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Il punto di Alberto Belloni: «Serviva o no una nuova punta?»

Il pari interno riaccende il dibattito tra i tifosi. Ma i veri problemi sono stati a centrocampo

Ieri sera, ottenebrato dal febbrone (che mi ha procurato la peggior topica giornalistica della carriera con l’attribuire al Gubbio un gol ovviamente mai segnato e lo spostamento in terra calabrese della città umbra) ho lasciato i nostri telespettatori con la domanda (retorica) se il risultato appena ottenuto determinasse un punto guadagnato o due persi. Ho detto retorica, in quanto prevale nettamente la sensazione che per il Lane si sia trattato di un rallentamento assai negativo. Ma guai a lasciarsi trasportare dai giudizi troppo sommari.

Ripensiamo a quanto mister Di Carlo si sia speso nelle ultime settimane, durante lo straordinario filotto del Vicenza, per ricordare che il campionato è ancora lungo, nonché il rischio (anzi la probabilità) che il cammino del Vicenza possa riservare ai biancorossi qualche domenica di difficoltà. Se qualcuno s’era illuso di finire la stagione sulla scia degli oltre 2 punti di media raccolti sino a ieri da Cinelli & C., pertanto, le parole del Conducator volevano indurre tutti ad una più ragionata valutazione. Non è dunque lo 0-0 con la Città del Lupo a gridare vendetta al cospetto del Cielo. Ci sta. Succederà nuovamente di incontrare ostacoli non previsti e di concedere a Reggiana e Carpi l’accorciamento delle distanze. Il vero motivo di delusione, semmai, è il modo con il quale sono stati lasciati due punti. Merito di una tattica accorta di Torrente, certo.

A centrocampo, soprattutto, i berici hanno ballato la samba nella rete di un pressing avversario facilitato dalla superiorità numerica quasi costante. Senza voler insegnare a Mimmo il suo mestiere, è apparsa presto evidente la difficoltà dei nostri playmaker di dare verticalità al gioco, impegnati com’erano a liberarsi dai diretti avversari. In questi casi ci sono soltanto tre vie alternative: cambiare modulo, rendere la vita difficile agli altri spingendo sulle fasce, oppure cercare di saltare il muro avversario con lanci lunghi alla ricerca della soluzione aerea. La seconda ipotesi, nei fatti, si è scontrata con l’inadeguatezza delle corsie laterali, dove il solo Barlocco dava qualche segno di vita. La terza è stata provata soltanto verso la fine, con l’ingresso di due torri come Arma e Saraniti (e non a caso ne è uscita l’occasione più nitida, forse l’unica, di fare del male a Ravaglia).

La squadra ha così regalato tutto il primo tempo ai rossoblu, con un atteggiamento passivo e inconcludente e ha poi sciorinato una ripresa volonterosa e qualitativamente migliore (non era difficile, visto il prologo) nella quale tuttavia si è affacciata pericolosamente in area ospite soltanto di rado. Questo è il vero punto, non la divisione della posta con una formazione apparentemente meno attrezzata. Giocando come si è giocato ieri, ogni incontro può diventare fatale. Alla vigilia dell’appuntamento al Menti avevo scritto che l’unico vero nemico del Vicenza è oggi il Vicenza stesso. Se il Lane gioca come sa non ce n’è per nessuno. Se flette, psicologicamente o fisicamente, precipita nell’inferno dei comuni mortali e mette a rischio quanto sin qui accumulato “in soasa”. Il turno entrante ci presenta subito la spedizione a Pesaro, formazione che ha appena rimediato quattro pappine a Padova e che ha ben 30 punti meno del Lane. I marchigiani hanno già perso 5 match tra le mura amiche e sembrerebbero dunque uno di quegli avversari definiti non impossibili. Quelli cioè più insidiosi per una squadra che deve recuperare in fretta la sua identità. Su questo si impegnerà Mimmo in settimana. Perché la stessa giornata prevede un Carpi – Reggiana in grado di dare un segnale importante alla stagione.

Ci toccherà tifare per il gli uomini di Riolfo visto che una loro vittoria bloccherebbe la Regia a 51 punti, in attesa del risultato che maturerà al Benelli. Turno di straordinaria importanza, dunque. Turno che non può ritrovare il Vicenza timido, pasticcione e dimesso. La capolista torni a fare la capolista. Due parole ancora su un argomento che sta riempiendo siti internet e tavolini dei bar: serviva o non serviva una punta in più nell’organico biancorosso? La prestazione di ieri ha dato voce a chi reclamava un rafforzamento delle bocche da fuoco. Personalmente, ho fiducia nelle scelte societarie. Sia perché non ho visto in giro nomi che garantissero nel breve termine un sicuro salto di qualità, sia perché ritengo che il vero punto di forza di questo gruppo sia il gruppo stesso. Un’ultima considerazione di chiusura su Vicenza-Gubbio. Si faccia avanti chi ritiene che i vari Melchiorri, Paponi, Ardemagni e compagnia cantante avrebbero fatto ieri più di Marotta e Guerra. L’Artigliere non sarà nel suo momento massimo di forma, l’ex Feralpi non certo ha ripetuto la bella prova di Rimini, ma avete contato quanti palloni giocabili sono arrivati alle punte beriche? Secondo me, avresti potuto mettere là davanti anche Cristiano Ronaldo e poco sarebbe cambiato. E’ nella zona nevralgica del campo che Di Carlo ha ammainato bandiera. Ed è da lì che deve ripartire, monitorando attentamente le condizioni di forma dei protagonisti. Cominciando da Rigoni e Cinelli. Fai il tuo lavoro in tranquillità Mimmo. Vicenza è con te.

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