l’organico è orfano fin dall’inizio di un giocatore con caratteristiche da cabina di regìa. Questo aspetto si fa particolarmente sentire quando la squadra manca di intensità e velocità, perché la manovra diventa lenta, ripetitiva e prevedibile. Il tecnico berico, francamente, può farci poco (visto che i protagonisti in campo sono quelli sono) se non lavorare per portare i suoi ad una condizione fisica e mentale più favorevole al pressing e agli inserimenti da dietro. Cercando di recuperare con l’organizzazione di gioco quel che non può chiedere in termini di fosforo pallonaro.

Di questa carenza nei rifornimenti pagano il prezzo maggiore gli attaccanti, già per loro conto alle prese con l’involuzione di Arma e soprattutto di Guerra, attualmente una specie di oggetto misterioso. Servirà tanta pazienza da parte dei tifosi (che già ne hanno avuta oltre i limiti dell’umana sopportazione) dando al team di Renzo Rosso il tempo di tradurre in pratica le dichiarazioni reboanti della vigilia. La mia impressione, peraltro, è che ci vorrà un’altra piccola dose di lagrime e sangue e tanta intelligenza da parte della dirigenza per individuare in questo gruppo pieno di problemi una spina dorsale valida da portare in dote al 2019/2020.

L’anno uno della rinascita, speriamo

Ma prima dei voli pindarici occorre chiudere questa stagione con dignità, dando un senso agli oltre 8.000 abbonamenti sottoscritti. E’ questa la vera sfida, più importante persino del posto finale in graduatoria. Contro l’Imolese, partita di vertice, al Menti c’erano circa 8.500 spettatori. Pochini. Un segno che qualcuno si sta stancando del “mai una gioia”? I biancorossi, andati sotto la curva per il saluto conclusivo, sono stati congedati dai tifosi col coro “Andate a lavorare!”. Altro che “Be brave!”. Palla lunga e padalare…

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