Il punto di Alberto Belloni: «Lane, bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno»
Inizio di ritorno campionato con un'occasione sprecata per i biancorossi che hanno giocato un’ora di calcio champagne e poi il suicidio
La ripresa del campionato ci regala un Vicenza a due facce. Per un’ora una squadra nuova e diversa. Nuova perché schierava tre elementi ottenuti dal calciomercato invernale. Diversa perché per buona parte della gara ha giocato un calcio arioso e divertente come mai, quest’anno. L’altra faccia, tuttavia, ci dice che i vecchi difetti non sono ancora superati. Nell’ultima mezzora i biancorossi arretrano il baricentro, perdono il controllo del gioco, sbagliano l’occasionissima per chiudere i conti e alla fine subiscono l’inopinata rete del pareggio.
UN'OCCASIONE SPRECATA
E questo è un copione già visto e rivisto in precedenza. Di cosa vogliamo parlare? Del bicchiere mezzo pieno, contraddistinto dalla gran partita di Simone Guerra e della buona prova di Cinelli, pur non al top di condizione? Oppure di quello mezzo vuoto, legato alla solita incapacità di mettere in cassaforte i risultati? Quel che è certo è che il match contro il Renate offriva al Lane una grandissima possibilità di rientrare a buon diritto nella zona promozione, all’inseguimento di un Pordenone che pare non perdere colpi.
I tre punti al Menti avrebbero proiettato gli uomini di Serena a 32 lunghezze, quindi al 4° posto, alla pari con l’Imolese e dietro solo ai citati friulani, che stanno in cima a 43, a Triestina (35) e alla sorprendente Fermana (34). Un bel viatico, dilapidato con lo sciagurato pallone cacciato alle stelle da Arma e dalla dormita collettiva della difesa in occasione del colpo di testa di Priola che si è insaccato lemme lemme, alla destra di un Grandi che lo seguiva stupito come i Re Magi la cometa sulla grotta del Salvatore.
CI VUOLE UN SALTO DI QUALITÀ
Ed è un vero peccato, perché a tratti è stato un Lane che ha fatto partita da solo, con trame esteticamente convincenti e una messe di occasioni da gol che avrebbero meritato un punteggio tennistico. E tuttavia il calcio, pur non essendo scienza esatta, qualche regola fondamentale ce l’ha. Dopo un quarto d’ora della ripresa io stesso (che come i lettori sanno di calcio ne capisco certamente meno degli allenatori in panchina) ho notato che i biancorossi perdevano progressivamente campo, le linee di gioco si accorciavano e il pressing alto, che aveva sin lì annichilito gli ospiti, si faceva meno intenso ed efficace. Con il mio vicino di posto (pure lui modesto osservatore di calcio, mica Mourinho) abbiamo subito espresso preoccupazione: ci si infilava in un atteggiamento tattico in grado di dare ossigeno ad un Renate sin lì annichilito dal gioco del Vicenza.
Siamo stati, ahinoi, facili profeti, visto l’esito finale. Con il risultato di pareggiare una gara che la squadra di Serena aveva sin lì strameritato di far sua. Non resta che tenerci quello (non poco) che di buono il Lane ha prodotto ieri, lavorando subito su certi vecchi limiti che sin qui hanno condizionato il rendimento del gruppo. A tal proposito, penso potrà essere molto utile l’inserimento nella rosa del centrocampista di regìa di cui si è molto parlato. Arrigoni o qualcuno che abbia le medesime caratteristiche. C’è infatti un nodo di gara che i biancorossi devono imparare a gestire in modo differente.
E’ questione di testa ma anche di piedi. La capacità di addormentare gli incontri una volta passati in vantaggio è da sempre caratteristica delle grandi squadre e il vero salto di qualità per Vicenza dovrà indirizzarsi proprio verso questo cinismo sportivo. Fermo restando, naturalmente, che se la partita ti serve su un piatto d’argento l’opportunità del raddoppio e la si sciupa in modo vergognoso, si finisce inevitabilmente nella sfera della vecchia regola intramontabile: gol sbagliato, gol subìto. Inutile lamentarsi troppo. E’ la dura legge del calcio.