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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Il punto di Alberto Belloni: «Meno salda la posizione di Colella»

L’unico punto delle tre ultime gare costa al tecnico le prime contestazioni

E adesso pover’uomo? La citazione del bel romanzo di Hans Fallada s’attaglia purtroppo alla condizione psicologica di Giovanni Colella, che ieri, dopo l’inopinata sconfitta, sembrava un pugile stordito da un diretto d’incontro in piena trance agonistica. La nuova battuta d’arresto, terzo atto di una specie di tragedia calcistica iniziata con Teramo e Gubbio e completata ieri con il Ravenna, scopre impietosamente i limiti attuali di una squadra che non riesce a far suo il risultato pieno nemmeno di fronte alle cosiddette “minori” del campionato.

I NUMERI PARLANO CHIARO

Come i lettori sanno, personalmente faccio parte della fazione di coloro che ritengono il mister un ottimo allenatore. Tuttavia mastico calcio da troppo tempo per non rendermi conto che ogni professionista è figlio dei risultati che ottiene. E in questo momento sono i numeri ad essere contro Colella, con la forza dell’evidenza. Il suo Lane è scivolato al nono posto (appena dentro le dieci piazze da play off), a ben 11 punti dalla capolista Pordenone. Ma è il dettaglio dei tabellini a fotografare meglio l’impasse biancorossa: 20 gol subiti sin qui.

Di peggio hanno fatto solo Rimini, Teramo e Virtus Verona. Una fragilità difensiva incompatibile con qualsiasi velleità di vertice e che rende inefficace il dettaglio offensivo (meglio del Vicenza hanno fatto solo le due reginette del girone B, Pordenone e Triestina). Enzo Bearzot, vecchio marpione del calcio, predicava ai quattro venti la filosofia del “Primo non prenderle”, filosofia rispolverata con successo da Massimiliano Allegri. Riguardiamo la gara contro i giallorossi romagnoli: il Vicenza non stava giocando bene, ma tutto sommato aveva rischiato poco, lasciando agli ospiti solo briciole di gioco. Andato sotto per una prodezza balistica di Tommy Lelj (un eurogol eccezionale, ma troppo simile al tiro fatale di Proietti in Vicenza-Teramo) ad un certo punto riagguanta il pareggio con la bella stoccata di Zarpellon.

A questo punto una squadra già diventata “brava” (secondo la definizione coniata dallo stesso allenatore berico) non avrebbe più fatto vedere palla agli avversari, chiudendoli in una bagarre agonistica da Fort Apache. Invece, i biancorossi hanno lasciato agli avversari un ribaltamento di fronte da cui è sortito il rigore fatale di Bonetto. Un peccato che si ripete, come Penelope che disfa di notte quel che ha tessuto di giorno. Che questa squadra avesse bisogno di puntelli era chiaro a tutti. Sia ai suoi sostenitori, cioè a quelli che considerano il gruppo esistente una buona base per programmi ambizioni, sia per i detrattori, che hanno sempre definito l’organico come raffazzonato e insufficiente.

180 MINUTI PER CAMBIARE ROTTA

I risultati negativi, oltre che penalizzare la graduatoria, hanno l’effetto di ringalluzzire i critici, tanto che in questo momento non si sa più se basteranno i due rinforzi ipotizzati (oltre a Cinelli, un difensore e un attaccante) oppure servirà un intervento più radicale a gennaio. La flessione di rendimento, purtroppo, sta raffreddando anche gli entusiasmi di Renzo Rosso, che ieri al Menti ha svicolato i cronisti ma che appariva alquanto deluso. In che clima si svolgerà domani la cena natalizia a Breganze? Certamente il mister si sentirà tra color che son sospesi, tradito da una squadra cui non può rimproverare l’impegno ma che sul piano del gioco si dimostra in piena crisi di identità.

Una crisi che comincia, come detto, dalla difesa ma coinvolge anche un centrocampo in cui né De Falco (l’uomo cardine del mercato estivo) né Nicolò Bianche hanno sin qui saputo prendere in mano la bacchetta di direttore d’orchestra e investe pure l’attacco, troppo Giacomelli dipendente e con un Arma in evidente calo di forma. Un momentaccio, insomma. Al quale si può reagire sparando sulla Croce Rossa oppure provando a far quadrato nonostante le palesi difficoltà. Ci sono ancora due partite prima di chiudere il girone d’andata: a Fano e in casa con l’Albinoleffe: 180 minuti per capire se c’è spazio per un’inversione di tendenza. Crederci non costa nulla, ma ci vuole un vero atto di fede. Biancorossa

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