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Storie di sport e di maglie biancorosse: Barbagol come Pichichi

Divagazioni su un quadro ammaliante e sulla storia dell’Athletic Bilbao

Oggi vi racconto una bella storia di sport, di quelle che scopri senza cercarle. Le migliori, insomma. Partiamo dall’antefatto. E’ da un po’ di tempo che propongo a Paolo Bedin, Dg del Lanerossi, l’organizzazione di un torneo estivo tra squadre internazionali che portino la maglia biancorossa a strisce longitudinali. Quella del Lane, insomma. Ce ne sono tante in Europa e nel mondo (non tantissime, peraltro) alcune delle quali, come il Bayern Monaco, l’Atletico Madrid, il Monaco il PSV Eindhoven o l’Estudiantes, molto note. Altre meno celebri, tipo il Sunderland, il Cracovia, il Nancy o lo Sporting Gijon.

Ebbene, sfrucugliando di qua e di là nella storia di queste(l’ultima italiana fu il Torino di Ventura nel 2014) formazioni dalla casacca gemella, mi sono imbattuto in uno stupendo quadro “Idillio en los campos de sport” dipinto nel 1917 dall’artista basco Aurelio Arteta su commissione dell’Athletic Club Bilbao. Ne pubblico a corredo la foto, a beneficio dei lettori: un giocatore in maglia biancorossa sta flirtando durante l’intervallo di una partita con una bella ragazza appoggiata ad una staccionata.

Mi conoscete, sono curioso. Volevo saperne di più e sono andato a documentarmi. Il calciatore raffigurato ha due nomi, un cognome e un soprannome. Rafael Moreno Arazandi, detto Pichichi. Mica uno qualunque. Un fromboliere di tal razza che ancora oggi il titolo di capocannoniere della Liga gli è intitolato. Anche la giovane e bellissima donna con cui sta facendo il “provolone” non è anonima. Si chiamava Adelina Rodriguez Miguel e alla fine sarebbe diventata sua moglie. Pichichi ebbe una breve ma luminosa carriera di puntero ed è entrato talmente nel cuore degli sportivi locali che tutte le squadre che per la prima volta scendono al “San Mames” (l’ultima italiana fu il Torino di Ventura nel 2014) rispettano il rito di andare sotto al busto bronzeo del bomber per depositare un mazzo di fiori.

Strana leggenda, quella dei biancorossi iberici. Dalla nascita del club, nel 1898, i suoi atleti hanno goduto fama di rubacuori. Tutte le donne impazzivano per quei ragazzi baschi dai corpi snelli e dai visi scolpiti. Fu probabilmente la prima squadra del mondo ad avere un seguito femminile così significativo. Nel loro inno, persino oggi, risuonano queste parole: “Non c’è sportivo che non conosca questa canzone… E le fanciulle orgogliose danno il loro cuore a chiunque degli undici dell’Athtlelic campione!”. Nel 1951 un noto scrittore locale, Juan Antonio de Zunzunegui, celebrò una volta in più le doti del bel Pichichi: “Più che un giocatore era un simbolo della squadra e il fazzoletto a quattro nodi che portava sulla testa riempì tutta l’epica dei Leoni di Bilbao. Fece storia, forgiò la leggenda e lasciò un’impronta.”

Provo ad immaginarmelo: sudato, ansante e irresistibile. E mi viene in mente Gino Vallesella (pure lui con un copricapo arrangiato, immortalato in una foto indimenticabile, forse del 1909). Giocatori che diventano mito, che superano il tempo, che trascendono il puro fatto calcistico. Rafael Moreno Arazandi non visse a lungo. (muore giovane chi agli dei è caro). E poco importa se la divinità si chiama Eupalla ed è nata solo nella testa del grande Brera. Lo portò via dai campi di gioco il tifo, a soli 29 anni. Ma la sua stella rifulge anche oggi attraverso l’estro di un grande artista, che ci ha regalato per sempre quello sguardo di ammaliante guascone, abituato e centrare il cuore di una bella femmina come lo specchio della porta avversaria. La sua pennellata decisa mi ricorda quella del pittore Arnaldo Pizzinato, che ho avuto la fortuna di conoscere anni fa nello squero/studio alla Dogana, a Venezia. Insomma, non ce l’ho fatta a tenermi dentro questa emozione e l’ho condivisa con l’amico/nemico (ci divide la politica ma ci unisce l’amore per il Lane) Osvaldo Casanova, matita sopraffina e memoria grafica della Nobile.

Gli ho fatto conoscere Pichichi perché chi, se non lui, potrebbe fermare sulla carta certe magìe evocative della maglia di Menti o Savoini. Ci sarebbe da farne un Museo, se qualcuno volesse raccogliere tutti i frammenti di storia diventati arte. Epopee e personaggi. E oggi stesso, la faccia da eroe popolare uno ce l’avrebbe, senza dubbio. Di lui sappiamo che ha il piede velenoso, la faccia da artigliere alpino e che gli piace la birra. Scoprissimo mai che è anche un tombeur de femmes, avremmo a disposizione la base del nostro mito. Ma rovinare i matrimoni non è l’obiettivo di questo canto sentimentale sull’Athtletic Bilbao e su Pichichi. Ci perdoni il paragone malizioso la bella signora Corinne. Ci piace giocare con la fantasia, tutto qui…

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